lunedì 29 ottobre 2018

Un rifugio del proprio "io"

Un’intensa simbiosi con l’Arte

A cura di Silvia Ferrara

Quando Caterina Codato ha intrapreso il suo cammino artistico nell’Inconscio, aveva già ben chiaro come la contemporaneità avrebbe fatto parte della sua vita attraverso la sperimentazione di differenti tecniche e in uno dei più recenti progetti, la fotografia è diventata protagonista delle sue opere.
L’”essenza vitale”e un dinamismo simultaneo ad un senso di eternità sono presenti in ogni sua composizione fotografica, alla ricerca di una golden creation. Nel percorso biografico – artistico della Codato il 2009 rappresenta l’anno in cui l’acquarello è protagonista delle sue opere con forza e delicatezza: l’emozione scorre attraverso il colore, e anno dopo anno, nascono “nuovi soggetti”come i paesaggi, il mare e in seguito anche la raffigurazione della città.
Con il trascorrere degli anni il suo linguaggio artistico subisce un’interessante metamorfosi alla ricerca di una costruttività elaborata. Una sorta di “energia primordiale” oltre a mostrare un’intensa ricchezza dell’animo, ha condotto la Codato a rivolgersi verso nuovi orizzonti e a dar risonanza all’arte con passione.
Desidero porle alcune domande:

1: Caterina Codato, ho fin da subito notato come il suo essere “simbiotica”con l’arte emerga con veemenza attraverso varie componenti intense, come l’acquarello e la fotografia. Come descrive tale sinergia tra lei e il mondo  dell’Arte?
R: Innanzitutto Dottoressa Ferrara grazie per la sua domanda che mi permette di sottolineare come sia difficile vivere questa sinergia che passa attraverso una interiorità complessa, a volte difficile da comprendere all’esterno e che si manifesta con  modalità spesso giudicate da una osservazione superficiale.
L’Arte per me è arrivata in un momento molto particolare della mia vita, piuttosto tardi temporalmente; è apparsa sulla mia strada come un raggio di sole in una tempesta violenta che ha fatto nascere un fiore…in un foglio…con un pennello.
Il gesto artistico per me ha una componente energetica molto forte: la congiunzione tra me e il pennello, il torchio, la macchina fotografica diventa una scintilla …..fuoco….. un momento estatico, che ha nella sua meravigliosa esplosione anche il suo lato oscuro certamente come tutte le cose.


2: Quando mi soffermo su alcune sue opere e in particolare sulle sue più recenti composizioni fotografiche, penso ad un aforisma ove l’eternità pare essere presente con forza e così dice: “Il tempo passa dici? No, il tempo resta, noi passiamo”. Quanto  forte avverte tale senso di eternità?

R: Come sosteneva Platone l’uomo esiste perché in sostanza ha ricevuto l’essere: passiamo certamente ma esistiamo in una percorso temporale dove lasciamo inevitabilmente un segno.
Io sono convinta che l’eternità sia legata a come riusciremo a vivere il tempo che ci è stato donato, a come riusciremo ad impiegare l’essere, alla qualità del segno siamo intenzionati a lasciare; credo che in questo senso l’Arte sia una grande opportunità per esistere fino in fondo lasciando un messaggio di rilievo a chi verrà dopo di noi…chiamiamola questa eternità se vogliamo.

3: L’ho potuta seguire con passione nel suo percorso e l’ho notata spesso protagonista di partecipazioni ad incontri, workshops ove personaggi di rilievo l’hanno condotta in dimensioni che definisco “atemporali”. Mi può accennare quale forza nasce e quale passione emerge in tali splendidi percorsi?

R: Il workshop è uno strumento molto utile per le persone come me che non hanno la possibilità oggettiva di frequentare dei percorsi a tempo pieno, così come lo sono per me anche i corsi alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia.
Nel workshop trovo personalmente il concentrato giusto di comunicazione ed interazione anche per il numero ristretto di fruitori: il rapporto umano e l’approccio diretto mi sono molto congeniali ed aprono sempre positive canalizzazioni.
Devo dire inoltre che fino a qui sono stata molto fortunata perché ho avuto l’opportunità di venire a contatto in questi percorsi con Artisti che mi hanno dato molto ed hanno acceso nuove meravigliose scintille…..con molti di loro ho proseguito il percorso artistico anche successivamente e sto mantenendo dei contatti che anche a livello umano sono molto gratificanti.


4: Il cammino di un’artista coinvolge il pubblico che ammirando una sua opera prova una forte emozione : qual è il suo rapporto con il fruitore ? Lascia che il pubblico colga con spontaneità il significato?

R:Sono convinta che ognuno di noi debba cercare in ciò che vede ciò che sente: credo che l’Opera d’Arte abbia il compito difficile di evocare, in qualsiasi modo ed atteggiamento l’Artista cerchi di farlo.
E’ bello sentire i pareri, a volte anche discordanti, di chi osserva: ognuno può vedere in una piccola macchia su di un foglio il suo mondo, la sua interiorità, i suoi sogni, i suoi dolori, le sue speranze…
Mi diverte molto confondermi tra la folla durante gli eventi ed interagire “sotto copertura” per captare i commenti genuini delle persone di fronte ai miei lavori: è sempre una esperienza molto educativa.


5: C’è un’opera in particolare  che si avvicina ad una sorta di astrattismo, definibile “rifugio del proprio io”?
R: Considero tutte le mie opere un rifugio in quanto per me l’Arte è stata ed è tutt’ora motivazione positiva: sono protetta dalla mia Arte, che mi consola, mi sorregge, mi incoraggia.
Il rifugio che ho individuato io non passa attraverso il realismo che non sento al momento consono al mio sentire: mi piace piuttosto fa fluire l’energia attraverso un gesto artistico libero da costrizioni che deve comunque essere attivato anche dalla regola.
Più che un’opera rifugio credo che nel mio caso si possa parlare della macchia come isola felice che accompagna spesso i miei lavori e che rappresenta in toto la mia opera artistica.

Opere: 

 "Itaca"
 monotipi a secco su Canson, cm 30x40







  
"Contaminazioni"
fotografia e monotipo ad acquarello su Fabriano
cm40x30





lunedì 1 ottobre 2018

Moda, Moda, bella moda

La moda è Arte?
A cura di Silvia Ferrara

Alla domanda del titolo di tale mio commento critico si può facilmente rispondere con un’asserzione certa se si conosce “My Queen”, locale di moda molto raffinata di Piazza Statuto 13 a Torino. Il 27 settembre dalle ore 18 si è svolta l’inaugurazione della stagione Autunno-Inverno di My Queen.
Un delizioso red carpet ha dato il benvenuto alle molte ed  eleganti presenze, e con mia sorpresa, conoscendo poco i proprietari e collaboratori, ho potuto constatare oltre ad una deliziosa gentilezza, una raffinatezza che un pò ha ricordato Coco Chanel.
La location  non è tradizionale …E desidera porsi in evidenza scandagliando orizzonti della moda per certi versi conosciuti, ed altri assolutamente nuovi. Giorgia Ronga e Damiano Calosso sono i patron de My Queen e The Room, altrettanto punto noto della moda a Torino: il loro desiderio, insieme alle collaboratrici Monica Romano e Sara Kalaci,è quello di condurre i clienti in un luogo “oltre il visibile”, secondo certi aspetti spirituale e alla ricerca di un personale Culto della Moda.



Alcune foto della serata:




giovedì 19 luglio 2018

Lontano da Avanguardie Artistiche

a cura di Silvia Ferrara



Bartolomeo Ciampaglia, per farla conoscere meglio al pubblico torinese, e non solo, desidero porle alcune domande:

1: Bartolomeo Ciampaglia, artista in continua evoluzione,  noto periodicamente una personale creazione di un percorso vibrante, dalle “delineazioni cosmiche”. Mi può accennare riguardo al suo ultimo “linguaggio emozionale”?  

R:  Cosa guardiamo per prima il cielo ed i suoi colori, i suoi universi, che vivono di una loro energia. In base al giorno, alle proprie vicissitudini, abbiamo dei colori che indossiamo che rispecchiano il nostro umore. Noi siamo parte di un disegno molto più grande, sta a noi trovare questo disegno cosmico e farne parte.                
  

2: Una nota citazione del famoso scrittore argentino Jorge Lui Borges descrive a mio parere alcune sfaccettature della sua arte: “Non esiste classificazione dell’universo che non sia arbitraria e concettuale. La ragione è semplice, non sappiamo cosa sia l’universo”. E’ attratto dall’indeterminazione del cosmo e se Sì, avverte tale connubio con la sua Arte?

R: Il cosmo ritengo abbia un suo ordine nascosto, nel caos vi è ordine e libero arbitrio, nulla è li per caso, quello che noi facciano influisce sugli universi e sulle persone che ci circondano. Nella mostra di Gennaio “La Forma nello Spazio”, spiego proprio questo concetto: identifico ogni persona in una forma, queste forme-persone alle quali associo una forma ed uno spazio che occupano nell’universo, vivono. Nel loro vivere occupano spazio alcune volte togliendolo ad altri, altre solo vivendo il proprio moto perpetuo nell’universo dell’esistenza.                 



3: In alcune opere, in particolare tra quelle da me visionate – mi riferisco a “Stilismo cromatico”-  sussiste una forza centripeta  che coinfluisce una sorta di vigorosa energia come se nell’opera medesima fosse presente un “flusso a spirale": come commenta tale mia osservazione?  

R: Io uso il colore come stato d’animo quanto il colore ha una sua forza, un suo codice, una sua vibrazione. Tutto è energia, anche il colore, e questo significa che la stessa, non è distruttiva. Ognuna di queste forze ha un compito, e la spirale puo portare verso l ‘interno del proprio animo, come può portare ad un altro nuovo universo. I buchi neri, potrebbero essere un passaggio in altre dimensioni. L arte è questo, un passaggio in altre dimensioni, l’arte è questo, un passaggio tra la dimensione dell’anima e quella reale.



4: Ho notato che nel suo profilo biografico è presente il desiderio di creare un cammino personale, lontano da uno specifico movimento precursore. Come nasce tale immensa passione per l’Arte?

R:  Io sono figlio di tanti percorsi artistici, da me personalmente non conosciuti, non studiati, poiché sono autodidatta. Chi ha visto le mie opere, mi dice questo è l’evoluzione di questo artista, vai a studiare di chi stiamo parlando, il piu delle volte agisco d’istinto, altre ci ragiono, negli ultimi tre anni ho ragionato tanto sui miei lavori, ed ho prodotto quello che già sai Silvia. Io dedico all’immensa passione per l’arte in media dalle 5 alle 7 ore al giorno, per me è una continua ricerca, ci sono vari stadi a cui attingo per creare e per dare forma al gesto che nasce dall’animo. Vi è la parte bella della vita, come vi è la parte buia, chi non ne ha, poi i colori dei luoghi in cui vivo, L’isola di Salina e la Sicilia, questo unitamente alla musica di vario genere che ascolto, è l’indotto. Basta fermarsi e guardare un tramonto, o un’alba per rimanere incantati dall’immensità del creato.   



5: Un noto aforisma di Alda Merini narra “l’essenza” presente in molte sue opere: “Dio Mio, spiegami come si fa ad amare senza baciarne l’anima”. C’è un connubio tra le sue opere e l’animo, alla ricerca di un’essenza dell’Amore?

R: L’amore è la forza motrice, l’amore per la propria donna, per la propria figlia, per chi è amato è facile amare. Il problema e quando non si è amati. Ritengo che due persone prima si parlano con l’anima attraverso gli occhi, dopodiché, si può parlare di amore, un amore viscerale, profondo, sincero, non scalfito dal tempo o dagli eventi. L’arte ha un posto importante nella mia vita, ed io la vivo con amore e passione la mia arte, mi fa sentire vivo e fa fluire quell’energia da me ai miei lavori.  

6: Desidera svelarmi alcuni dei suoi programmi futuri in ambito artistico?



R: In ambito artistico sto lavorando e studiando per tre progetti importanti per il 2019, e un paio che ho in mente, che desidero sviluppare, facendo ricerca e studio dei concetti, per poi sviluppare i lavori, la mia passione che mi sta dando tanto. Essa per me è come un cammino di vita, prima interiore, ché diventa forma e colore. Il lavoro finito non è altro che un percorso di vita pieno di tante cose.


"Materia Circoscritta", acquarello e china su cartoncino Fabriano, 2018
          




"Canto Notturno", cm 70x100, smalto su legno, 2016
                                             





"Stilismo Cromatico", cm 70x100, smalto su legno, 2016
                                  


        

 



giovedì 28 giugno 2018

Verso una pittura Alchemica


A cura di Silvia Ferrara

Avvicinandomi al mondo artistico di Fernanda Sacco ho avvertito la sensazione di immergermi in una dimensione che definisco “spirituale”; considero l’accezione del termine in modo molto più ampio e a tal proposito desidero porre una citazione di un noto sportivo e filantropo ovvero Muhammad Ali: “La spiritualità è riconoscere la luce divina che è dentro di noi. Essa non appartiene a nessuna religione, ma fa parte di tutti”.
Affermo con forza come sussista un intenso connubio tra tale allegoria e un “Figurativo-simbolico”, forte, connotato da una ricercata espressione suggestiva.
Nativa di Torino, città dove vive e lavora, Fernanda Sacco dopo la maturità tecnica, si iscrive con buoni esiti alla Facoltà di Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Torino che le rassicurerà un buon futuro lavorativo.  Ha frequentato con passione studi di famosi pittori acquisendo particolari tecniche e tematiche creando però un percorso artistico personale che richiama la soavità della Natura.
Ritengo definire il  suo mondo artistico “Figurativo-simbolico”, in quanto la rappresentazione sublime di elementi figurativi paesaggistici, si alterna alla ricerca di una dimensione ove lo spazio e il tempo si allineano in un luogo interiore immaginario, lontano da inquietudini quotidiane.

Per conoscerla meglio, desidero porle alcune domande:

1: Ad un primo sguardo le sue opere sono apprezzate per la precisione con la quale sono eseguite, poi si va oltre e si nota uno scenario che dona al fruitore una sensazione di “benessere e positività”. Che tipo di racconto emotivo desidera comunicare?

R.: Da piccola ricordo che restavo incantata quando mi trovavo a contatto con la natura, tutto per me era ragione di stupore e di mistero.
Mi inventavo storie fantastiche ma, soprattutto provavo il desiderio di imprimere in maniera indelebile, in qualche modo, quello straordinario spettacolo … e allora disegnavo ciò che vedevo su tutti i fogli che riuscivo a trovare, per non parlare dei quaderni della  scuola elementare, letteralmente colmi di disegni.
Sono paesaggista, e il mio più grande desiderio era ed è riuscire a trasmettere la profonda serenità della natura, questo desiderio è cresciuto con me, fa parte di me, e se ci sono riuscita, significa che ho realizzato il sogno di donare energia serena e  gioia dipingendo quello che provo nel più profondo di me stessa.
Ho sempre pensato che l’arte, in tutte le sue manifestazioni, debba essere un veicolo di comunicazione dei nostri sentimenti, voglio dire che se osservo un dipinto, questo deve interessarmi, rasserenarmi, raccontarmi una storia che parli di luce, gioia, serenità; mi deve trasmettere emozioni positive, le stesse emozioni che si provano ammirando il mare, le montagne, i boschi.
E’ questo il racconto emotivo che desidero trasmettere.


2: La sua Ars Pittorica a mio parere si può paragonare all’Ars Poetica Oraziana perché ogni suo lavoro è poesia. Come commenta a tal riguardo?

R: E’ un gran complimento! L’Ars Pittorica Oraziana ha indicato il modello ideale dell’orientamento poetico, e il fatto di “raccontare” la realtà, infatti, non significa non poter creare, esprimere qualcosa di personale pur restando nella realtà.
In effetti pur riportando sulle mie tele ciò che osservo, dipingo il mio modo di vedere, ciò che la fantasia aggiunge alla realtà senza discostarmi troppo dal reale, in modo che non sia una mera imitazione, ma in modo che fantasia e realtà si fondano con armonia.

3: Talvolta in alcune sue opere si nota come si cerchi di allontanarsi da un’espressività creativa per giungere ad una “vorticosa meraviglia” che richiama anche l’occhio più distratto. Come nasce la sua arte così intimista?

R: Vivo ogni mio dipinto con una profonda emozione, è un “sentire” sulla mia pelle la vibrazione dei colori, è come se entrassi nella tela che sto dipingendo per farne parte, per rappresentare meglio ciò che desidero dipingere e quindi il soggetto diventa parte di me, è una sorta di alchimia che desidererei poter trasmettere a coloro che osservano i miei quadri.


4: Attraverso i suoi tocchi che definisco “spirituali”, si può notare un energico “ermetismo” alla ricerca di una decodificazione figurativa. Come definisce la sua arte?

R.: Concepisco l’Arte come vita, l’arte è tutto il creato, è tutto ciò che di più bello si possa immaginare. Nasce dal più profondo di noi stessi, permea tutto ciò che ci circonda.
Le opere d’arte dei Grandi del passato continuano a parlarci di una forza intramontabile, la straordinaria bellezza fissata sulle tele  continua a trasmetterci stupore e meraviglia.
La mia arte parte dal mio cuore, è ciò che provo, è parte della mia anima, è arte quando si ammira l’immensità del mare, quando si ascolta il suo respiro, il moto perpetuo delle sue onde… è arte ammirare lo spazio infinito che offrono le montagne, sentirsi a contatto con un’energia che va ben oltre la nostra comprensione, è arte la profondità del bosco con la vita che pulsa in mille piccole manifestazioni… la mia arte è tentare di trasmettere tutto questo, quindi è un sentire attraverso il segno,



5: Desidera accennarmi qualche novità riguardo al suo futuro artistico?

R: Nel periodo autunnale e precisamente in Ottobre si terrà la mia esposizione personale che ogni anno propongo presso la Sala del Zotto Mawa in Torino, ove i miei quadri riscuotono successo sia di critica che di pubblico. La Sala espositiva è molto luminosa e si presta per interessanti esposizioni personali. In futuro aderirò a iniziative dell’Associazione Orizzonti Contemporanei di Enzo Nasillo che durante l’anno propone eventi artistici coinvolgenti.


6: Predilige esposizioni collettive o personali?

R: Le mostre personali donano più visibilità all’artista anche se personalmente nel corso degli anni ho partecipato anche a molte collettive in quanto ho potuto notare come gli artisti attraverso queste ultime possano confrontarsi sia a livello personale che per ciò che concerne stili e tecniche differenti. Preferisco tuttavia le esposizioni personali. Mi piacerebbe anche esporre all’estero, me lo auspico in un futuro prossimo.


7: Se le parlo di pittura Alchemica come commenta a tal riguardo: ho notato in alcuni suoi quadri la presenza di particolari che richiamano istinti iconici  talvolta antichi che “attuano il proprio sé”. Se concorde come commenta?

R: Mi ha sempre affascinato la pittura Alchemica, inconsciamente inserisco tocchi assolutamenti indipendenti dalla mia volontà che derivano dall’anima in modo istintivo. Il percorso da me seguito è senza dubbio figurativo ma anche un po’ “magico” in quanto molto istintivo. Gli artisti che ho seguito come mentori alchemici sono molti e fra le varie opere desidero annoverare la “Venus” Botticelliana, simbolo del percorso di individuazione junghiano.


8: Le pongo una citazione di un’altra artista che a mio parere ha caratterizzato differenti percorsi pittorici, e se ha piacere le chiedo di commentare: “E’il sentir che viene fuori”, cosa mi dice a tal proposito?

R: Caratterizza la mia arte in genere, ciò che ho nell’animo si proietta direttamente sulla tela e il momento in cui nasce nel mio cuore l’opera è quello più emozionante.



9: Le cito un aforisma di Albert Einstein e vorrei che mi comunicasse un suo pensiero: “Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita.” C’è una sensazione di Stupore nei suoi quadri.


R: C’è molto da scoprire nel nostro quotidiano, oltre che nelle mie opere, io traggo esempi da Madre Natura ove ogni angolo mi regala sensazioni di meraviglia. Cerco di mantenere e trasmettere al pubblico una sensazione di Stupore ponendo da parte ogni pensiero negativo e facendo risaltare un’intensa positività. Creo un Dialogo con il Creato, attimi per me indimenticabili.
                     Profondità marine - acrilico su tela cartonata 50 x 40 



                       Quando l'auto non c'era - olio su tela 70 x 60