mercoledì 31 maggio 2017

Un viaggio tra intense cromie

Il mondo coloristico di Anna D’Alessandro

A cura di Silvia Ferrara


Una nota citazione di Kahil Gibran pare descrivere in modo appieno il mondo universale coloristico di Anna D’Alessandro: “Lasciami, oh lasciami immergere l’anima nei colori; lasciami ingoiare il tramonto e bere l’arcobaleno”. Il mondo coloristico di D’Alessandro è un luogo ove il colore costituisce solo un mezzo attraverso il quale esprimere la propria anima: dunque ogni sua pennellata può essere considerata una sorta di “metafora allegorica” della realtà alla ricerca di uno scardinamento di flashback interiori primordiali.
Ogni qualvolta ci troviamo di fronte ad un’opera della D’Alessandro, si può notare certamente come l’esplosione di colori sia una piccola finestra su spazi infiniti: ogni tocco non è indipendente dagli altri ma crea una danza armonica che lega ogni singola cromia.
Dipingere è per lei un’ “urgenza del suo animo” ed ogni sfumatura incombe con un’energia vitale unica: la sua sensibilità pittorica è particolare e un’intensa abilità compositiva pone in evidenza un equilibrio sinonimo di una sicura maturità intellettuale.
Guardare ed immergersi nelle opere di Anna D’Alessandro è a mio parere una forte esperienza sensoriale che fa riflettere sulla grande “potenza evocativa” della sua arte: ogni quadro è creato seguendo un atto di armonizzazione con il mondo.
Ogni pennellata segue un ritmo compositivo proprio che crea spazi tridimensionali in armonia con un’energia proveniente dal cuore.




domenica 21 maggio 2017

Un'intensa figurazione informale

L’intuizione pittorica di Marco Raffaele

A cura di Silvia Ferrara


Un noto aforisma di Torquato Tasso, descrive in toto l’arte di Marco Raffaele: “Perduto è il tempo che in amor e nell’arte non si spende”.
Ho avuto la fortuna di conoscere tale artista non molto tempo fa ed ho subito notato un dualismo presente in molti suoi lavori: conoscendolo un po’ meglio ho avuto l’impressione di percepire un suo “sentire molto creativo” legato ad una visione temporale.
Marco Raffaele svela al pubblico una concezione pittorica legata ad una intensa introspezione e al desiderio di donare al fruitore un fantastico crogiuolo di emozioni. L’artista desidera non abbandona un dialogo temporale ma al medesimo tempo vuole far emergere un’intuizione pittorica informale, al limite dell’astrazione.
Le sue idee prendono forma di certo dalle emozioni dell’artista, ma non solo, nascono con spontanea naturalezza, quasi come d’incanto.
Così un’emozione personale in connubio ad una “magia gestuale e libera” plasmano l’opera, la fanno nascere refrattaria a “convenzioni artistiche tradizionali”: i quadri di Marco Raffaele, pongono in evidenza una notevole visione estetica cromatica ove ogni tocco esprime un’intensa sensibilità. Ho potuto notare che nel cammino pittorico dell’artista c’è una sorta di leit-motiv che guida la sua mano: dunque sussiste un’imponente ricerca estetizzante volta alla “elevazione” della tecnica e alla presenza di assonanze informali colme di una ritmica incessante.
La sua tecnica spesso è importante e menziono ad esempio il “gelcoat e vetroresina” con un processo che si può definire inverso il quale rapisce anche l’occhio sfuggente. Le sue opere non si definiscono solo belle perché ciò sarebbe riduttivo ma lavori che incantano e creatrici di un coinvolgimento “musicale” , talvolta al limite del surreale, tal’altre in un luogo allegorico e simbolico.

Credo che Marco Raffaele ogni qualvolta si ponga di fronte ad un’opera da realizzare, si pone davanti ad una “tela virtuale” presente già nel suo cuore colma di quesiti, interrogativi ed emozioni: tale percorso si avvicina ad un Mondrian dei tempi più recenti con il desiderio di trasmettere anche solo un po’ di quell’emozione viva presente nell’animo di Raffaele.

martedì 16 maggio 2017

Le modulazioni pittoriche di Silvia Borello Lenta

Una dolce rinascita nell’arte

A cura di Silvia Ferrara

Quando si osservano le opere di Silvia Borello Lenta, si può notare come la sua appartenenza ad una matrice piuttosto figurativa sia assolutamente non banale ma rappresentante di un’imponente indagine introspettiva.
Desidero citare tale aforisma che “in toto” rappresenta l’animo di tale meravigliosa artista: “Nascere non basta. E’ per rinascere che siamo nati. Ogni giorno” (Pablo Neruda).
La Rinascita è il leit-motiv dell’arte di Borello Lenta e l’esplorazione segnica presente è tale da creare substrati di generi differenti. Silvia Borello Lenta nasce a Cuneo e fin da piccola la sua passione per il disegno è molto forte, oltre alla sua grande libertà creativa, un po’ “figlia d’arte” la pittrice dona corpo ai suoi pensieri diventando poliedrica e dipingendo su materiali differenti, non dimenticando tele, tavole e carte avvalendosi di tecniche differenti.
Dopo aver esposto le sue opere riscuotendo un notevole successo, il suo percorso artistico riscuote un imponente evoluzione, sia riguardo la tecnica che i contenuti. Ha partecipato anche a fiere d’arte prestigiose ed esposizioni in location note.
Come anzidetto il mondo pittorico figurativo di Silvia Borello Lenta costituisce una sorta di rinascita del suo animo, trascendendo la mera realtà quotidiana. Tra i soggetti preferiti dall’artista si pongono in evidenza opere di impronta figurativa che varcano ogni confine per “addentrarsi in un oltre poetico”, in una dimensione piuttosto contemplativa e lirica.
Parlando di tale rinascita artistica desidero porle qualche domanda:

1: Ho potuto notare come il mondo principalmente figurativo sia solo un “mezzo” per creare un importante dialogo con il pubblico, alla ricerca di un’esperienza pittorica al limite del concettuale: c’è dunque tale percorso pittorico in bilico tra il figurativo e il concettuale? Come commenta a tal proposito?

Risposta: “I sentimenti controversi prendono violentemente una funambolica forma ricca di energia repressa, ciò che viene espulso su una tela è quindi un misto indivisibile di sentimenti contrastanti, concetti e visioni che un occhio attento può cogliere e percepire anche a pelle, un insieme di pensieri, emozioni, situazioni di vita vissuta o ancora presente”.



2: L’espressività di molte sue opere richiama immagini colme di equilibrio e un vivace ritmo compositivo: il suo tocco è sicuro, ricco di un importante estro compositivo: come nasce la sua pennellata? Mi racconta una delle sue emozioni dalla quale nasce un suo quadro?

Risposta: “L’abbozzo dell’opera solitamente è ciò che vedo chiaramente già nella mia mente, talmente ricca di emozione da farmi venire voglia di esternarla, man mano che dipingo seguo lo scorrere delle emozioni, spesso ciò che ho visto chiaramente come immagine nella mia mente non è la stessa una volta riportata sulla tela, è un lungo percorso che va cambiando in base alle emozioni del momento, lavoro su strati ben definiti, ognuno è dettato da uno stato emotivo differente, a volte sono talmente immersa nei miei pensieri che il pennello segue la mente inconscia più di quella fisica”.



3: Alcuni suoi lavori riflettono a mio parere una sua personalità pittorica ricca di una ricerca di una dimensione pittorica modulata, raramente istintiva. Come definisce la sua pennellata e mi può raccontare un segreto recondito che la fa nascere?


Risposta: “Posso dirti che inizialmente le mie pennellate possono sembrare quasi medianiche, proprio perché seguo la proiezione della mia mente inconscia, le definizioni sono generate invece dalla mente conscia, seguendo le leggi del chiaroscuro, prospettiva, etc…  sono forme che vedo aleggiare intorno a me costantemente, figure che si riescono a percepire solo quando si è rilassati e molto vicini a una fase similare a quella rem del nostro sonno, forse anche per questo che sembrano molto più vere”.


4: Una nota citazione di Adrien Helvètius descrive il perpetuo connubio tra i racconti e l’arte: “La storia è il racconto dei fatti, e i racconti così come l’arte sono la storia dei sentimenti”. Come commenta a tal proposito?



Risposta: “Vero, un’opera è una storia, ma in 3d… un insieme equilibrato di corpo, mente e spirito che spesso di avverte non solo sul piano visivo ma anche sul piano emozionale”.



5: Quanto sono importanti la luce e il colore nelle sue opere?



Risposta: “Molto, secondo le emozioni…. Più colori rappresentano uno stato emozionale proteso verso l’esterno, la voglia di confrontarsi con altri esseri umani alla pari, meno valori tonali rappresenta una chiusura e il bisogno fisiologico di una pausa di riflessione, un momento da trascorrere con sè stessi osservando staticamente ciò che mi veicola attorno. Per chi osserva attentamente le mie opere sono un libro aperto, chiunque può accedere al mio mondo e capire il momento sia fisico che mentale in cui è stata creata e a volte percepire le stesse emozioni”. 

giovedì 11 maggio 2017

Una contemporaneità singolare

Il fanciullino pascoliano nell’animo di Bellini

A cura di Silvia Ferrara

Il 6 maggio ’17 alle ore 18.30 presso la Torino Art Gallery di via Vanchiglia n.6 si è inaugurata “Scatènati” esposizione personale di Edoardo Bellini.
Ho conosciuto Edoardo in alcune collettive d’arte qui in questa galleria ed ho potuto notare come tra lui e l’arte sussista un rapporto appassionato, direi quasi simbiotico. Durante la presentazione critica il Prof. Giorgio Barberis ha delineato con estrema semplicità e bravura i tratti che contraddistinguono l’artista.
A tal punto desidero porre una citazione del noto George Bernard Show che fa intuire questo “filrouge” presente tra Bellini e le opere e così dice: “Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso, e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima”.
In ogni opera è presente l’anima dell’artista, una sorta di soffio evocativo. Dunque nel suo percorso artistico, Bellini ricrea una concezione “spaziale” che sfocia in una creazione di un linguaggio comunicativo, il quale pone in evidenza un singolare estro prospettico. L’inconscio di Bellini emerge con forza e la visione che ne nasce è immersa in un contesto tale da creare un viaggio misterioso, a tratti metafisico.
Vorrei citarvi un paio di versi di un testo poetico scritto da Bellini e che fa capire come sia presente un dualismo ben evidente in bilico tra una visione più intimistica ed una più spontanea, che Osa. “Non essere veloce nel mescolarti al buio come la pioggia al tuffarsi all’oceano/ inzuppa le tue mani e cercati dipanando le onde nella luce…”
Tale sua passione che si esterna anche attraverso la creazione di scritti pare essere una “danza” che racconta ora un mondo più reale legato ai ricordi del passato, ora più fantasioso che s’immerge in ideali senza tempo. Mi piace pensare come guardando le opere di Bellini si vada oltre e il pubblico, rimanendone certamente rapito, possa ascoltare il fanciullino pascoliano che alberga un po’ in ognuno di noi.
La strada dell’artista non è ricca di immediatezza ma è caratterizzata da un forte desiderio di comunicazione che riproduce differenti tematiche come la società, il mondo, desideri ancestrali.
Se guardiamo con attenzione alcune sue opere in particolare, emerge con forza come abbiano la capacità di creare una “possibilità dialogica” che dona interrogativi, quesiti che fanno riflettere sulle molte domande dell’animo: così la sua creazione che tende alla realizzazione di uniche volumetrie sfocia in linguaggi suggestivi richiamanti tocchi intensi e vibranti.
Bellini, ogni qualvolta crea un’opera d’arte si pone come profondo conoscitore del rapporto che nasce tra la molteplicità dei materiali utilizzati e il colore e si desidera porre in grande evidenza la libertà creativa.
Le immagini proposte talvolta possono essere avvicinate alla pop-art, tal’altre desidero considerarle opere “alchemiche” che viaggiano e si riplasmano in modo perpetuo, facendo nascere turbinii d’impatto, improvvisi.
Le sue opere appaiono al fruitore con una certa imponenza ma se ci avviciniamo per guardarle più da vicino notiamo che il materiale è solo un mezzo attraverso il quale Bellini dà voce all’invisibile: il materiale è solo uno strumento con il quale far emergere l’immateriale, ciò che nell’intimo del suo animo è nascosto.
L’impalpabile si crea un angolo nascosto, per poi  osare, esplodere fra tocchi, creazioni più riflessive e con una gestualità più istintiva. I colori che nascono dalla combinazione dei vari assemblaggi ripropongono un’idea di solarità compositiva che attira il pubblico con molta naturalezza: la gamma cromatica, così come la scelta dei vari materiali, pongono l’artista in una prospettiva tale da estraniarsi dal mondo fisico per addentrarsi in un universo parallelo. A tal punto, desidero terminare il mio commento critico con una breve poesia che ho creato per tale occasione:
Tu, o mia arte

Silvia Ferrara


Dietro alle domande che velano i tuoi occhi
Si nasconde l’animo.
La luce divide
e unisce.
Dietro i tanti quesiti ecco il desiderio per lei
Quella brezza di realtà
che un giorno raggiungerai.
Un sorso d’acqua sei,
che si avvicina nei meandri della mente.
Tu, o mia arte,
sei e sarai la mia amante.





lunedì 8 maggio 2017

Tra i tocchi di Mariagrazia Ruggiu

Il fascino della figurazione

A cura di Silvia Ferrara


Vi presento Mariagrazia Ruggiu, una pittrice dalla fervida libertà creativa che conosco da non molto tempo ma mi ha subito stupito sia per la sua bravura che per il ricco cammino artistico in continua evoluzione.
Parlando brevemente della sua biografia, la Ruggiu nasce a Nuoro, in Sardegna. Fiera delle sue origini, prende forza dalla sua terra: in seguito si trasferisce in Piemonte e fin da molto presto si può notare un rapporto ricco di passione tra lei e l’arte: inizia il suo percorso frequentando per diversi anni noti maestri sperimentando differenti tecniche tra le quali l’olio, l’acrilico, la pittura su ceramica, il trompe l’oeil, l’acquerello.
Quest’ultima è la tecnica che esprime con più particolarità e ciò che la pittrice desidera porre in evidenza è come con tale tecnica riesca a trasmettere un’intensa emozione istantanea.
Il mondo rappresentato dalla Ruggiu è principalmente figurativo e in ogni opera è interessante notare la presenza di un singolare dualismo, in “bilico” tra una visione più intimistica ed una più immediata alla ricerca di singolari percorsi contemplativi, rievocanti percezioni sublimi.
La pittrice è affascinata dalla figurazione che la rappresenta “in toto” e ogni soggetto raffigurato con immensa bravura s’immerge in un mondo ora colmo di grande immediatezza, ora alla ricerca di un dialogo introspettivo ove il suo “io” si erge con forza creando un percorso in continuo cambiamento.
Mariagrazia Ruggiu in alcune opere che  mi hanno colpito in modo particolare, presenta tocchi gestuali che definirei “alchemici” in quanto conducono in un immaginario vibrante, colmo di emozioni. Il linguaggio comunicativo è molto intenso.

A tal proposito desidero porle qualche domanda:

1: Una frase del noto scrittore Thomas Merton così dice: “L’arte ci consente di trovare noi stessi e di perdere noi stessi nello stesso momento”. Tale citazione fa capire come l’ “io” più recondito sia presente con forza nelle sue opere e che sia pronto a scandagliare alcuni segreti del suo animo. Mi conferma tale citazione e se si quanto è presente il suo “io” più nascosto?

R: “Questa citazione è appropriata, l’Arte mi consente di ritrovarmi, di tirare fuori il mio io nascosto e questo mi piace.
Mi piace quello che riesco a trasmettere con le mie opere,
quando ci  riesco  con i miei Acquarelli a dare delle sensazioni   sono soddisfatta, l’acquarello mi somiglia è
immediato come me, e il mio io nascosto esce in tutta la sua forza”.

2: L’immediatezza dell’acquerello è presente con forza nelle sue opere e in modo conscio o inconscio richiama un sintetismo simbolico che si articola in un pathos allegorico. Quanto può essere considerata la sua pittura simbolica?

R: “La mia pittura è simbolica, richiama una grande pace,  una pittura sui sentimenti, su una maturità nel raccontare
quello che sono, ogni oggetto dipinto prende come un soffio di vita e comunica la sua bellezza in un turbinio di colori per
lasciare lo spettatore incantato. Cerco sempre di trasmettere
 su un mio acquarello con simbolismi la bellezza ,di un fiore,
di un viso ,di tutto quello che mi colpisce”.


3: Mi ha accennato ad una sua passione per l’Oriente e i simboli che lo caratterizzano, ciò denota una sua personalità artistica imponente portata a porre indagini verso l’ignoto: come nasce tale sua passione e quali sono i meandri della mente che l’hanno condotta verso tali cammini?

R: “Si sono affascinata dall’Oriente e dalle diverse culture.
Da un monaco buddista che doma senza violenza una tigre del Bengala, non dalle religioni ma da quella pace che si sente per esempio nella ricerca  nello yoga del proprio io.  Nelle Arti marziali e ci sono tanti altri esempi. Tutto il Mondo mi affascina ,ogni oggetto o persona, un paesaggio, il mare, sono affascinata da tutto e lo dipingo con entusiasmo”.

4: Il suo tratto si rivela essere immediato, fluido e deciso ma in particolar modo atto ad una perpetua ricerca, in un percorso che esterna il suo sentire, spaziando su campi prospettici vasti: può raccontarmi l’emozione che nasce quando crea il suo “gentile” tratto?

R: “Quando dipingo mi rilasso,sono in una dimensione idilliaca, dove io e il dipinto entriamo in sintonia perfetta. Vado come un treno e a secondo delle mie sensazioni il colore è carico o tenue e l’insieme è di grande effetto. Sono carica di idee, da un acquarello all’altro trovo lo spunto per un un altro dipinto. Dipingo per passione, dipingere è nel mio profondo io”.


5: Può raccontarmi se sussistono e quali emozioni che fan nascere i suoi quadri?

R: “La passione, la tenerezza, sono tante le emozioni che trasmetto ai miei acquarelli e che mi guidano col colore
a creare dei quadri come degli equilibri di sensazioni che sono
parte del mio io e della mia personalità . Un grande rispetto per la natura e per gli animali, per l’uomo che deve imparare a convivere con dei buoni sentimenti, per vivere nel migliore dei modi per crescere e sviluppare una vita migliore per tutti.
La pace interiore, la passione nel vivere, la grinta che bisogna tirare fuori, sono innumerevoli le emozioni che mi guidano nel mio percorso artistico”.