lunedì 9 dicembre 2013

Un percorso artistico molto singolare

In questa personale sussiste un evidente passaggio da un'arte che si può definire aderente al "manierismo" ad una sorta di percorso artistico talvolta più surreale ed informale.
Se pensiamo per un attimo alla dicitura del termine "maniera" sappiamo che proprio tale termine è già presente nella letteratura quattrocentesca ed è sinonimo di un determinato stile. Tale accezione del termine viene infatti ripresa dal Vasari nella cui opera "Le Vite" il termine manierista assume un significato fondamentale nell'interpretazione di fenomeni artistici.
Lo stesso Vasari indica Leonardo, Michelangelo e Raffaello come coloro ai quali riferirsi per acquisire "la giusta maniera".
Con il progredire degli anni e degli studi si definisce con ampiezza il fenomeno. Parlando in modo particolare della brava e talentuosa Amalia, si può notare un'interessante passaggio da una pittura con una costruzione molto complessa, con un uso della luce finalizzato ad evidenziare i colori, le tonalità, i soggetti, ad una realizzazione dell'opera secondo schemi un po' più classici ed una pittura che evidenzia una visione piu' onirica delle esperienze personali creando una sorta di trascendenza dal mondo intorno a sè.
A tal punto pongo qualche cenno biografico prima di approfondire le tematiche pittoriche dell'artista. Il mondo della musica e della pittura da sempre fanno parte della Visnadi: dopo studi approfonditi all'Istituto d'Arte di Torino la pittrice segue gli insegnamenti dei grandi del passato, in particolare dei Fiamminghi.
Sussiste poi un'interessante indagine artistica ove le immagini reali acquistano "visionarietà" che diventa poco alla volta una vocazione surrealista, un'espressione immaginifica ove i soggetti sono ricchi di mistero e di tocchi informali.
C'è dunque una continua evoluzione della ricerca artistica della Visnadi che contrappone opere più "calligrafiche" ad alcune ove l'istinto e la gestualità primaria prevalgono. C'è così sia una sorta di passaggio che una vera e propria fusione tra un manierismo passato e un informale più recente ove prevale una dimensione simbolica onirica ricca di cromatismi raffinati e ricercati.
Amalia Visnadi ha saputo creare un "verbo pittorico" personale, ricercato ed espressivo. Ogni parte delle opere informali e surreali dell'artista può essere considerata un insieme di espressioni artistiche che rimandano a tessere virtuali di un "mosaico".
Poco alla volta ogni tessera, ricca di fascino e suggestione riempie un'ipotetica grande tela: su di essa si susseguono immagini ricche di intrecci musicali e di estrosità compositiva.
Con la "pazienza" tipica della composizione del mosaico e la gestualità pittorica si sperimenta una singolare immediatezza visiva e coloristica.
E' interessante notare come ci sia un continuo “confine” tra il figurativo e l'informale ed è possibile affermare come il suo procedere nasca dal desiderio di ricerca di un “oltre confine” dell'artista stessa. La Visnadi attraverso tale arte sembra procedere evidenziando il bisogno di “sentirsi” libera, senza schemi.
Tali peculiarità nascono da come la Visnadi dia segno di ricerca di una personale scrittura pittorica, scegliendo tematiche molto differenti fra di loro, da figure che richiamano a tratti il figurativo a tematiche informali lontane da allusioni figurali.
Il suo sperimentare si esprime quando si dedica ad una sorta di personale e suggestiva sperimentazione che si sofferma su particolari visuali che rimandano a strutture musicali come l'adagio, il mosso e simili.
Ci troviamo di fronte ad espressioni coloristiche che sono rimarcate dall'esecuzione delle figure con immediatezza comunicativa delle immagini così il fruitore avverte con grande sorpresa un “verbo pittorico” non casuale dove il gesto istintivo è guidato da un tocco sapiente della pittrice.
Così commenta la pittrice: "Ultimamente mi lascio trasportare dalla voglia di sperimentare materiali e tecniche nuove per percorrere la strada sempre nuova che porta ad una continua evoluzione. Non sono d'accordo con chi asserisce che il modo di dipingere deve essere unico, nel senso che "ti si deve riconoscere". Secondo me se non c'è sperimentazione non c'è evoluzione e la sperimentazione porta a scoprire mondi nuovi ed inesplorati e il risultato è un modo nuovo di dipingere. Perché io, Amalia Visnadi, dovrei rappresentare nei miei quadri solo fiori o scorci di paesaggi, solo perché ho imparato copiando i pittori fiamminghi? Vorrebbe dire che con il passare degli anno, non ho mai provato a conoscere altro! Invece scoprire altri pittori e altre tecniche, apre la mente e stimola a "osare", a far uscire la parte inconscia, nascosta, che senza troppi arzigogoli mentali, si traduce nelle tele in modo informale e assolutamente istintivo.
Occorre non per ultimo evidenziare che la Visnadi appartiene al Movimento del Sensorialismo Materico e le sue opere fanno parte del Progetto LAb della Collezione Orler che promuovo nuovi Artisti nel Mondo.
Faccio un complimento personale ad Amalia Visnadi e vi prego di osservare con attenzione le sue cromie e le sue peculiarità.



lunedì 23 settembre 2013

Una mostra davvero splendida


Una vibrante e singolare linearità, un'attenzione ad una figurazione ricca di luce ed un dialogo tra paesaggi suggestivi e soggetti che richiamano popolazioni del Sud America ed Oriente appartengono all'estro creativo di Raffaella Pasquali.
Andrea Zampollo esprime nelle sue opere un personale stato d'animo che rievoca la realtà quotidiana capace di proiettarsi senza alcuna "frenesia"; l'artista compie una ricerca che richiama un dialogo diretto con il mondo interiore.
A tal proposito vorrei porvi qualche cenno biografico di entrambi gli artisti. Dopo essere nato a Ostellato, in provincia di Ferrara, negli anni 80 Zampollo si trasferisce a Torino per studi universitari. Nel 2008 inizia un percorso artistico mosso dal desiderio di "cercare attraverso l'arte la possibilità di ritrovare la realtà nella sua bellezza".
Le tecniche studiate si diversificano parecchio ed ogni opera sembra presentare uno studio "contemplativo" di attimi legati alla vita quotidiana.
Il mondo naturalistico, così come quello figurativo sottolineano una interessante dimensione intimistica e direi poetica dell'arte di Zampollo. Lo studio anzidetto della realtà, mostra una ricerca del "silenzio" , di quell'attimo suggestivo ed unico dal quale poter cogliere molti aspetti di una realtà intimistica e singolare.
In tale ricerca e studio di una realtà intimistica lo sguardo dell'artista osserva ogni attimo con curiosità proiettandosi come singolo narratore di di messaggi emozionali, reconditi.
Parlando poi brevemente di Raffaella Pasquali, sappiamo che nasce a Torino e dopo gli studi classici ed universitari, nel 2002 si iscrive all'Accademia Pictor dove segue corsi di pittura dei maestri Antonietti e Musolino. Dopo aver sperimentato varie tecniche, la pittrice identifica la pittura ad olio come il linguaggio più adatto al "proprio sentire".
La Pasquali è affascinata dai viaggi nei quali emerge non solo un'attenzione al luogo geografico ma all'aspetto culturale del luogo stesso: le sue opere appaiono simili a "scatti fotografici" che dipingono un attimo emozionale.
Ogni attimo "rubato" alla realtà di tali popolazioni così lontane da noi sembrano allontanarsi dalla stessa realtà per immergersi in un mondo interiore, quasi musicale.
La Pasquali elabora le sue opere avvalendosi di una particolare sensibilità immaginativa che dà forma a figure ricche di singolare intensità e segue un percorso pittorico "chiaroscurale" suggestivo. Nei luoghi e nelle persone incontrate da Raffaella Pasquali sussiste un mondo interiore dai quali attingere nel nostro quotidiano.
C'è un vero desiderio della pittrice di allontanarsi da mere ricerche estetiche per raggiungere una sorta di essenzialità.
L'universo pittorico che prende forma in tale esposizione è ricco di stupore e note poetiche: gli artisti rappresentano “talismani virtuali” ai quali è stato fatto il prezioso dono di plasmare l'arte un po' nascondendo e un po' svelando i propri segreti.
Proprio nel momento in cui l'arte di Zampollo e Pasquali appare più immediata, vitale e suggestiva, i tocchi di pennello appaiono molto schietti e a tal proposito, vorrei citare una nota frase tratta da un romanzo di Luis Sepùlveda:"...Respira. Senti la pioggia. E' acqua. Nella tua vita avrai molti motivi per essere felice, uno di questi si chiama acqua, un altro si chiama vento, e poi il sole arriva come sempre come ricompensa dopo la pioggia...volerai, il cielo sarà tuo".
Tale frase accomuna le opere dei due artisti in quanto evidenzia come in entrambi sussista una continua ricerca di un mondo interiore ove regnano lo stupore e la semplicità.

martedì 5 febbraio 2013

La dimensione poetica di Mamo

Il 1 febbraio alle ore 19 presso lo Studio Colore & Calore di via San Secondo 68c si e' inaugurata un'esposizione che ha rapito l'attenzione di un folto pubblico. La creativita' e la tenacia della gallerista Enrica Merlo e un po' anche mie, si sono rivelate interessanti doti nel proporre bravi artisti.
Durante l'inaugurazione le opere di Mamo, un artista che ha saputo creare un vero e proprio verbo pittorico personale, sono state presentate dal maestro Giorgio Giorgi che con un animo poetico ha letto il mio personale cenno critico.
Se guardiamo le tele esposte, notiamo subito che il tema piuttosto ricorrente è la città di Torino, osservata da più punti di vista. In ogni quadro di Mamo si delineano virtuosismi artistici che appaiono essere  dei messaggi visivi, rimandanti ad atmosfere piuttosto suggestive.
A tal punto, prima di una mia riflessione critica, vorrei porre qualche cenno biografico artistico di Mamo: dopo aver frequentato con buon esito gli studi Classici, Mamo si accorge molto presto che la sua grande passione è di certo  il disegno. Durante il corso degli anni l'artista si esprime attraverso varie tecniche come la matita, il carboncino, la tempera e l'aerografo.  Inoltre Mamo poco alla volta si appassiona alla pittura ed alle arti grafiche in generale e così anche alla fotografia ed alla cinematografia. L'artista dal 2010 approfondisce la sua passione per la pittura seguendo le orme del maestro Giorgio Giorgi e partecipa ad una collettiva presso la Galleria Emma Infante.
La mostra intitolata  “Tourist in Turin”, è una sorta di racconto, un viaggio virtuale ove un turista avverte in sé un senso di trasfigurazione della realtà e cerca di guardare la città di Torino con occhi luminescenti, emozionati.
Vorrei porre una brevissima riflessione su come ogni parte un po' nascosta i della città possa essere considerata un insieme di espressioni artistiche che rimandano a tessere virtuali di mosaico.
Ogni angolo così ricco di fascino e segreti rappresenta un insieme di piccole tessere di mosaico che poco alla volta riempiono un'ipotetica grande tela. E su di essa si susseguono giochi tonali, contrappunti cromatici, luoghi dipinti da Mamo con passione e maestrìa.
Se pensiamo per un attimo alla parola “mosaico” notiamo che il termine ha origine dal greco e tra i molti significati, ricordiamo che si può tradurre in “opera paziente, degna degli dei”; ciò colpisce molto perchè aldilà del significato storico ritengo che le opere di Mamo rappresentino un'alta e paziente espressione artistica.
Proprio con pazienza e grande creatività Mamo percorre il suo cammino artistico sperimentando a tratti una singolare immediatezza visiva e coloristica, altre volte predilige un'inventiva più riflessiva.  
Pongo inoltre una secondo breve riflessione. Se guardiamo i quadri con attenzione, ed in particolare l'opera dal titolo "BattiTO d'ali" si può notare che  sussiste la possibilità di esplorare un mondo policromo e ricco di particolari piuttosto onirici che si avvicina per certi aspetti a quello di Roy Lichtenstein. Allontandosi tuttavia da simbologie fumettistiche, Mamo richiama in tale quadro una via centrale di Torino e il cielo dipinto denota  virtuosismi singolari,  linee di una farfalla che donano al dipinto un senso di assolutezza estetica.
Vi invito a visitare la mostra che dura fino al 15 febbraio per ammirare la bellezza delle molte opere ed entrare nel mondo di Mamo ricco di espressivita' e molto personale.


giovedì 3 gennaio 2013

Una serata dedicata al Bel Canto



 
Talvolta nascono serate molto speciali che rivelano essenze misteriose e regalano attimi talmente coinvolgenti da creare una vera e propria magia. E' cio' che e' accaduto il 21 dicembre nel suggestivo "Studio Colore & Calore" in via San Secondo 68c a Torino.
Evento dopo evento Enrica Merlo delizia il fruitore con una fresca inventiva ed un sublime acume.
La protagonista indiscussa della serata dal titolo "Il calore del Natale e del Bel Canto" e' di certo la musica ed in particolare la splendida voce del tenore maestro Sergio Cerutti.
Se pensiamo per un attimo a quante siano le vicissitudini che anno dopo anno hanno avvolto l'opera la nostra mente deve risalire agli ultimi anni del 1500, a Firenze dove un gruppo di uomini di cultura chiamato "Camerata de' Bardi",ha formalizzato l'idea di un canto ispirato al teatro classico.
Gioacchino Rossini, dopo molte vicende storiche, cercherà di diminuire le differenze tra l'opera francese ed italiana, e dopo di lui molti nomi oggi noti.
Allontanandoci da cenni storici sull'opera lirica italiana, mi appare appropriato mettere in evidenza come sia sorta una grande emozione nell'ascoltare la voce di Cerutti. Spontaneamente, ascoltando il canto del maestro, si crea un lungo viaggio da raccontare ove la musica e l'arte creano un connubio che porta all'estasi.
Sergio Cerutti inizia i suoi studi accorgendosi che dentro di se' e' nata la grande vocazione del canto: dopo aver seguito la guida del noto tenore Enzo Sordello, prosegue il suo "cammino" vocale frequentando studi accademici a Torino di un certo valore. Dopo molte esperienze teatrali di successo, il tenore svolge una notevole attività concertistica con il direttore d'orchestra Antonello Gotta.
Tra le molte esibizioni vorrei ricordare che nel 2011 Cerutti ha tenuto parecchi concerti in Sud America, Corinto, ed altri luoghi di notevole rilevanza. Nell'anno 2012 partecipa a varie tournee' in alcune localita' giapponesi fra le quali Tokyo, Fukishima e Onahama.
Bello evidenziare come il canto del tenore Cerutti astragga l'uditore dalla realtà per portarlo in un mondo di leggerezza e suggestione molto emozionante.
E', direi, quasi inevitabile imbattersi in perpetui richiami di come l'arte musicale evochi il concetto noto già all'arte pittorica della presenza di due elementi fondamentali ovvero la Bellezza assoluta e la presenza di bagliori di luce.
Tali due elementi appena citati si rivelano essere alleati preziosi della musica e più in particolare del canto magnifico del maestro Cerutti.
Se pensiamo alle infinite arie musicali, sia più note che non, ci accorgiamo che in ogni singola nota è presente una “luce” intensa che illumina sia il mondo più reale che quello più allegorico.
Attraverso atmosfere liete e sublimi, sono presenti simboli e concetti allegorici; l'elemento della luce fluttuante nell'arte musicale sembra essere un punto di forza, un concetto emozionale unico.
Mi piace pensare che i  bagliori di luce anzidetti possano essere una sorta di regista virtuale che seguendo antichi precetti caravaggeschi possa rendere reale ciò che non lo e' e viceversa.
Questa serata dedicata al canto con una luce intensa illumina i giorni che precedono le feste ed e' certamente di buon augurio per l'anno nuovo.