mercoledì 2 maggio 2018

Un viaggio tra i colori

Aldilà di ogni barriera Logica

A cura di Silvia Ferrara

Quando mi avvicino ad un’opera di Simona Diana avverto la sensazione di trovarmi dinanzi ad un quadro delicato e composto da un complesso “linguaggio pittorico” che richiama in parte alcuni tocchi di Matisse ed altri di Schiele.
Ho potuto notare, parlando con la pittrice, come quando pronunci la parola “Arte”il tono della voce cambi, pare più appassionato e ponga in evidenza un “senso di vocazione”.
Di frequente nelle opere di Diana è presente la grande energia del Colore e la sua ricerca compositiva  pittorica appare indubbiamente raffinata e Inesausta, aldilà di ogni “barriera logica e reale”. Dunque il percorso di Simona Diana è un cammino del cuore che nasce in modo diretto creando un connubio intenso con il suo sguardo: ...guardando infatti i suoi quadri si può notare un’infinita dolcezza e il desiderio di creare una dimensione “nuova”quasi celeste.
Simona Diana è nativa di Torino. Dopo gli studi Magistrali, si dedica con passione al lavoro con i bambini: il colore ha da sempre fatto parte del suo mondo pittorico e in particolare dal 2012 si dedica all’arte con emozione, come se ogni suo tocco avesse una storia da raccontare.
Nelle sue opere si avvicendano centomila tocchi che definisco pirandelliani.
Per approfondire un pò il discorso sul suo rapporto con l’Arte pittorica desidero porle qualche domanda:


1: Simona Diana, mi ha accennato a proposito del prezioso insegnamento da parte del maestro d’arte Ilian Rachov: c’è un apprendimento di una “forma mentis” dedicata all’Arte oppure la creazione di un percorso del tutto personale?


R: Credo di aver appreso molto dal maestro Ilian Rachov per quanto riguarda il mondo del figurativo, tuttavia ho desiderato fin da presto  far nascere un percorso del tutto personale. Ho domandato ad Ilian di rappresentare i corpi e lui mi ha donato i suoi “segreti” facendomi capire la Bellezza del Corpo con le sue Luci, le Ombre e le varie pose. Ho prediletto i corpi di Donna, ma in genere mi emozionano tutte le Figure, con le loro peculiarità.


2: Una nota frase di Eugenio Montale dice così: “Ciò che non siamo, non vogliamo”. Come rapporta tale frase alla sua arte? E’ presente nelle sue opere la ricerca di un’arte contemporanea colma di un singolare panismo?


R: L’ermetismo di Montale un po’ mi rappresenta, le due negazioni “Non” paiono annullarsi per far nascere una splendida affermazione “Non vogliamo ciò che siamo”. Quando mi pongo davanti ad una tela, l’emozione è forte, e in quel momento “Non voglio ciò che sono” ovvero tutto nasce con estrema naturalezza e Forza.  Inconsciamente esprimo me stessa. L’emozione, il colore mi conducono verso sentieri sconosciuti.  


3: C’è un’opera intitolata “Oscurità” ove l’occhio del fruitore è rapito dalla presenza di un rapporto a mio parere bilaterale che si estrinseca attraverso un’intensa dialettica emotiva. Come commenta a tal proposito?

R: L’opera dal titolo “Oscurità” mi ha rappresentato in modo appieno quando l’ho dipinto. Ogni tocco è nato spontaneamente, aldilà di ogni barriera logica. Ognuno di noi, nel proprio animo ha una sorta di Oscurità che emerge con forza nel momento in cui ci sentiamo più vulnerabili. Il quadro colpisce molto il pubblico e rappresenta un po’ ciò che quotidianamente combattiamo, ogni difficoltà, le ostilità anche delle persone. Ma non solo. I tocchi sono volutamente non perfezionati ma molto sentiti. L’opera nella sua Imperfezione è Perfetta.


4: Ho potuto notare come sia le opere più figurative che quelle informali siano ricche di “sperimentazioni”: come nascono tali texture?

R: Il passaggio dal figurativo all’informale è stato in realtà un procedimento inverso, ho infatti iniziato dalle emozioni che nascono nel mondo “informale-astratto”. Quando dipingo un soggetto informale mi sento “Libera”di esprimere tutto ciò che ho nel cuore. L’emozione che nasce invece dalla dimensione figurativa richiama uno studio, un’attenzione molto differente.

5: La materia e il colore creano una rafforzata strutturazione  e il linguaggio pare in bilico tra l’informale e il plastico. E’nata una nuova dimensione?

R: Ho avvertito ad un certo punto l’esigenza di creare una dimensione personale ove la struttura dell’opera si basa anche sulla ricerca di una texture più materica. Avverto dentro di me il desiderio di lasciarmi andare nel “mondo dei colori”creando appositamente pennellate materiche e l’inserimento di materiali nuovi. Tutto ciò al limite con ciò che lei definisce “plastico”.


Opere :

                              "Libertà"




              "Sogno"