Il fanciullino pascoliano
nell’animo di Bellini
A cura di Silvia Ferrara
Il 6 maggio ’17 alle ore
18.30 presso la Torino Art Gallery di via Vanchiglia n.6 si è inaugurata
“Scatènati” esposizione personale di Edoardo Bellini.
Ho conosciuto Edoardo in
alcune collettive d’arte qui in questa galleria ed ho potuto notare come tra
lui e l’arte sussista un rapporto appassionato, direi quasi simbiotico. Durante
la presentazione critica il Prof. Giorgio Barberis ha delineato con estrema
semplicità e bravura i tratti che contraddistinguono l’artista.
A tal punto desidero porre
una citazione del noto George Bernard Show che fa intuire questo “filrouge”
presente tra Bellini e le opere e così dice: “Si usa uno specchio di vetro per
guardare il viso, e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima”.
In ogni opera è presente
l’anima dell’artista, una sorta di soffio
evocativo. Dunque nel suo percorso artistico, Bellini ricrea una concezione
“spaziale” che sfocia in una creazione di un linguaggio comunicativo, il quale
pone in evidenza un singolare estro
prospettico. L’inconscio di Bellini emerge con forza e la visione che ne
nasce è immersa in un contesto tale da creare un viaggio misterioso, a tratti
metafisico.
Vorrei citarvi un paio di
versi di un testo poetico scritto da Bellini e che fa capire come sia presente
un dualismo ben evidente in bilico tra una visione più intimistica ed una più
spontanea, che Osa. “Non essere veloce nel mescolarti al buio come la pioggia
al tuffarsi all’oceano/ inzuppa le tue mani e cercati dipanando le onde nella
luce…”
Tale sua passione che si
esterna anche attraverso la creazione di scritti pare essere una “danza” che
racconta ora un mondo più reale legato ai ricordi del passato, ora più
fantasioso che s’immerge in ideali senza tempo. Mi piace pensare come guardando
le opere di Bellini si vada oltre e il pubblico, rimanendone certamente rapito,
possa ascoltare il fanciullino pascoliano
che alberga un po’ in ognuno di noi.
La strada dell’artista non è
ricca di immediatezza ma è caratterizzata da un forte desiderio di
comunicazione che riproduce differenti tematiche come la società, il mondo,
desideri ancestrali.
Se guardiamo con attenzione
alcune sue opere in particolare, emerge con forza come abbiano la capacità di
creare una “possibilità dialogica” che dona interrogativi, quesiti che fanno
riflettere sulle molte domande dell’animo: così la sua creazione che tende alla
realizzazione di uniche volumetrie sfocia in linguaggi suggestivi richiamanti
tocchi intensi e vibranti.
Bellini, ogni qualvolta crea
un’opera d’arte si pone come profondo conoscitore del rapporto che nasce tra la
molteplicità dei materiali utilizzati e il colore e si desidera porre in grande
evidenza la libertà creativa.
Le immagini proposte talvolta
possono essere avvicinate alla pop-art, tal’altre desidero considerarle opere
“alchemiche” che viaggiano e si riplasmano in modo perpetuo, facendo nascere
turbinii d’impatto, improvvisi.
Le sue opere appaiono al
fruitore con una certa imponenza ma se ci avviciniamo per guardarle più da
vicino notiamo che il materiale è solo un mezzo attraverso il quale Bellini dà
voce all’invisibile: il materiale è solo uno strumento con il quale far
emergere l’immateriale, ciò che nell’intimo del suo animo è nascosto.
L’impalpabile si crea un
angolo nascosto, per poi osare, esplodere fra tocchi, creazioni più
riflessive e con una gestualità più istintiva. I colori che nascono dalla
combinazione dei vari assemblaggi ripropongono un’idea di solarità compositiva
che attira il pubblico con molta naturalezza: la gamma cromatica, così come la
scelta dei vari materiali, pongono l’artista in una prospettiva tale da
estraniarsi dal mondo fisico per addentrarsi in un universo parallelo. A tal
punto, desidero terminare il mio commento critico con una breve poesia che ho
creato per tale occasione:
Tu, o mia arte
Silvia Ferrara
Dietro alle domande che
velano i tuoi occhi
Si nasconde l’animo.
La luce divide
e unisce.
Dietro i tanti quesiti ecco
il desiderio per lei
Quella brezza di realtà
che un giorno raggiungerai.
Un sorso d’acqua sei,
che si avvicina nei meandri
della mente.
Tu, o mia arte,
sei e sarai la mia amante.
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