lunedì 26 giugno 2017

Un'espressiva chiave pittorica

L’empatia nei volti di Viti

A cura di Silvia Ferrara

Una famosa frase di Amedeo Modigliani identifica l’importanza assoluta del volto e fa capire  come il tocco artistico di Alberto Vittorio Viti sia raro, colmo di un’intensa espressione. “Il futuro dell’arte è nel volto ….Picasso come fa a far l’amore con un cubo?”.
Già ai tempi del noto Modigliani e ancor prima il volto è sempre stato considerato una bella ed espressiva forma d’arte.
Viti ha seguito un percorso piuttosto poliedrico ove le atmosfere che richiamano i visi dipinti inducono il fruitore in un cammino di contemplazione espressiva colmo di lirismo.
Alberto Vittorio Viti ha un percorso artistico piuttosto ricco di studi e di successi personali: dal 1990 Viti si dedica a studi differenti con buon esito e fra questi il Centro Studi Musicali, consegue la laurea al Dams e la Facoltà di Scienze della Formazione con indirizzo cinema. Segue lezioni di Batteria, Percussione e pone in evidenza la sua passione per la recitazione, il doppiaggio e la dizione. Dopo gli studi presso l’Accademia delle Belle Arti in Torino, partecipa a concorsi e premi ottenendo importanti riconoscimenti.
Ogni esposizione evoca una sorta di configurazione artistica avvolgente, in una prospezione che si allontana da rigidi intellettualismi per immergersi in un’immensa interiorità ricercata.
Ho potuto notare come nelle opere dell’artista non sia presente una sorta di tensione pittorica anzi emerge con forza un messaggio comunicativo che fuoriesce dall’opera con empatia. Le sensazioni che nascono in ogni arte da lui seguita, testimoniano una sua grande professionalità e la presenza di uno stile del tutto personale.



Le pongo qualche domanda per conoscerla un po’ meglio:





1: Quando si guardano le sue opere, penso ad una citazione del famoso studioso Adler: “Vedete con gli occhi di un altro, ascoltate con le orecchie di un altro, sentite con il cuore di un altro”. Tale aforisma si allontana da ogni tipo di retorica per porre in risalto una forte empatia tra il fruitore e il quadro: è d’accordo con me e se si come nasce tale processo dinamico e senza dubbio armonico?”


R: Si sono assolutamente d’accordo. Ritengo che questa visione di Adler renda al massimo il significato di empatia, ovvero quella di allargare la propria esistenza e capacità personale, per accogliere quella dell’altro, il fruitore, creando uno spazio genuino e simbiotico.
Ed è proprio grazie a questo processo di interscambio che si mantiene comunque la propria autonomia e libertà, uno scambio equo di parti, dove però non viene a mancare mai la originale ed innata identità, in modo che si possa ottenere un reciproco arricchimento, una crescita non solo comune ma anche personale. E’ qui che si palesa quel processo armonioso e dinamico delle parti. Un “do ut des” che senza complicità, umiltà e voglia di darsi verrebbe a mancare.



2: “Come ha vissuto nel corso degli anni questa sua poliedricità nelle molte esperienze professionali e come sono nati orizzonti artistici così differenti ma così iconici e di molteplici tendenze?”
R: Ho convissuto sempre in maniera allegra e spensierata questa mia “poliedricità”, sin da bambino. Quel fuocherello che ardeva dentro di me mi ha spesso portato ad una visione molto curiosa del mondo, specie quello artistico. Musica, disegno, recitazione, canto sono tutte attitudini e passioni che non sono mai state in conflitto tra di loro anzi, ognuna alimentava l’altra, anche se in periodi diversi della mia vita o durante percorsi personali, fatti anche di tanti altri impegni extra artistici, ma che mi hanno portato a riflettere su quello che avrei voluto diventare "da grande”.  Nei fatti e nei dettagli ci sarebbe molto, troppo da raccontare e raccontarsi, ma per non tediare oltre  il lettore (ricerca empatica anche questa), potrei sintetizzare che il risultato di quello che sono oggi (e di quello che vorrei essere un domani), è davvero stato il frutto delle mie scelte.
 Uno "sliding doors” naturale ma mai sofferto, un concatenarsi di azioni-reazioni che mi hanno portato, nel mio crescere anche a livello affettivo-comportamentale, al voler per esempio abbandonare lo studio del clarinetto per un sopraggiungere di un animo sempre più “rock” e ribelle, portando il mio interesse verso la batteria e le percussioni, dal passaggio dalla recitazione teatrale, ad un approfondimento su come utilizzare il mio timbro di voce con studi di doppiaggio, o anche solo dal semplice ricordo dei tanti disegni che facevo da bambino fino a riprenderne, molti anni dopo ma con lo stesso identico ed immutato entusiasmo, la produzione, tramutandola in quella che oggi è la mia attività in cui focalizzo tutta la mia attenzione e passione : il disegno appunto e la pittura.
Sembrerebbe banale e scontato spiegare come siano nati questi molteplici orizzonti artistici, affermando che sono, o meglio, che li sento innati dentro di me. Ma è proprio cosi: disegno da quando ho avuto la capacità di tenere una matita in mano e già verso i 4-5 anni ho dei ricordi nitidi di me all’asilo in cui mi applicavo meravigliandomi come potesse la mia mano riprodurre su foglio quello che i miei occhi vedevano.
Canto e recito dalla più tenera età, anche li: un percorso fatto di imitazioni scolastiche e di sberleffi canori: pur di far ridere i miei compagni ero pronto a farmi sgridare dalla maestra o dal professore di turno. L’esibizione, la voglia di mettersi in mostra, un pizzico di egocentrismo e perché no, di vanità, hanno sempre fatto di me una persona piuttosto eccentrica in tal senso. Quella voglia e quel desiderio innato di sentirmi dire che ero bravo. Non importa in quale espressione artistica essa fosse.
Per questo ogni mia inclinazione creativa non ha mai cioccato l’una con l’altra, ma anzi si sono rafforzate fra di loro col tempo!




3: “La ritrattistica è uno dei cammini artistici da lei più perseguito recentemente e tale mondo pittorico rappresenta un sublime universo volto alla riflessione. Come nasce tale sua passione per i visi di personaggi più o meno noti e qual è l’incipit dal quale nasce il suo tocco?”


R: “Dunque, io nasco ritrattista e..”
Questa è l’introduzione che faccio sempre quando mi si chiede di presentarmi, di raccontare di me e di come sia nata la mia passione per questa branca dell’arte pittorica.
La ritrattistica, la voglia di riprodurre volti, era evidente in me sin da ragazzino: mi cimentavo nel copiare, o meglio, nel caricaturare i volti più espressivi che incontravo nel mio cammino: volti di parenti, foto di personaggi noti, visi che ispiravano la mia curiosità, il mio estro.
Solo dopo molti anni però ho intrapreso quella che potrei definire la strada della ritrattistica iper realista. O almeno il tentativo sarebbe quello. Il desiderio di riprodurre fedelmente, quasi in maniera maniacale, i tratti di un volto, maschile o femminile che sia, giovane od anziano, o anche musi di animali. Cani e gatti in primis. Durante questo mio cammino artistico, tutt’oggi cerco anche di esprimermi con altri stili, mezzi e differenti soggetti o punti di vista, ma il ritratto sarà sempre il mio genere più gradito: nasco ritrattista, è vero, e voglio morire ritrattista!
Cogliere l’anima della persona ritratta, dargli vita è uno degli obiettivi che, secondo me, ogni ritrattista dovrebbe farsi carico. E se gli occhi sono l’espressione dell’anima, è proprio da li che inizio a disegnare i miei ritratti: dargli vita è il modo per rendere l’artista immortale, come già sosteneva Foscolo nei suoi Sepolcri: il veicolo questo per l’accesso alla vita eterna.




4: “Alcune volte in modo errato ho letto che l’arte figurativa viene oggigiorno considerata un qualcosa di “già visto” . Come risponderebbe a tale mia provocazione con un suo commento?”



R: Darò una risposta secca e provocatoria alla questione del “già visto” nel figurativo:
“Non giudicare e prova a farlo (anche) tu”..





5: “Mi può svelare i suoi programmi futuri in campo artistico?”



R: In futuro ho diverse proposte di collaborazioni, sia a livello regionale che nazionale, mostre personali, collettive e vari concorsi. Ogni preciso dettaglio su luoghi e date verrà esposto sia sul mio sito che sulla mia pagina Facebook (da qui il mio invito a seguirmi!).
Tuttavia quello che più mi preme è quello di mantenere questo stesso entusiasmo che da sempre mi contraddistingue, per raggiungere quella maturità artistica personale che mi permetta di scavare nel mio io, affinando e distinguendomi con uno stile tutto mio, senza mai però abbandonare la mia grande passione per la mera copiatura di un volto, la ritrattistica appunto: sfogo naturale questo per abbattere e superare ogni possibile momento tedioso, seppur raro, dell'esistenza.