venerdì 27 ottobre 2017

Un'energia primordiale

I tocchi simbolici di Corrado Alderucci

A cura di Silvia Ferrara

Illustri maestri hanno guidato l’estro di Corrado Alderucci, come il noto Pontecorvo, dopo gli studi artistici a Torino e in seguito anche il maestro Bercetti. Nativo di Avola, in provincia di Siracusa, dopo essersi trasferito a Torino e aver frequentato con ottimo esito gli studi artistici, ha intrapreso un cammino pittorico partecipando successivamente a varie esposizioni sia in Italia che all’estero e non per ultimo desidero menzionare la sua partecipazione alla innovativa edizione di “Paratissima 13-Superstition” che quest’anno ha una nuova location, la ex Caserma La Marmora in zona centrale a Torino.
In tale evento che s’inaugura il 1 Novembre si desidera porre in evidenza alcuni artisti attraverso uno spazio più ampio in una sezione a loro dedicata selezionati da esperti curatori; Corrado Alderucci fa parte di tale progetto con 4 opere molto singolari che esternano una personale conoscenza del mondo “simbolista-concettuale”.
Guardando tali splendidi quadri e avendo appreso dall’artista che la tematica la quale lega le varie opere è “il filo”, ho notato come in Alderucci sia spesso presente una ricerca simbolica in bilico tra cubismo e dadaismo che oltrepassa limiti temporali per immergersi in un luogo ove si viene trasportati in dimensioni eteree.
Le immagini simboliche sono molte e in tali opere presentate in questo evento sono le matite, le barchette di carta ed il suddetto filo che creano una rappresentazione “strutturale” mai statica ma in un circuito dinamico. Dunque tale simbolismo ricorda un’energia piuttosto primordiale data da un’intensa valorizzazione  di elementi creativi, estetici generatori di una dimensione compositiva unica.  
La geometria espressa con sapienza rappresenta un punto di partenza dal quale può nascere un’ondata di luce junghiana che colpisce in modo particolare il fruitore.
Le pongo volentieri alcune domande:

1: Corrado Alderucci, ho letto nella sua biografia che è nativo di Avola, in Sicilia. E’legato alla sua terra natia e per certi versi sono presenti nelle opere alcuni simboli o idee del suo paese d’origine?

R: Il colore , il calore e la luce del sud, penso sempre a case sempre bianche illuminate dal sole e i tetti sempre di muschio un pò giallo come nei tetti di tante mie opere.



2: Se le pongo un confronto tra il suo immateriale post-dadaista e la realtà odierna cosa mi direbbe a tal proposito?

R: Un po’ dadaista mi sento , essendo fuori da anni dal figurativo classico , nelle mio io ,mi piace essere diverso, originale ed esprimo in arte quello che altri non possono vedere,il mio inconscio e i miei sentimenti.



3: Quando guardo le sue opere mi viene in mente una nota citazione di Gustav Jung “L’unico scopo dell’esistenza umana è di accendere una luce nell’oscurità del mero essere”. Come commenta, è d’accordo con me?

R: Si sono d’accordo, in tanti artisti vedo molto oscurità, tristezza e serialità nelle loro opere.


4: Le opere scelte per tale evento seguono un tema conduttore. Solitamente nelle esposizioni alle quali partecipa cerca di seguire una tematica oppure s’ispira ad un’emozione personale? Quanto conta il suo stato d’animo quando nasce una sua opera?

R: Moltissimo, il mio stato d’animo e mentale è importante  per creare , stendere un colore in armonia con quello successivo. Da anni in modi diversi mi creo una tematica che cerco di svilupparla sempre con originalità, la creatività nella composizione dell’opera, mi porta a cercare gli equilibri compositivi e cromatici, sono la parte più importante nell’opera.




5: Mi parla della sua “energia primordiale” presente in molti suoi lavori?



R: “È come avere ritrovato una chiave per aprire un lucchetto ormai dimenticato in molti organismi complessi”,
questa frase la faccio mia……..





 Opere in esposizione a Paratissima:
"Proiezioni"
"L'attracco"
"Sotto a un raggio di Luce"
"Prime Luci"

venerdì 20 ottobre 2017

E il sogno veneziano continua
A cura di Silvia Ferrara


Siamo abituati a vedere la città di Venezia che risplende in molte eccellenze come la musica, l’arte, il cibo, il turismo: un famoso aforisma di Friedrich Nietzsche descrive in modo appieno la misteriosa città della Serenissima: “Se dovessi cercare una parola che sostituisce “musica”, potrei pensare a Venezia”.
Anche quest’anno la città di Venezia è protagonista di un importante evento che si pone tra le varie manifestazioni artistiche riguardanti la Biennale d’Arte: mi riferisco all’VIII edizione di Internation Art in Venice, ideata e curata dal poliedrico Fausto Brozzi, che ogni anno conduce i suoi artisti in un “sogno veneziano”. L’evento internazionale conferma il successo dell’anno precedente e si è riproposto con forza e nuove energie regalando al pubblico forti emozioni. L’esposizione si è inaugurata il 6 ottobre presso la dimora storica di Ca’Zanardi.
Fausto Brozzi con bravura e umiltà ogni anno si dedica con passione alla preparazione di tale evento e aldilà della selezione degli artisti provenienti un pò da tutto il mondo, ha cercato di creare connubi tra le “anime” complementari degli artisti. Inoltre, avvalendosi di validi collaboratori ha creato un gruppo che pur conoscendosi magari alcuni anche solo sui social, molto affiatato ha desiderato “vivere l’Arte”in modo appieno, creando così anche legami di forte amicizia.
Ogni anno viene scelto un titolo che rappresenta in “toto” l’esposizione: “Extra-Ordinary” richiama un personale messaggio degli artisti, “straordinario” proprio come loro. I pittori, scultori, fotografi scelti per tale evento sono molto differenti sia per tecniche che per contenuti e desidero porre un breve cenno su alcuni artisti che ho avuto la possibilità di invitare:
L’opera dal titolo “Paolo e Francesca” è stata proposta da Cecilia Gattullo, artista che con il suo tratto lega i suoi soggetti dall’occhio al cuore e traccia una splendida concretezza pittorica che delicatamente attrae il pubblico. Il colore è parte integrante dell’opera, richiama una rara forza espressiva.
Ho avuto la fortuna di recensire i lavori di Marco Raffaele ed ho potuto notare un’evoluzione pittorica perpetua ove l’informale, al limite dell’astrazione, annulla l’incertezza dell’infinito, e nasce una sorta di “universo attuale” ove il tempo e lo spazio si annullano. La sua tecnica “inversa” rende l’opera meravigliosa. Il titolo dell’opera esposta è “Il campo fiorito”.
Bruno Cesca ha proposto l’opera materica dal titolo “Sussurranti scie” e tale suo lavoro ci fa avvicinare al mondo dell’informale sgrammaticato con un’evocazione di una recondita emozione: in particolare in tale quadro sussiste un connubio tra tocchi di colore e una singolare strutturazione considerata come luogo dell’animo.
Anna d’Alessandro ha esposto in tale mostra due opere importanti “La Nuova Alba” e “La Creazione”: sono molto differenti tra di loro ma pare abbiano entrambe una interessante “proiezione” interna che cattura anche l’occhio più distratto. I colori creano una dimensione scultorea e pura.
“Sterlizie”è il titolo del raffinato acquarello di Mariagrazia Ruggiu. La pittrice continua ad affermare la sua grande bravura in ogni manifestazione artistica alla quale partecipa. Il suo tocco è fluttuante, ricco di grande pathos e attraverso l’acquarello coglie il mondo esterno, colmo di una miriade di dimensioni.
Luana Gogna ha esposto “La luce del successo”, un’opera ove il colore è il grande protagonista, così come anche l’inserimento di elementi che donano al quadro un’evocativa spazialità e tridimensionalità: la gamma cromatica diventa così simbolica e pone in evidenza importanti contrappunti.

“Bud in Flames” è un originale quadro di Francesco Pastore: tale singolare opera caratterizza il cambiamento innovativo del suo cammino artistico. Il simbolo della rosa, realizzato dando importanza ad una visione tridimensionale, pone in evidenza sentimenti che aleggiano con forte “intensità” segnica. C’è un filrouge tra realtà e fantasia.


mercoledì 18 ottobre 2017

La Bellezza della Natura

La delicatezza di Serena Zanardo

A cura di Silvia Ferrara


Una nota citazione di William Shakespeare racconta lo splendido legame che sussiste tra Serena Zanardo e la natura. Così dice: “E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene”. Il rapporto che sussiste tra Natura e Arte ha origini molto antiche e da sempre l’uomo ha trovato fonte di ispirazione nella Madre Terra ed ha creato un intenso rapporto che oggi viene talune volte dimenticato. 
Nel campo filosofico il noto Kant ci parla di “bellezza artistica in senso assoluto inferiore a quello della Natura”, ciò per porre in evidenza come proprio la Natura costituisca un incipit dal quale tutto ha origine. 
Serena Zanardo – in arte Serealain- è nativa di Asti. Cresce in un paese del Monferrato, Montechiaro d’Asti dove da bimba frequenta lo studio di Lorenzo Ravera, suo primo maestro d’arte e nel 1990 vince un noto premio indetto dal comune di Mango, nel cuneese. 
Continua la sua formazione artistica in parallelo al Liceo Psicopedagogico ad Asti. Nei successivi eventi espositivi la Zanardo seguirà due filoni che in seguito la caratterizzeranno, l’illustrazione naturalistica e il paesaggio. Una delle sue grandi passioni è anche la fotografia e spesso i suoi scatti costituiscono una fonte di ispirazione per le sue opere pittoriche. Dopo gli studi universitari la sua attività espositiva è fervida e matura la sua ricerca personale ove saranno protagoniste figure mitologiche e di fate, personaggi legati alla cultura celtica, irlandese. 

Le pongo, Serena Zanardo qualche domanda: 

1: Ho letto con passione la sua biografia, ho potuto capire fin da subito il suo rapporto con la natura e di come a mio parere si avvicina ad una bellezza kantiana, intesa come una bellezza estetica assoluta. Come commenta a tal proposito?

R: “La Natura riesce sempre a sorprendermi… anche visitando uno stesso luogo, torno sempre arricchita di emozioni nuove e di questo le sono grata.
Credo che la sua bellezza stia proprio nella sua capacità di cambiare ed evolvere rimanendo sempre se stessa.
Un modello da imitare nella vita di ogni giorno”.


2: Ho avuto la fortuna di conoscerla in una recente esposizione da me curata in Torino, ed ho potuto notare la delicatezza del suo tocco e il desiderio di catturare un ‘espressione artistica unica. E’concorde con me? 

R: “Attraverso le mie opere, sia naturalistiche che fantasy, cerco di rappresentare le emozioni che la Natura mi dona, così velate e sussurrate, che credo sia spontaneo per me rappresentarle con delicatezza, direi con una sorta di rispetto e gratitudine.
Se si avverte unicità credo sia legata al fatto che siamo parte di essa e quindi questo sentire è comune, in maniera più o meno cosciente in ciascuno, ma ne facciamo tutti parte”.


3: Se dovesse definire il suo rapporto con chi “opera nell’arte” (ovvero critici, galleristi….) come lo definirebbe?


R: “Ho partecipato e partecipo tutt’ora a mostre ed eventi e sono venuta in contatto con molti artisti, curatori, galleristi… il confronto e la condivisione sono un arricchimento per tutti.
L’arte ha così tante sfaccettature che non si finisce mai di imparare, unisce ma allo stesso tempo permette a ciascuno di esprimere se stesso.
E’ un dono che andrebbe sviluppato in tutti gli ambiti della vita”.


4: Si possono intravedere in alcune opere “idiomi celtici” e creature leggendarie che richiamano miti, stagioni. Cosa mi racconta riguardo a tale tematica? 


R: “Considero la spiritualità la chiave del mio essere artista e in quella celtica ho trovato significati più vicini al mio modo di sentire.
Quando cammino nella Natura ho l’impressione di vivere dentro quelle leggende, quelle ritualità e celebrazioni.
Le culture e le tradizioni antiche possiedono un patrimonio di conoscenza e di saggezza che a mio parere non può tramontare”.  


5: Mi può svelare qualche suo programma futuro al qualche ci tiene in modo particolare? 


R: “Progetti futuri ce ne sono molti ma per ora sono appena abbozzati.
Di sicuro  il legame crescente con la valle di Susa, le sue montagne e la sue tradizioni saranno protagonisti.
Del resto è una terra dal passato celtico”.


6: Se io le dicessi “L’Arte è morta” in Piemonte….cosa mi risponderebbe? 

R: “L'arte è un dono che non può morire... qui come in altri posti... l'arte è creatività, e tutti noi siamo creativi...ognuno in ciò che ama per esprimersi al meglio. 
Non "facciamo" gli artisti... "siamo" artisti...indipendentemente dalle difficoltà che la vita ci può mettere di fronte.
Prima di partecipare a mostre e cominciare a vendere i miei lavori... non ero meno artista di quanto lo sono adesso.
secondo me anche l'opera d'arte ha una sua missione di vita... indipendentemente dalla volontà dell'artista.
uno dei miei artisti preferiti, Paulo Coelho, ha scritto che ogni persona nella sua vita può decidere se costruire o piantare.
prima o poi chi costruisce termina la sua opera... chi pianta "soffre per le tempeste e le stagioni" ma "il giardino non smette mai di svilupparsi"...penso che  l'arte sia  un giardino e gli artisti sono coloro che scelgono di piantare”.


lunedì 9 ottobre 2017

Uno straordinario moto dell'animo

Il fascino della Donna


A cura di Silvia Ferrara

Irene Manente vive in provincia di Venezia e lì crea opere che definisce “le sue piccole opere imperfette”. Durante il percorso di studi universitari nasce con forza la sua passione per l’arte e proprio in occasione di tali studi Manente dedica la tesi alle “donne nell’arte”e al loro importante ruolo durante il periodo fascista.
E’autrice con buon successo dell’Enciclopedia delle Donne: in un primo momento della sua attività artistica crea opere ponendo importanza alla Psicologia dell’Arte e all’Arteterapia. E’interessante notare come le donne nel corso degli anni, nei vari periodi storici abbiano avuto una grande importanza ed Irene Manente esprime tali tematiche attraverso tocchi molto comunicativi che amplificano un “pathos” emozionale alla ricerca di un viaggio dell’anima.
Attraverso lo sguardo di tali donne Irene Manente guarda il mondo con occhi curiosi, incantati: le sue opere nascono come se traducessero in figure le immagini rapite dall’occhio, rielaborate dal cuore.
Spesso le sue figure non rimangono nell’ombra ma, come anzidetto, emergono con forza per far rinascere intense emozioni, comunque sempre forti e positive. Il suo tratto è sublime.

Irene Manente, desidero porle qualche domanda:

1: “La sua pittura, chiaramente figurativa, è un elogio della donna e della loro grande forza creativa. Come mai dona tanta importanza alla Donna in Sé? Inoltre mi racconta brevemente come nasce la sua passione per l’arte?”


La grande Oriana Fallaci definiva “essere donna” un’avventura coraggiosa ed una sfida che non finisce mai ma affascinante allo stesso tempo. Credo personalmente che ogni donna quotidianamente avverta in ogni aspetto della sua vita questa sfida, il suo peso e il coraggio che richiede. Nel tempo la donna è stata oppressa e fortemente condizionata da preconcetti, pregiudizi acritici inerenti alle sue capacità, al suo ruolo subalterno e alla sua identità che ne derivava. Le diverse opportunità culturali dettate dalle convenzioni connesse ai ruoli di genere, hanno precluso alle donne per molto tempo la possibilità di affermarsi e realizzarsi in ambiti diversi dal focolare domestico. Fin da giovanissima mi sono dedicata alla storia di genere proprio perché avvertivo anche nella mia vita il condizionamento di una determinata visione della donna che non coincideva con quello che volevo essere e diventare. Affascinata dalle grandi personalità femminili della storia, che i miei insegnanti sfioravano durante le loro prolisse lezioni frontali, iniziai a studiare, ad analizzare l’evoluzione del ruolo della figura femminile nell’arte, mi si aprì un mondo .
Nelle mie tele libero la donna dai consueti condizionamenti: i corpi delle protagoniste dei miei lavori non obbediscono a proporzioni classiche ma sono sensualmente imperfetti; i colori volutamente vibranti ed accesi per sottolineare la grande forza che scaturisce dalle donne; la figura femminile è al centro perché penso che la Donna e il suo ruolo cosmico siano determinanti; i paesaggi spesso lunari ricordano il legame simbolico fra la luna e la Donna, la loro corrispondenza. Ho dedicato molte opere alla luna, al mistero che l’avvolge e alle sensazioni che scaturisce. Le atmosfere che cerco di creare attraverso la mia tavolozza, a volte vengono percepite cupe, inquietanti, aggressive, visionarie. In realtà cerco di rappresentare le contraddizioni, le maschere della vita, le cose non dette ma sentite drammaticamente ed alimentate dal nostro inconscio.

2: “Il realismo presente in alcune sue opere pare ricercare un universo onirico, ove il colore un po’ “magrittiano” acquista importanza e racconta. Cosa mi dice a tal proposito?”

Da anni sto portando avanti una ricerca in ambito surrealista rivolta a conoscere la pittura di artiste definite surrealiste poco conosciute ma rilevanti per l’elaborazione di un surrealismo al femminile, molto interessante. Sicuramente questo ha influenzato la mia produzione in generale per quanto riguarda la ricerca di un universo onirico, contenente indizi, messaggi che parlano alla nostra parte autentica, la quale si cela dietro la maschera che indossiamo. Il colore è un aspetto fondamentale nella vita, lo ricerco continuamente e lo percepisco terapeutico, per questo ho affidato il racconto a questo elemento.


3: “Mi può descrivere se esistono emozioni che si ripetono quando nasce una sua opera oppure la casualità ed un ritmo compositivo vivace predominano?”


Io non considero l’opera frutto dell’istinto o del caso perlomeno non lo è nella mia esperienza creativa. Io sono una pittrice non mi definisco un’artista, dietro ogni mia creazione c’è un progetto scaturito da un’idea nata inseguito ad uno studio in ambito storico- artistico. Circa un anno fa la mia personale “Il Viaggio. Alchimie e Passioni. Omaggio a Remedios Varo, Alice Prin e Leonora Carrington” ha unito la mia passione per la pittura alla mia attività di ricerca storica di genere in ambito artistico; ho cercato di delineare nei punti salienti, il Viaggio esistenziale coinciso con quello geografico, di tre donne diverse fra loro, le quali hanno sperimentato, secondo le loro differenti personalità, forme d’arte e di pensiero d’avanguardia, relazioni sentimentali al di fuori degli schemi convenzionali dell’epoca ed una femminilità libera. La loro “ disobbedienza” ha comportato un’esistenza difficile e notevole sofferenza. Durante la realizzazione di questo gruppo di opere mi sono sentita molto vicina a queste artiste, sono entrata nelle loro vite attraverso le diverse fonti raccolte, sentivo un forte coinvolgimento emotivo. A volte quando leggo o sento certe critiche cattive, non costruttive verso alcune opere, capisco come molte persone non si rendano conto del grande dispendio energetico, emotivo richieda la realizzazione di un’opera d’arte. Durante il processo creativo emergono stati d’animo contrastanti, a volte dolorosi che scavano dentro e tirano fuori ricordi nascosti, dispiaceri archiviati, situazioni irrisolte


4:”Definisco la sua arte creatrice di sinfonie pittoriche. Come commenta?”

La ringrazio per questa definizione la considero un grande complimento. Nelle mie opere il colore, le forme, i paesaggi, le atmosfere concorrono alla realizzazione di una rappresentazione nel suo insieme coerente ed armoniosa, perlomeno è quello che cerco di creare. In alcune occasioni i miei lavori sono stati censurati oppure esposti in secondo piano per non urtare la sensibilità di qualcuno. Devo essere sincera che ho un po’ sofferto quando ho sentito usare le espressioni “ Troppo erotico”, “ Potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno”. Ho avuto qualche momento di smarrimento ma è stato un attimo.


5:”Alcune opere, a mio parere, costituiscono un punto di partenza per una sua ricerca, quasi un cambiamento. E’concorde con me? E’presente tale particolare?”

Sono pienamente d’accordo con la sua osservazione. Le mie opere raccontano un percorso frutto di una ricerca continua. Ci sono elementi ricorrenti che hanno caratterizzato determinati dipinti i quali nel tempo hanno lasciato il posto ad altri. Gli stessi nudi hanno conosciuto un’evoluzione che prosegue.