mercoledì 30 novembre 2016

L'arte raffinata di Carmela Errico

Un immenso universo espressivo
A cura di Silvia Ferrara

Carmela Errico nasce a Neufchateau (Francia, regione Lorraine) e fin da piccola scarabocchia con penne e matite: dopo la creazione di vari soggetti nati dalla curiosità della pittrice, la Errico scopre la serie tv “La figlia di Mistral” che suscita in lei il desiderio di utilizzare la pittura ad olio e rimane affascinata dai pittori impressionisti.
Poco alla volta la sua passione per l’arte cresce sempre di più e spesso espone in varie manifestazioni di Verbicaro, in Calabria.
Dal 2010 è presidente dell’Associazione “La Casa degli artisti”; con questa organizza varie mostre a Verbicaro e partecipa a concorsi di notevole pregio.
Una celebre frase di Renoir influenza la sua arte: “Un giorno siccome uno di noi era senza il nero, si servì del blu ed era nato l’Impressionismo”.
Il mondo figurativo proposto dalla Errico trascende dai soggetti per veicolare il pubblico in un caleidoscopio di emozioni; ogni opera è un viaggio tra forma e colori. L’universo espressivo della pittrice ingloba atmosfere dilatate che paiono non avere un confine: i paesaggi, gli scorci di natura, i soggetti raffigurati creano scenari che varcano orizzonti infiniti. Così il mondo figurativo da lei rappresentato custodisce una grande forza generatrice, e le sensazioni che si provano racchiudono vari stati emozionali che arricchiscono il pubblico spettatore.
I temi dipinti richiamano una sua ampia cultura in campo artistico e cultura significa, come anzidetto, una sua grande passione per i pittori impressionisti: per certi versi sono alquanto misteriosi i canali che collegano la sua mano all’universo artistico, passando attraverso l’animo.
A tal proposito le porgo qualche domanda:

1: “L’arte racconta la storia di un’artista ed è una storia che rimane impressa nell’arte stessa, scrive il percorso di una pittrice: i suoi lavori richiamano più un mondo autobiografico oppure si avvicinano ad uno più fantasioso, irreale?”
R: “Dipende dal periodo e dallo stato d' animo in cui mi trovo, un’opera può rappresentare sia il corso della mia vita quanto può anche rappresentare l' irreale. E’ una questione di emozioni, di umori, e ovviamente di ispirazione”. 






2: “Una citazione del noto filosofo Gilles Deleuze così dice: “Un passato che non fu mai presente….” costituisce un’importante nota critica che pone in evidenza una fluidità presente nelle sue opere paragonabile al fluire della vita. E’ concorde con me e come commenta a riguardo?”


R: “Il passato che non è mai presente......... c' è un filo logico con la prima domanda in quanto mentre scorre la vita, il passare del tempo, si cresce, si matura, si diventa più coscienti o anche vedere più "esperti" e di conseguenza evolvono in parallelo con lo scorrere del tempo le opere”.


3: “In molte opere è bello notare come solo chiudendo per un attimo gli occhi e aprendoli subito dopo, è possibile avvertire un “realismo romantico” che incanta e fa riflettere: le sue rappresentazioni esprimono una singolare forma estetica, ogni soggetto è ricco di pathos. Quanto è importante per lei il colore e che sentimento le trasmette?”


R “: I colori sono importanti in quanto riflettono le emozioni, i sentimenti, il voler realizzare il più reale possibile un soggetto. Personalmente quando dipingo, utilizzo il colore d' istinto, in base a quello che provo dentro in quel momento. Così si possono colorare i vari sentimenti dalla gioia alla tristezza, passando dalla rabbia ecc....”



4: “La sua osservazione artistica è spesso “en plein air”, ciò che ci regala è una pittura armoniosa, ove le atmosfere spesso appaiono dispiegarsi con grande naturalezza: c’è un soggetto al quale lei è più legata?”

R : “Il soggetto al quale sono più legata è il Cavallo, l' eleganza per eccellenza”.



5: “Mi può descrivere le emozioni che le regala l’arte?”



R : “L' Arte per me significa tanto, dipingere per sentirsi liberi, dipingere per dimenticare,per non pensare, dipingere per la semplice gioia di dare qualcosa di se stesso, vedere nascere un’opera dalle proprie mani è una immensa soddisfazione”.

giovedì 17 novembre 2016

Un'arte sublime

L’arte melodiosa di Marco Raffaele
A cura di Silvia Ferrara


Nativo di Catanzaro, con il nome completo di Marco Luigi Matteo Aldo Raffaele, in arte è semplicemente Marco Raffaele. L’arte entra a far parte della sua vita nel 1998, quando con un gruppo di amici sperimenta la tecnica del graffito. Nel 2012 partecipa con il gruppo di Writer’s alla terza edizione del concorso “Macchie Mediterranee” aggiudicandosi il premio “Giuria Popolare”.
Anche il 2015 è un anno importante, l’attenzione della Stampa si concentra su un murales realizzato per il Liceo Classico “P.Galluppi” della sua città: si susseguono partecipazioni a mostre e concorsi ottenendo un successo internazionale.
Tra le varie partecipazioni ad esposizioni e concorsi di pregio vorrei porre in risalto come nel 2016 venga citato in molte riviste e cataloghi.
Il cammino pittorico di Marco Raffaele ruota attorno al perpetuo dualismo tra la pittura figurativa e quella più informale descrivendo un recondito stato d’animo che un po’ esula dalla realtà. Alcune opere comprendono metafore di vita e tale concetto era già affermato dal noto Nietzsche che così accennava : “ …crediamo di sapere qualcosa delle cose stesse quando parliamo di alberi, colori, neve e fiori, ma non possediamo altro che metafore per le cose.”
Attraverso le metafore, Raffaele fa parlare il suo animo che con le splendide opere vibra, donando al pubblico intense emozioni. Guardando le tele dell’artista pare di attraversare un universo irrazionale, affacciarsi su mondi lontani, misteriosi. Dunque in un alternarsi di figurazione ed informale, si svela l’essenza del suo gesto pittorico e la cascata dei suoi colori è paragonabile ad una danza, perpetua.

Desidero porle qualche domanda:

1: “La sua arte crea una continua “connessione” tra il mondo figurativo e quello più informale: è un processo casuale oppure è riconducibile ad una creazione personale che proviene dalla profondità del suo animo?”

R: “La mia arte ha una connessione tra il figurativo e l'informale spesso voluta dal mio io,Il figurativo rappresenta per me il nostro mondo e il vissuto sulla terra quindi il reale,le difficoltà,le delusioni,le insoddisfazioni e tutto il resto mentre l'informale è un mondo mio,un mondo libero senza nessuna regola,senza limite a nulla,senza ostacoli,uno stato d'animo per me migliore di quello vissuto e pieno di colori ( accesi,se sto pensando a qualcosa di bello o sto fantasticando con la mente,scuri o quasi sempre nero,se penso un po' più sul reale o a cose che potevano andare diversamente ma però ormai sono andate per il loro verso)e forme irregolari che nessuno ti può giudicare. L'informale per me è un viaggio,è libertà di movimento,quindi tutte e due sono la mia arte, si insieme sono la profondità della mia anima e della mia persona,insieme sono io”.










2: “Una citazione del famoso Thomas Merton descrive un po’ la sua arte: “L’arte ci consente di ritrovare noi stessi e di perdere noi stessi nello stesso momento”. Tali emozioni descrivono il momento in cui lei inizia un’opera e la completa compiendo una ricerca interiore. E’ d’accordo con me e se si come commenta a tal proposito?”

R: “Si, mi rispecchio molto in questa verso di Thomas Merton perché come ho già detto mi immergo con tutto me stesso nelle mie opere fino al punto di entrare in un mondo per me parallelo e diventi tutt’uno con i miei sogni”.


3: “Ci sono artisti famosi ai quali lei si sente più legato e dal quale nel suo percorso ha tratto qualche insegnamento?”

R: “Mi piace vedere molte opere di pittori famosi e non,ma non mi ispiro a nessuno di essi perché altrimenti mi metterei le catene da solo non sarei più libero nel dipingere quindi non sarei più felice e appagato come quando disegno; ciò non vuol dire che non mi piaccia sapere i metodi in uso in un’opera anzi mi piace sapere e imparare tutte le tecniche possibili e immaginabili affinché io possa decidere con quale sentirmi libero in qualsiasi momento”.


4: “Alcune sue opere paiono essere una “partitura musicale” originali e melodiose: ha un programma un cambiamento sul suo percorso artistico?”

R:'”No, al momento non ho in testa nessun cambiamento, anche se mi piace molto sperimentare, quindi di conseguenza può sembrare che io cambi spesso il mio modo di fare arte o di cercare nuovi percorsi ma in realtà non è così; penso che l'armonia che si può notare in un'opera sia lo  stare sereno di un artista in quel preciso istante”.



5: “Cos’è per lei l’arte?”

 R:  “Per me l'arte è la libertà di esprimere il proprio stato d'animo senza fregarsene di ciò che sia giusto o bello,( se sono nervoso non vado a vedere che la linea e sbagliata o che una pennellata e troppo marcata e che lo schizzo ha sporcato il muro del laboratorio e così via) la faccio e basta perché mi va così e mi fa stare bene.”L'arte è ciò che nessuno mi può togliere”.

giovedì 10 novembre 2016

Tra i tocchi di Francesco Pastore

La raffinatezza dell’acquerello
A cura di Silvia Ferrara


Francesco Pastore è nativo di Cosenza, nella splendida terra Calabra. Il suo percorso pittorico è ricco di studi artistici tra i quali desidero menzionare la laurea in D.a.m.s. (disciplina delle arti, della musica e dello spettacolo) e la specializzazione in restaurazione di manufatti artistici.
Le sue vicende pittoriche si arricchiscono di anno in anno e tra le ultime esposizioni ricordo “InternationArt in Venice” presso Ca’Zanardi a Venezia: la sua passione per la figurazione si nota fin dai primi bellissimi quadri: gli scorci di natura, i paesaggi sono rappresentati con una superba maestria e in alcuni lavori è presente una singolare stratificazione di cromatismi che veicolano il pubblico in un mondo tridimensionale.
Una nota citazione del famoso Paul Klee rappresenta l’arte di Francesco Pastore: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non lo è”.
Tale affermazione pone in risalto come proprio l’arte sia importante per Pastore: la tradizione pittorica si plasma attraverso tratti distintivi e il gesto artistico si allontana da “convenzioni” per immergersi in un mondo molto espressivo ove sussiste un dualismo fra l’animo e il corpo.
Il pubblico, guardando le sue opere, prova emozioni forti che cambiano seguendo la propria sensibilità d’animo: è presente una forte comunicatività ed una rara potenza espressiva. La tecnica dell’acquerello è quella più utilizzata nelle opere e si può di certo affermare che la pittura narra un po’ la sua storia: una storia fatta di passione, di estasi pittorica.
I  paesaggi sono delicati, ricchi di poesia, di luce, quest’ultima di varia intensità, di differenti fasi luminose: le opere non sono mai statiche, sono in continua evoluzione.

Le rivolgo qualche domanda:

1: “Francesco Pastore, le sue opere di frequente paesaggistiche, sembrano di lavoro in lavoro acquisire una passione impetuosa che nel pubblico suscita emozione e curiosità. La sua arte pare scorrere come in fiume d’acqua impetuoso. Come definirebbe il suo modo d’esprimersi, più gestuale o più riflessivo?”

R: “Parte sempre da qualcosa di riflessivo che si trasforma poi in un eccesso di gestualità che si prova, man mano, andando avanti col lavoro e  con la tavolozza  sottomano”.

2: “Osservando la sua tecnica di acquerellista si rimane piacevolmente incantati: quasi d’incanto appaiono i soggetti, i paesaggi, come se nascessero da un’atmosfera che suscita emozione. Come nasce la sua passione per tale tecnica così raffinata e come esterna il suo mondo interiore?”

R: “Paradossalmente, inizialmente, la tecnica dell’acquerello non mi era tanto affine. La passione nacque, qualche anno addietro, a seguito di un viaggio in Provenza che mi aprì una visione pittorica, oserei dire, quasi magica. Dice bene, nella prima domanda: come “in fiume d’acqua impetuosa” perché tutto partì da lì,Fontaine-de-Vaucluse, sempre in Provenza, dove il Petrarca si ispirò alle “chiare, fresche e dolci acque”.Ecco le sensazioni che vorrei trasmettere, attraverso i miei acquerelli, sono proprio quelle emozioni piacevoli che si provano nel vedere chiare, fresche e dolci acque”.


3: “Così dichiara il noto artista Itten: “Uno studio approfondito dei colori è uno strumento eccellente per sviluppare la propria umanità e per acuire la sensibilità delle necessità interiori”. Come commenta tale affermazione? E’ molto importante per lei il colore?”

R: “E’ un po’ quello che accade in natura. Il miracolo, quotidiano, dell’alternanza dei colori, grazie alla luce, suscita emozioni diverse in ogni essere umano. Il colore è fondamentale. Senza colore il mondo sarebbe in bianco e nero. In natura, ho sempre attribuito positività al colore e negatività al grigiore e dato che il mio spirito è a colori, la mia “necessità interiore” è quella di suscitare sensazioni a colori, quindi positive, agli altri, anche tramite le mie opere”.

4: “Alcune opere constano di un equilibrio cromatico e una gestualità razionale, altre sono rievocative di una gestualità più riflessiva: è concorde con me e ci può spiegare come accade questo cambiamento?”

R: “Si concordo pienamente con riflessione fatta. Questo dipende spesso dagli stati d’animo con cui si “affronta” l’opera dall’inizio. Anche se poi è tutto un continuo divenire ed un susseguirsi di gesti espressivi e cromatici che possono variare all’istante. A volte, per es. sono convinto di voler utilizzare un rosso forte, ma poi improvvisamente scelgo di variare con un colore completamente opposto a quello del rosso. La razionalità mi suggerisce di utilizzare il rosso, ma poi il riflesso mi porta ad utilizzare un altro colore perché in quel momento, per me, ci sta bene quel colore e fa stare bene anche il mio stato d’animo. Quindi così faccio. E’ sempre un susseguirsi di razionalità e gestualità”.

5: “Ci può svelare qualche segreto sul suo cambiamento in alcune parti del percorso pittorico?”


R: “I cambiamenti, come credo quelli di ogni essere umano, spesso variano a seconda delle proprie esperienze vissute e dalle proprie percezioni sensoriali. Per quanto mi riguarda, vista la mia passione per l’arte, è un percorso partito, inizialmente, da un fattore prettamente tecnico, a seguito degli studi sostenuti, che poi ha avuto come una sorta di pausa di riflessione che, successivamente, è maturata in età più avanzata. La “scelta espressiva” è essenzialmente quella paesaggistica, inizialmente, con tecnica ad olio e, successivamente, con gli acquerelli. La pausa di riflessione, di cui parlavo prima, è stata comunque come una lunga ricerca, fatta in “adolescenza” che mi ha portato ad una maturità espressiva che è sempre in continuo divenire”.

giovedì 3 novembre 2016

Marius Ashblow e il suo estro

La continua evoluzione di Marius Ashblow
A cura di Silvia Ferrara


Il percorso artistico del geniale Marius Ashblow è in perpetuo cambiamento: l’arte è una componente spesso presente nella sua vita. In età scolare Ashblow si avvale di tecniche tradizionali come l’olio e l’acquerello creando raffigurazioni piuttosto classiche, tra le quali i paesaggi e le nature morte.
Il classicismo “sta stretto” a Marius così decide di creare nuove forme, tentando strade nuove attraverso la tridimensionalità e l’originalità del mondo digitale.
Proprio tale “universo astrale “ permette all’artista di allontanarsi dalla mera descrittività di un soggetto per immergersi in un “luogo” virtuale ove sussiste un’ espressione di continuo rinnovamento. 
Le atmosfere che nascono talvolta rivelano una componente più realistica tal’altre più fantasiosa : questi mondi paralleli creano un’interiorizzazione da parte del pubblico che evoca “percezioni dell’animo”.
Così attraverso le opere nascono singolari concettualità digitali, facendo scomparire altre percezioni intellettive.
Il percorso artistico di Marius Ashblow si arricchisce di anno in anno con la partecipazione a mostre di pregio e a tal proposito cito “InternationArt in Venice”, a Ca’Zanardi, a Venezia. La sua ultima partecipazione richiama proprio “Paratissima XII” in esposizione dal 2 al 6 novembre’16 presso Torino Esposizioni.

A tal proposito desidero proporle una breve intervista:

1-         “Marius Ashblow” , ricordo una citazione sull’arte che desidera anche un po’ una provocazione per la medesima. “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”. Questa frase del celebre Picasso fa capire certamente l’importanza dell’Arte nella nostra vita e in tutti i tempi storici. Il suo modo di “donare arte al pubblico” è singolare, sublime, cosa ne pensa a tal proposito e quanto è importante l’arte nella sua quotidianità?

R: “Ho sempre pensato che l’Arte avesse il grande pregio di accomunare le persone in qualunque modo, tempo o spazio. Credo sia un ascensore dove chiunque possa salire per assurgersi alle più alte vette spirituali ed emozionali annullando il gap tra ceti sociali e generazioni. Nella mia quotidianità l’arte è trasposta e viaggia in parallelo con le mie mansioni quotidiane e il tutto si interscambia quotidianamente”.


2-         Il suo percorso artistico è già ricco di importanti esperienze, ci vuole menzionare un commento personale su quest’ultima partecipazione a Paratissima XII?

R: “Paratissima è arte universale, è per tutti ed è una risposta popolare, non elitaria di certa arte e dunque un fenomeno di massa che ci avvolge e ci coinvolge in questi tempi cosiddetti “social””.

3-         Nella prima parte del cammino pittorico, da sempre appassionato d’arte ha seguito un certo classicismo, mentre in seguito ha scoperto una “digital art” molto espressiva: ogni cambiamento rivela un arricchimento interiore dell’animo umano. Nascono nuovi orizzonti artistici. Com’è nato tale cambiamento e verso quale nuovo orizzonte secondo il suo parere la condurrà?

R: “Io volevo ottenere lo scopo di un’arte fatta da tutti e per tutti; con un pc ed un semplicissimo programma di paint con anche un mouse chiunque può essere e divenire artista di se stesso. Ho scelto questo stile nel momento in cui ho scelto di vettorializzare la mia vita”.

4-         Il colore è per lei un’importante fonte di comunicazione, le permette un po’ di oltrepassare la bidimensionalità per immergersi in un mondo esplorativo tridimensionale ove ci si allontana da vincoli intepretativi. Talvolta il vissuto si insinua tal’altre nasce un’indefinibile cammino fantasioso. Quale parte prevale, cenni che aderiscono alla realtà o fantasia?

R: “Cito Kandinskij di cui sono un grande fan “Il nero è la chiusura della vita (the close of life), il colore è infinito, eternità, reincarnazione di vita”. “L’anima si evolve di vita in vita” come diceva il grande Alce Nero, sciamano dei Sioux “Il colore è un viaggio che ci porta dall’infanzia all’infanzia, realtà e fantasia viaggiano sul medesimo treno”.


5-         Ritiene le sue opere più essenziali o caratterizzate da “filtri emotivi” che tendono a trasformare la realtà? Cosa ne pensa a tal proposito?


R: “La realtà è percepita da ciascuno di noi a modo suo, la mia realtà non è la tua realtà ma stiamo vivendo la stessa realtà, può sembrare una provocazione ma il filtro emotivo siamo noi: quando si vettorializza un’opera, si dà ad un file il modo di vivere molteplici realtà ma il file di partenza è sempre quello”.