giovedì 31 ottobre 2019

La raffinata e seducente moda di Lisa Loren


Mercoledì 23 ottobre '19 presso la  sala biblioteca de il Circolo dei Lettori in via Bogino 9 a Torino è stata presentato dal dott. Alessio Stefanoni un evento dedicato alla Moda anzi preferisco sottolineare ove 
l’Arte e la Moda s’incontrano”: la protagonista di tale serata, la raffinata ed eclettica Elizaveta Velikanova ha mostrato come proprio la moda non rappresenti solo un momento in cui siamo spettatori di un evento ma l’Attimo in cui vediamo nascere un modo di pensare, un concetto legato, al quotidiano, alla società. Tutto ciò crea un naturale filrouge con l’universo degli abiti, degli accessori (borse) che ogni giorno arricchiscono la nostra Vanità. 
Una nota frase della famosa Coco Chanel descrive con completezza ciò che intendiamo quando parliamo di moda: “La moda non è qualcosa che esiste solo negli abiti, è nel cielo, nella strada, ha a che fare con le idee, il nostro modo di vivere, che cosa sta accadendo”. Tutto ciò lo ritroviamo  nell’animo così spirituale e seducente della Velikanova: ho avuto il piacere e l’onore di presentare recentemente una sua personale di pittura (e non solo)  e ho capito come il suo desiderio più grande fosse di immergere la parte più nascosta di sé nella figurazione certo ma anche nei Colori. Ricordo a tal proposito la citazione del famoso Kahil Gibran : “Lasciami immergere l’Anima nei colori, lasciami ingoiare i colori e bere l’arcobaleno”.
Il colore dunque è fonte di energia e di Luce e caratterizza un po’ l’arte in genere dell’artista. Elizaveta Velikanova nasce a San Pietroburgo e dopo aver frequentato studi artistici e aver ottenuto la Laurea in Storia dell’Arte, dapprima si occupa di importanti progetti come Interior designer in Russia,successivamente nel 2012 si trasferisce in Italia e qui la sua creatività esplode, si manifesta in toto e la sua è una ricercatezza personale che le ha permesso di creare capi d’abbigliamento, accessori pregiati come Borse dipinte a mano in particolare dando risalto alla figurazione della Donna. Questo è un aspetto importante perché ci fa capire anche come la donna abbia avuto nel corso degli anni un’evoluzione tale da porre in risalto una sorta di discorso artistico da un lato più tradizionale, dall’altro di grande rinnovamento.  La collezione che viene presentata questa sera si intitola “Brillare” ,  è dedicata come anzidetto alla Donna e richiama vari aspetti che la vedono protagonista e a tal punto desidero porre in evidenza come proprio Lei sia stato un importante simbolo nella società: anticamente era associata alla fecondità e alla Natura, non solo, era considerata un importante simbolo di maternità e procreazione. Ovviamente parlando a tal proposito, nel corso delle vicende nella storia dell’Arte, si potrebbero raccontare molti fatti storici ma quella che cito tra la figure più note è di certo la “donna klimtiana”, una musa dalla pelle bianca, la chioma corvina e ramata, rosso sorriso ambiguo mentre l’oro dappertutto: la carne, gli sfondi, i colori.”. Questa descrizione sembra appartenere alla donna rappresentate questa sera dalla Velikanova, una figura forte, eterea, ma assolutamente contemporanea che afferma la sua imponente personalità.Desidero dedicare a tale evento qualche riga di poesia.

“Una spina nel cuore”
di Silvia Ferrara
Dolce, eterea, donna opulenta,
padrona del paradiso,
sei una “goccia d’infinito”
sempre in lotta per l’emancipazione.
Proprio così,
ancora oggi.
Rimane uno scheletro nel cuore
che grida forza,
vendetta,
e il tuo animo rimane lì
talvolta a piangere
a volte sei meravigliata.
Infine volgi il tuo sguardo verso i tuoi figli,
diventi Infinita,
immensa come il mondo,
come la Madre Terra,
come un dolce suono d’amore. 

                               







venerdì 18 ottobre 2019

Un continuo catarsi di emozioni


I mondi rappresentativi di Emilia Alberganti

A cura di Silvia Ferrara

Il cammino pittorico di Emilia Alberganti dona al pubblico la consapevolezza di percepire una personale “sensorialità” che crea un importante passaggio, ossia il desiderio di “osservare” e non soffermarsi al primo sguardo dell’opera: se riflettiamo su tale aspetto, vediamo nascere una sorta di “coscienza passionale” che pone in evidenza un’interiorità dirompente dell’artista. L’espressività così intensa dell’Alberganti fa capire come l’arte sia stata da sempre parte della sua vita.
Emilia Alberganti nasce ad Omegna, nella provincia del Verbano-Cusio- Ossola e fin da giovane ecco emergere la sua grande passione per l’arte e la pittura. Frequenta con ottimi risultati gli studi artistici, accademici, per apprendere le molte tecniche di disegno, di pittura ed anche l’acquarello: talvolta s’ispira a grandi maestri del passato e fra questi cito Caravaggio, Cèzanne, Veermer. Dunque il percorso pittorico intrapreso dall’Alberganti traccia alcuni riferimenti che richiamano la pittura in parte più tradizionale ma non solo, ecco d’improvviso nascere un universo artistico ove si sovrappongono differenti “mondi rappresentativi”, luminosi e chiaramente evocativi.
Nelle opere riecheggiano molti suoi cambiamenti di vita che sono fonte d’ispirazione di ogni singolo gesto pittorico: come anzidetto Caravaggio rappresenta per la pittrice un’importante figura che le ha trasmesso il desiderio di una composizione artistica rappresentativa, ove l’Io viene proiettato, talvolta reinterpretato per plasmarsi in una vorticorsa molteplicità di emozioni. Un’emozionante espressione sull’arte di Caravaggio esprime appieno il mondo artistico di Alberganti : “I volti sono illuminati, i dettagli emergono dal buio con tale arcana chiarezza da poter essere visione. Guardare i quadri di Caravaggio è come guardare il mondo alla luce di un fulmine”. (Andrew Graham Dixon). 





Emilia Alberganti, desidero conoscerla ancora di più e vorrei porle alcune domande:

1: Mi sembra naturale e spontaneo il suo desiderio di esprimere un “processo cognitivo” che si avvicina secondo alcuni aspetti al realismo e talvolta al neomanierismo. Mi riferisco ad una imponente creazione di un “linguaggio” personale che stupisce. Come commenta a tal riguardo?

R: Il mio linguaggio è stato definito accademico, realista e non solo ma semplicemente è nato da emozioni che albergano nella mia anima, è un fatto catartico e tutto ciò mi ha portato a voler vedere in prima persona nelle mie opere ciò che ha bisogno di essere liberato: la mia visione non può essere altro che figurativa.






2: Abbiamo notato nel suo verbo artistico molte importanti evoluzioni e dapprima uno spirito più realistico e accademico e successivamente è nata un” ‘estetica cromatica” che volge verso un’innovativa e intensa contemporaneità: tra le opere più recenti “La speranza” raffigura una simbolica fiamma che manifesta un microcosmo  sinergico e complementare. Oltre l’immediata simbologia sussiste il desiderio di mostrare una sfaccettatura secondo la rosa interiore  freudiana. Cosa ne pensa?

R: In effetti nell’opera “La Speranza”, ho voluto inserire la cromaticità della candela ma per un fatto del tutto personale e non per un’evoluzione artistica: in quel momento in cui operavo oltre naturalmente al messaggio che racchiude quest’opera molto importante, nasceva un modo per capire se riuscivo nuovamente ad approcciarmi con il colore che ultimamente ho abbandonato e posso affermare che ho fatto fatico solo per una mia riflessione interiore.






3: Il “luogo”cromatico dell’Alberganti pare plasmarsi in modo tale da creare espressioni coloristiche di certo figurative ma non tradizionali, al limite di un simbolismo che definisco concettuale . Nascono così opere molto intense come “Risollevarsi” , un profilo di donna ove i tratti eseguiti con raffinatezza rimandano ad uno spirito vigoroso che traccia un linguaggio cosmico: come commenta a tal riguardo?


R: La mia pittura vuole essere a volte provocatoria, soprattutto per me stessa è assolutamente concettuale e piena di messaggi; in questa donna il messaggio può essere letto in modo soggettivo ma per quanto mi riguarda “Risollevarsi” ha un significato profondo e certamente dietro a ciascuna opere c’è un’importante introspezione. 






4: La nota poetessa e attrice statunitense Maya Angelou così racconta: “La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro”. C’è una similitudine secondo lei tra questa frase e la sua arte?

R: Direi di si, a volte i molti sospiri sono necessari, li facciamo per i più svariati motivi, sia positivi che negativi ma un sospiro di stupore guardando anche semplicemente un'opera è una cosa bellissima e a volte ci lascia un turbinio di emozioni che ci fanno sanamente respirare.



5: Mi può raccontare un’ emozione che ha fatto nascere una delle sue splendide opere?

R: La mia arte, da un passaggio cromatico di piacere  visivo si è evoluta in un mondo monocromatico di necessità psicologica  e ponendo l’attenzione sul concetto di emozione, il Colore era ed è gioia, mentre il bianco ed il nero sono la medicina per guarire la mia anima. E naturalmente le mie opere sono semplici ma intense e gestuali e descrivono ciò che la parola talvolta non può esprimere liberamente. Mi sento molto fortunata perché attraverso questo mezzo, la splendida Arte, esprimo me stessa completamente.


                  
                 "Risollevarsi", olio su tela, cm 60x80, anno 2018



       
                              "Utopia", olio su tela, cm 60x60


                        
                      "Disforia", olio su tela, cm 80x80, anno 2019



Contatti di Emilia Alberganti:

Email: emilia.alberganti@gmail.com

mercoledì 2 ottobre 2019

Espressioni d'Arte


Tra vivaci tocchi di colore.

A cura di Silvia Ferrara

Un noto attore e filantropo statunitense degli anni ’40, Danny Kaye, ha scritto una citazione che a mio parere si avvicina molto all’arte, alla vita e alla splendida doppia personale di Fernanda Sacco ed Elizaveta Velikanova dal titolo Espressioni d’Arte inauguratasi sabato 28 settembre , presso la Galleria Del Zotto Mawa a Torino: La vita è un’enorme Tela, rovescia su di essa tutti i colori che puoi”.  Durante la presentazione critica di sabato 28 settembre ho cercato di “raccontare” i tratti essenziali delle due pittrici e mi ha affiancato anche il dott. Enzo Nasillo.
La vena creativa delle due pittrici racchiude il desiderio di far nascere un profondo filrouge tra l’arte e la vita: sussiste di certo una visione tale da evidenziare la volontà di “Stupire”il pubblico e di far emergere una singolare evoluzione pittorica.
Nelle opere di Fernanda Sacco e Elizaveta Velikanova sono presenti due linguaggi pittorici molto  differenti tra di loro ma una caratteristica che di certo le accomuna è l’Essenza della Volontà interiore. E ciò è un aspetto che ha posto molto in evidenza il famoso Artur Schopenauer in una delle sue tante eccellenti opere: “Un eterno divenire, una corsa senza fine, ecco come si manifesta l’essenza della volontà” , di tal natura sono gli sforzi, desideri umani che ci fanno brillare innanzi la loro “purificazione”.
Prima di ribadire tale concetto in modo più approfondito, desidero porre qualche cenno biografico riguardante Fernanda Sacco ed Elizaveta Velikanova: conosco maggiormente l’arte di Sacco ma devo sottolineare che entrambe mi hanno emozionata e condotta in un Mondo Altro.
Fernanda Sacco nasce a Torino e dopo la maturità tecnica, si iscrive alla Facoltà di Economica e Commercio presso l’Università degli Studi che l’aiuterà per un buon futuro lavorativo. Frequentando studi di Noti pittori e soffermandosi sulle varie tecniche, ha creato un cammino personale che richiama un dualismo ove la realtà e il sogno si identificano: ciò di cui parlavo prima dunque, cioè della volontà di Stupire  si avvicina con naturalezza e spontaneità all’arte della Sacco. Ho recentemente intervistato Fernanda e dalla nostra chiaccherata ho avvertito un’insolita forza artistica che richiama una contemporaneità suggestiva. Sono molte le sue opere che richiamano il mondo del paesaggio, il rapporto tra l’uomo e Madre Natura e a tal proposito desidero citare una nota espressione di Cezanne che si avvicina al quadro dal titolo “Oltre le nuvole” e così dice “Prima sentire e poi dipingere”. Tale espressione richiama molte sue opere, cito ad esempio “Finestra sul glicine” ma potrei nominare altri suoi dipinti ove il momento in cui nasce l’opera pare comparire come “Sospeso” in una natura ricca di vibrazioni.  L’ultimo quadro da me citato raffigura una “finestra sul mondo”ove il colore incanta e crea un’intensa armonia.
Parlando poi dell’artista Elizaveta Velikanova, desidero definire la sua arte “Immaginifica e dinamica”, simbiotica con un’intensa evoluzione di pensiero. Nativa di San Pietroburgo, dopo aver frequentato con ottimo esito gli studi artistici e aver conseguito la Laurea in Storia dell’Arte , Elizaveta Velikanova si dedica dapprima  in Russia al settore immobiliare e all’interior design, successivamente si trasferisce in Italia e proprio qui inizia il suo ricco e creativo percorso artistico. Desidero menzionare la nascita di una sua collezione di capi d’abbigliamento per “mamme e bimbe” in collaborazione con Structure Atelier per la quale ha sviluppato immagini di dipinti su abiti; nel ’17 la Velikanova partecipa con grande successo alla Torino Fashion Week: poi con la nascita di Lisa Loren creerà splendide opere dipinte su borse molto raffinate. Come sopra detto “l’evoluzione di pensiero “ di Elizaveta non è mai statica e la sua espressione compositiva richiama partiture elaborative di certo colme di profondità d’animo, ma racchiude anche una personale visione dell’arte. Tra le varie opere presenti alla mostra cito il ritratto di una donna conosciuta in un importante evento  della pittrice e si coglie subito come i colori siano caldi, materici e creino una sinergia da dirigersi verso un luogo in bilico infinito. Attraverso dunque la raffigurazione e i tocchi più spontanei del mondo coloristico sussiste il suo desiderio di creare e allo stesso tempo titubare del medesimo “io”.



Tra i miei pensieri

Dolce mio pensiero, ti sento dentro.
Ma tu in realtà dove sei?
Brilla un raggio di sole
che a volte lacrima,
a volte dona una forte luce.
Da dove nasci mio pensiero...
Nel mio cuore folle e ardente
o nell’animo un pò triste?
Ti guardo, con semplicità,
mi avvicino ad una tela
ed avverto la tua dolce presenza.
Sei così naturale, ma anche vorace
Dimmi che posso cercarti,
sempre,
elimina ogni distanza tra me e te.
Avvolgimi, proprio come fanno i colori in un quadro.
Io ti aspetto così che tu possa perderti
nei meandri della mia follia.
S.F. 

                                                     Opere di Fernanda Sacco

                                         "Oltre le nuvole", olio su tela, cm 50x50

 


                                                    "Hello", olio su tela, cm 30x70






                                                    Opere di Elizaveta Velikanova: 


                                                      Borse in pelle dipinte a mano 



                         
                                                           "Ritratto di donna" (Federica Leonetti)
                                      


venerdì 21 giugno 2019

Un'intensa urgenza interiore


Un’energia pittorica dirompente

A cura di Silvia Ferrara

Una nota citazione del famoso Osho Rajneesh descrive a mio parere in modo appropriato l’evoluzione artistica e “stilistica” della poliedrica Simonetta Secci: “La gente deve guardarsi negli occhi, tenersi per mano, cercare di trattenere l’energia dell’altro”. Tale aforisma pone in evidenza come il mondo pittorico della Secci sia animato da una personale “urgenza interiore”, di creare opere che sono presenti già nel suo animo.
Simonetta Secci nasce ad Oristano e risiede a Sant’Antonino di Susa, in provincia di Torino: fin da piccola emerge la sua passione per l’Arte e attraverso i preziosi insegnamenti del Maestro Gianni Sesia della Merla, poco alla volta si delinea il suo percorso pittorico. Le sue partecipazioni ad eventi di notevole rilievo sono molte e proprio per porre in risalto il suo più recente periodo espositivo desidero citare l’evento “Ars Incognita 2017”, “Vette d’Arte ’18-‘19” presso Casa Olimpia di Sestriere e Art Games ’19 presso la struttura storica del Lingotto.  Durante la Rassegna Internazionale “Vette d’Arte 2019” a Sestriere Simonetta Secci con grande soddisfazione e onore consegue un importante premio alla Carriera: recentemente inoltre ha partecipato alla II Biennale di Gattinara (Vc), riscuotendo un notevole successo.
Per cogliere appieno il mondo pittorico  di Simonetta Secci, occorre socchiudere un po’ gli occhi e avvicinarsi alle sue opere con naturalezza cercando di “percepirne la freschezza, il profumo delle vibrazioni cromatiche”.
Dunque l’importanza dei tocchi di colore è paragonabile ad una ricerca artistica emozionante e delicata: ciò che appare è una nota positiva e innovativa dell’artista e il desiderio di una comunicazione vangoghiana aldilà di ogni percorso visibile.

A tal punto desidero porle alcune domande per addentrarmi sempre più nel suo cammino Evolutivo artistico.


1: Salve Simonetta, chiaccheriamo un po’. Ho potuto notare nelle sue opere più recenti – cito per esempio “Spensieratezza” come l’attenzione si stia rivolgendo sempre di più alla ricerca di particolari e suggestioni che emergono dai visi di donne, bambini, figure che richiamano una ricchezza interiore . Come commenta a tal riguardo?

R: - "Nel mio percorso artistico mi sono resa conto che, per esprimere appieno le mie emozioni interiori, avevo bisogno di arricchire il semplice paesaggio con la figura umana, prediligendo quella femminile e dei bambini. Ho avvertito la necessità di completare il pensiero di quel momento proprio aggiungendo la figura. Dunque proprio la rappresentazione della anzidetta figura e del paesaggio hanno uno stretto legame in quanto se ad esempio inizio dai tocchi di una veduta paesaggistica, proprio di seguito nascerà la donna o l’uomo, il bimbo ecc..e il metodo avviene anche al contrario.
 L'opera "Spensieratezza" è nata dal pensiero che l'infanzia dovrebbe essere per tutti i bambini il periodo più bello della vita, da vivere quindi in libertà con amore, amicizia ed in sintonia con la natura all'aria aperta. La gioia e la spensieratezza dovrebbero rappresentare ciò hanno i bambini nel cuore quando sono piccoli, invece sappiamo bene che purtroppo oggigiorno non sempre è così. I palloncini colorati che la figura femminile dovrà dare a tutti i bambini che arriveranno vogliono proprio rappresentare la leggerezza e la spensieratezza ed il colore l'allegria.
Vorrei inoltre porre un brevissimo cenno sulla mia ultima opera che ancora non è terminata, e riguarda proprio una fanciulla seduta in un prato fiorito, come in un “Sogno”: accanto c’è un’immagine femminile con un abito molto ampio, come fosse tulle, per dare l’idea di un’essenza leggiadra”.

2: Quando dipinge un’opera, come nasce, c’è un’adesione più realistica o una sorta di “ordine empatico più interiore”?

R: "Prima di iniziare una nuova opera per cominciare guardo tantissime immagini di paesaggi, di figure umane,  di volti e, se ne trovo una che mi colpisce particolarmente, parto da lì, faccio un primo disegno di base e poi cominciano ad arrivarmi in fasi successive tutte le idee creative. Se parto da un paesaggio inserisco delle figure che servono a completare l'idea che è nata nella mi testa. Se parto da una figura gli creo intorno un paesaggio o un'ambientazione che anche in questo caso completa il mio pensiero. Quindi sicuramente parto con un'adesione reale, ma l'opera viene portata avanti dalle varie emozioni  che arrivano dal mio interiore, dalle emozioni che provo o che ho provato nel mio vissuto."



3: Un’opera altrettanto significativa e descrittiva della su continua ricerca cromatica s’intitola “Pensando a Monet” che richiama una sviluppo post-impressionista : come definirebbe tale suo splendido quadro e quali emozioni rievocano in lei?

R: “- "Il quadro "Pensando a Monet" è nato per caso, volevo realizzare dei cromatismi sovrapponendo vari strati di colore e poiché le ninfee realizzate da Monet, ed altrettanto le altre sue opere, mi hanno sempre incantata, ho voluto provare con questo soggetto. Mi sono immersa e immedesimata nel mondo di Monet, ho utilizzato moltissimo la spatola per dare la giusta importanza alle varie e delicate sfumature di colore, e attraverso questo emozionante lavoro ho approfondito anche un po’ le peculiarità di Monet. E' stato emozionante cercare di immaginare anche le sensazioni provate da un grande artista come lui davanti a questi fiori spettacolari. Tuttavia mi distacco un po’ dagli impressionisti del primo periodo per creare opere più ricche di particolari nitidi. Realizzare quest'opera mi ha dato la sensazione interiore di grande leggerezza, come stare tra la terra ed il cielo ed allo stesso tempo di un'immensa serenità che continuo a percepire ogni volta che la osservo."

4: Che tipo di emozione avverte quando dipinge un paesaggio? Diciamo che lei nasce come paesaggista e poi la figura verrà dopo. 

R: “Mi colpiscono molto i colori vividi dei paesaggi, un tramonto oppure un sottobosco, un paesaggio autunnale sono tra i miei preferiti: prediligo i colori caldi cercando comunque di creare tocchi originali e mischiando le varie tonalità. Sono affascinata ad esempio dalla trasparenza delle acque e tutto ciò che riguarda il mondo marino”.

5: Cosa ne pensi dell’Arte Contemporanea presentata alla Biennale di Venezia e definita dunque Concettuale?

R: “A mio parere nelle varie Esposizioni dei padiglioni della Biennale d’Arte, dovrebbero essere presenti opere più tradizionali, non performance o installazioni concettuali. Il messaggio trasmesso da tali performance non mi comunica molto , anzi desidero citare le note “Mani” scolpite di Lorenzo Quinn che rappresentano il superamento delle diversità, degli ostacoli protendendo verso un incontro di più culture. In genere l’arte contemporanea deve segnalare ad esempio un problema mondiale, deve gridare e lanciare un messaggio al mondo Intero.”

6: “C’è un luogo della memoria, un episodio della sua infanzia che ha segnato un po’ il suo percorso di vita e dunque ha influito le sue opere e che desidera raccontarmi?”


R: “Quando inizio un’opera d’arte, cerco sempre di capire quel quid che lo fa nascere e spesso mi domando “Cos’è che è scaturito in me da farmi rappresentare ad esempio questa donna?” Essendo ad esempio mancata mia madre, dipingo bimbi felici, spensierati che sono gioiosi con le loro mamme e dunque pongo in evidenza questa mancanza. L’opera ad esempio dal titolo “Ho smesso di piangere”, rappresenta un po’ me stessa e del mio superamento di un periodo piuttosto difficile della mia vita: come dico nel titolo, “Ora cerco di non piangere più”.

Opere: 

                       
            "Pensando a Monet", olio su tela, cm 70x60, 2019


                   
          

                           "Spensieratezza", cm 70x60, 2019



           


                            "L' amica distratta", cm 70x50, 2018



  Contatti di Simonetta Secci:

 Sito web:
https://www.simonettasecci-pittrice.it/ 

Email:
simonettasecci@libero.it 


Cell: 
338  7517075



giovedì 21 marzo 2019

Un rapporto Simbiotico

Il linguaggio contemplativo dell’Arte

A cura di Silvia Ferrara

Un fluire dolce e “armonioso” è presente nel mondo pittorico di Antonella Zaia. Avvicinandomi alla sua Arte ho avvertito una passione e partecipazione alla scoperta di creazioni suggestive che estrinsecano un mondo interiore, aldilà della cruda realtà.
Il suo tocco è “morbido”, mai banale alla ricerca di un impeto compositivo con slanci appassionati, colmo di una rara maturità artistica.
"Anche se sono spesso nelle profondità dell’oblio, c’è ancora calma, pura armonia e la musica dentro di me”. Tale affermazione del famoso Van Gogh, fa avvicinare la nostra anima a quella della Zaia; le sue opere mostrano un’emozione coloristica evidente e una personalità delineata da Forza e armonia.
Antonella Zaia si avvicina all’arte per “passione e casualità” e desidera ricreare un discorso pittorico, alquanto tradizionale ma al medesimo tempo ricco di rinnovamento.
Nelle composizioni pittoriche della Zaia sussiste una “dimensione” delicata che richiama di frequente la purezza e la tenerezza dei bambini, rappresentanti di un’energia rinnovatrice, inarrestabile.

A tal punto vorrei porle alcune domande per farla conoscere sempre di più in un’atmosfera di grande intensità



1: “Antonella Zaia, molte sue opere, principalmente di “matrice figurativa”, rimandano agli aspetti  delicati ed eterei dei bambini e non solo: secono lei ogni suo quadro può essere considerato una sorta di teatro aperto all’anima, atto ad emozionare e creare nel fruitore pathos ed emozione?”

R: Certamente è proprio per questo che mi sono avvicinata all'arte, per riuscire ad emozionare. La mia continua ricerca di soggetti, generalmente di bimbi ma non solo di bimbi, deve in primis trasmettere emozioni a me per poi trasferirle su tela ed emozionare gli altri.



2: “Tra le molte opere che hanno attirato la mia attenzione, di certo desidero citare “i bambini innamorati”, un dipinto che mi porta alla mente un noto aforisma di Bobin:  “I bambini sono come marinai, dovunque si posano i loro occhi è l’immenso”. Come commenta a tal riguardo?”

R: Io ritengo che i bambini trasmettano con i loro occhi la purezza,  l'innocenza e sì  Bobin ha ragione nel definire i bambini come marinai e che nei loro occhi è l'immenso, mi trova vicina alla sua definizione, perché proprio nei loro occhi, per me, è racchiusa la loro capacità di trasmetterci la loro ingenuità ma allo stesso tempo la loro piccola grandezza. Io spero di riuscire nel mio piccolo a cogliere tutto questo e a trasmetterlo nei miei dipinti.    

                                     


3: “Il mondo figurativo da lei rappresentato con grande maestria, pare combinare forme, figure conosciute come l’universo dei bambini, paesaggi e fiori, con dimensioni che desiderano andare aldilà del visibile: sussiste una composizione artistica che vorrebbe addentrarsi in un luogo un po’ onirico?”


R:  Il disegno onirico è una tecnica proiettiva dove si possono esprimere contenuti ed espressioni profonde del mondo interiore, quindi nei dipinti vengono portate alla luce alcune zone del nostro mondo interiore con gli stessi meccanismi dei sogni. In questo modo si è  liberi di esprimersi in modo diretto e con minor controllo.                           




4: “Il suo linguaggio artistico alterna un senso di prospettiva tra la forma e il colore: noto una sorta di richiamo dell’inconscio; si può notare una sua personale e armoniosa spiritualità e una propensione al “reale figurativo”?


R: Sicuramente nel mio linguaggio artistico c'è un'alternanza di forma e colore che esprimo nelle varie tecniche che utilizzo nei miei dipinti. La mia scelta di prediligere il figurativo e soprattutto con l'acquerello nasce certamente da un mio inconscio rapporto che ho con il dolore che sono riuscita a superare avvicinandomi all'arte.




5: “C’è il desiderio di un cambiamento nel suo percorso pittorico?”

R: Come ben sa io sono una pittrice autodidatta, certamente c'è sempre la voglia di migliorarsi ma più che un desiderio di cambiamento, penso a un completamento. Ho il desiderio di mettermi alla prova con materiali nuovi, materici,  con malte e gessi per creare tridimensionalità. Ho voglia di sperimentare e mischiare varie tecniche atte a migliorarmi usare anche la pittura su piastre in ceramica con la tecnica di olio molle, cottura terzo fuoco e usare nuove malte materiche.



6:" Mi può raccontare come nasce il suo rapporto con la "silente ed energica" forza dei bambini "?

R: Non so nemmeno io raccontare che cosa mi attrae nel scegliere i bambini per i miei ritratti,  la loro forza espressiva, la loro ingenuità, i loro occhioni che penetrano nell'anima di chi li sa osservare, ed è proprio quello che cerco di provare a trasmettere emozioni che emozionano prima me e che emozioneranno lo spettatore che si sofferma a guardare i miei dipinti.




7: "Come nascono le sue opere, istintivamente o seguendo un'accurata riflessione?"

R: Se devo essere sincera le mie opere nascono a volte istintivamente guardando ad esempio un giornale, altre invece sono proprio una instancabile ricerca di visi particolari, gli sguardi dei bambini, i loro occhi che esprimono gioia, felicità ma anche indicibile tristezza e quando trovo in una foto tutto quello che mi stuzzica la creatività mi metto subito all'opera.



8: " Quale metafora userebbe quando le parlo di Arte in genere?"

R: Arte in genere mi porta alla mente emozione e colore. Non so se sia giusta come metafora ma tutto nella mondo dell'arte sia essa pittura scultura o altro si accomuna il tutto nel trasmettere la propria visione del soggetto per attrarre i propri spettatori.




                              "I bambini innamorati"
                          Dipinto su tela, tecnica acrilico





                                   "Maternità"
Dipinto a olio molle cottura a terzo fuoco su piastra di ceramica






"Le Magnolie" 
Opera strutturata su cinque tele dipinte a olio

sabato 9 febbraio 2019

Un percorso in continua evoluzione

Un dualismo armonioso

A cura di Silvia Ferrara



Attraverso le opere che definisco “spirituali” di Elisa Pavan, nasce con spontaneità un percorso artistico ove tutto si concentra in un’energia invisibile. Un aforisma del noto Boccioni descrive appieno l’arte della Pavan: “Nella scultura l’artista non deve indietreggiare davanti a nessun mezzo pur di ottenere una Realtà”.
Tale citazione racconta a mio parere la dimensione attuale della scultrice, colma di istinto e spontaneità, alla ricerca di uno Spirito sensoriale.
Fin da piccola Elisa Pavan ha avvertito “l’urgenza” di creare e plasmare oggetti, facendoli nascere dal nulla: dopo gli studi artistici e la conoscenza di differenti materiali, nasce l’amore per l’Argilla, trovando in essa un’esplorazione suggestiva.
L’artista “ama scegliere argille con consistenze porose e ruvide” e tale sua affermazione pone in evidenza come sia presente una sorta di ricercata sensibilità interiore. Le sue opere creano un cammino scultoreo molto articolato colmo di una “poliedricità spirituale”ove il formalismo è di certo importante tuttavia nasce con forza anche una grande lucentezza dell’animo.



A tal punto le pongo alcune domande per far conoscere un po’ meglio il suo cammino artistico:

1:  “Elisa Pavan, benvenuta. Durante questi anni ha creato un percorso ove “vibrazioni contemporanee” han posto in evidenza una originale frase artistica e la materia, in particolare l’argilla è protagonista di una sorta di abbandono dell’animo. Se d’accordo con me, come nasce il suo legame con tale tipo di materiale?”

R: Il mio percorso artistico nasce molto presto, fin da bambina sono stata in contatto con i materiali, ne vedevo i colori la consistenza e ne  sentivo l'odore nel magazzino di mio padre, decoratore di interni. Credo di aver instaurato  quindi un legame sin dall' infanzia. già da bambina, quando mi trovavo davanti ad una candela accesa sentivo l'istinto a modellarne la cera, ho sviluppato poi  la ma curiosità per le mie creazioni attraverso la ricerca della  “perfezione” tramite il disegno e successivamente collaborando con artisti decoratori di interni trovandomi a lavorare con materiali direi “edili” quali stucco, gesso, pigmenti e cere su grandi superfici. L'argilla è sempre rimasto un materiale marginale dinanzi alle mie esperienze e sperimentazioni su muri o legno, poi la vita un giorno me l'ha proposta ,  da li è iniziato un percorso dove le mie mani si sporcavano e modellavano un materiale estremamente gentile alla mia influenza e catalizzatore di tutte le mie esperienze materiche passate.




2: “La porto a soffermarsi su tale aforisma  del filosofo Emil Choran che così dice “La materia è impregnata di dolore e di sogni”: tale citazione richiama il suo appassionato rapporto con la materia medesima e in particolare nell’opera “Alveari”facente parte della serie “Mutazioni”. Il suo mondo s’immerge nell’immateriale in una dimensione rarefatta e perpetua: tale scultura può considerarsi una sorta di “viaggio”?

R: Parto dal bellissimo aforisma di Emil Choran “La materia è impregnata di dolore e di sogni..” che spesso convivono  tacitamente in un animo artistico, personalmente non amo abbinare il termine “Sogno” alle mie opere perché non le idealizzo ma sono semplicemente la trasposizione di me in quel momento o nel periodo di realizzazione seguendone una serie. Il termine sogno per me è invece molto importante perchè spesso è il sogno notturno a portare alla luce dal mio inconscio una nuova forma.
Non parlerei neanche di dolore, perchè l’argilla è un materiale gentile capace di risanare ogni inquietudine, il mio strappo, il foro, l' insenatura sono gesti istintivi che danno alla materia una traccia della  mia visione realistica, portando in superficie più che altro il concetto di impermanenza.
 La mia Opera Alveare è forse l’ opera che segna la partenza per questo mio viaggio. Un’ opera che parte rotonda , piena, soddisfa la mia ricerca  per la  creazione sferica . Successivamente ho voluto sfidare la materia e ridurla, rischiando, ad una rete cava, lasciandomi trasportare dalla ritmicità delle incisioni esagonali che ne hanno filigranato la superficie. La sfera risulta quindi mutata  ma  riesce comunque a racchiudere sia il concetto di perfezione che di  logorio, evocazioni a cui sono molto sensibile.




3: “ Mi ha parlato di “entelechia” riferendosi al termine coniato da Aristotele che narra di una realtà che possiede il punto finale verso cui tende a dirigersi e dunque ha correlato la sua serie di opere “Mutazioni” a tale concetto: definisce dunque tale pensiero come permeato da un armonico lirismo e come commenta a tal riguardo?”


R: Fra me e l'argilla si crea un dialogo. Io non parto mai dal bozzetto l' idea disegnata serve solo per non essere dimenticata, quindi sono io, con i miei pensieri e la mia energia del momento dinanzi alla materia che attende di prendere forma . Partendo dalle fondamenta ,già agli esordi, il processo esecutivo dona all'argilla la sua stabilità e linea futura ma e´un percorso permeato di attenzione ed equilibri fra gesto e forza.
Amo uscire dalla convenzionale forma ceramica contenitrice e utilitaristica abbinando argille diverse plasmate in svariate forme e chiudendole in opere  cave .
Quindi si,...le mie opere della serie Mutazioni racchiudono in loro  l' affascinante e metafisico  concetto aristotelico in quanto  nella loro forma mutante , ciascuna racchiude la realtà di base che la porta alla definizione e punto di arrivo e tutta la serie mutazioni, in un percorso di opere singole,richiama nell'interezza questo concetto.







4: “Quando descrive le sue opere, anzi personalmente preferisco definirle creazioni materiche, si avverte il suo splendore interiore verso di esse e il desiderio di una ricerca di un cammino Igneo il quale pare impossessarsi della medesima materia?”



R: Fin dalle origini del mio lavoro con il materiale argilloso ho creato consapevole e non, forme sinuose o intrecciate, se dovessi fare oggi un disegno a tema libero attraverso colori o segni riprodurrei lo stesso linguaggio, ho riconosciuto quindi a distanza di anni, la mia propensione a questa inclinazione personale possiamo dire, radicata in me . L'arigilla e´un materiale vivo ma che attende il mio impulso e grazie ed esso riesco a rendere tridimensionali le emozioni, i concetti e i pensieri, in un dialogo silenzioso fra me e la materia. Ritmi di colori o mono toni vengono scelti consapevolmente in linea con un stato d'animo ,un pensiero o un’idea evocativa . I lavori richiedono tempo di elaborazione e posa durante le quali posso nutrire qualche dubbio sulla loro validità e veridicità con la mia idea originaria e se non consoni o convincenti distruggo e riparto da capo.
Mi accorgo che le tecniche usate non restano solo manieristiche ma esprimono la mia interiorità aldilà di condizionamenti scolastici didattici o politici.
Cerco di restare coerente con la piacevole ricerca della linea , dei pieni e dei vuoti , contrasti, luci ed ombre che definiscono appieno anche la mia personalità.






5: “Nelle opere facenti parte della serie “Totem Vase” e in particolare “Abori”si può intravedere come la materia e con essa un’esplosione di colori racchiudano un singolare ermetismo che, riplasmando la realtà crea un turbinio di emozioni improvvise. Come nasce tale rappresentazione?”




R: La serie Totem Vase nasce dall'impellenza di usare in modo libero il colore materico. Spesso la ceramica richiede molto rigore e attenzione, il gesto istintivo può perdere vigore nella cura della stabilità e dei dettagli, i totem vase nascono invece come arazzi di argilla, veri e propri dipinti in materia.

Mi lascio condurre da immagini di un mondo arcaico semplice di simboli e miti, da qui nasce la serie Totem, appunto un elemento unico, un simbolo un “guardiano” ispirato ad un immagine singola.

“ Abori” , l'aborigeno la semplicità, senza arroganti domande , il saggio senso di fatalismo, la dignitosa modestia di tradizioni dimenticate , l'assoluto rispetto per l'invisibile tramandato nei racconti e nei miti, il regale contatto con la terra e la natura , il senso di “origine” che tutti noi abbiamo dentro ma che forse abbiamo dimenticato.

Uso la terra, quindi, al suo stato puro senza aggiunta di effetti speciali se non la paziente levigatura a pietra e lasciando poi all' azione dell'incandescenza di far brillare i colori.






6: “Desidera svelarci e raccontarci alcuni suoi progetti futuri nell’ambito creativo e artistico?”



R: Quest' anno è partito con mille progetti e altrettante incognite quindi non vorrei svelare progetti che potrebbero mutare in corso d'opera.

Personalmente continuo la mia produzione, qui proposta, sviluppando maggiormente il tema Mutazioni, la scomposizione dei Totem Vase e l'integrazione di materiali non ceramici in abbinamento alla terra. Posso aggiungere un dettaglio, spero sarà un anno “dorato”.



Opere:








                              TOTEM VASE ABORI Spinea 2018, ceramica stratificata 40h x 10 D






                
                                ALVEARE Spinea 2017, ceramica D 27 cm 







                                  

                          MUTAZIONI Spinea 2018, insieme di forme ceramiche stratificate cave