La continua evoluzione di
Marius Ashblow
A cura di Silvia Ferrara
Il percorso artistico del
geniale Marius Ashblow è in perpetuo cambiamento: l’arte è una componente
spesso presente nella sua vita. In età scolare Ashblow si avvale di tecniche
tradizionali come l’olio e l’acquerello creando raffigurazioni piuttosto
classiche, tra le quali i paesaggi e le nature morte.
Il classicismo “sta stretto”
a Marius così decide di creare nuove forme, tentando strade nuove attraverso la
tridimensionalità e l’originalità del mondo digitale.
Proprio tale “universo
astrale “ permette all’artista di allontanarsi dalla mera descrittività di un soggetto per immergersi in un “luogo”
virtuale ove sussiste un’ espressione di continuo rinnovamento.
Le atmosfere che nascono
talvolta rivelano una componente più realistica tal’altre più fantasiosa : questi
mondi paralleli creano un’interiorizzazione da parte del pubblico che evoca
“percezioni dell’animo”.
Così attraverso le opere
nascono singolari concettualità digitali, facendo scomparire altre percezioni
intellettive.
Il percorso artistico di
Marius Ashblow si arricchisce di anno in anno con la partecipazione a mostre di
pregio e a tal proposito cito “InternationArt in Venice”, a Ca’Zanardi, a
Venezia. La sua ultima partecipazione richiama proprio “Paratissima XII” in
esposizione dal 2 al 6 novembre’16 presso Torino Esposizioni.
A tal proposito desidero
proporle una breve intervista:
1-
“Marius Ashblow”
, ricordo una citazione sull’arte che desidera anche un po’ una provocazione
per la medesima. “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di
tutti i giorni”. Questa frase del celebre Picasso fa capire certamente
l’importanza dell’Arte nella nostra vita e in tutti i tempi storici. Il suo
modo di “donare arte al pubblico” è singolare, sublime, cosa ne pensa a tal
proposito e quanto è importante l’arte nella sua quotidianità?
R: “Ho sempre pensato che l’Arte avesse il
grande pregio di accomunare le persone in qualunque modo, tempo o spazio. Credo
sia un ascensore dove chiunque possa salire per assurgersi alle più alte vette
spirituali ed emozionali annullando il gap
tra ceti sociali e generazioni. Nella mia quotidianità l’arte è trasposta e
viaggia in parallelo con le mie mansioni quotidiane e il tutto si interscambia
quotidianamente”.
2-
Il suo percorso
artistico è già ricco di importanti esperienze, ci vuole menzionare un commento
personale su quest’ultima partecipazione a Paratissima XII?
R: “Paratissima è arte universale, è per
tutti ed è una risposta popolare, non elitaria di certa arte e dunque un
fenomeno di massa che ci avvolge e ci coinvolge in questi tempi cosiddetti
“social””.
3-
Nella prima parte
del cammino pittorico, da sempre appassionato d’arte ha seguito un certo
classicismo, mentre in seguito ha scoperto una “digital art” molto espressiva:
ogni cambiamento rivela un arricchimento interiore dell’animo umano. Nascono
nuovi orizzonti artistici. Com’è nato tale cambiamento e verso quale nuovo
orizzonte secondo il suo parere la condurrà?
R: “Io volevo ottenere lo scopo di un’arte
fatta da tutti e per tutti; con un pc ed un semplicissimo programma di paint
con anche un mouse chiunque può essere e divenire artista di se stesso. Ho
scelto questo stile nel momento in cui ho scelto di vettorializzare la mia
vita”.
4-
Il colore è per
lei un’importante fonte di comunicazione, le permette un po’ di oltrepassare la
bidimensionalità per immergersi in un mondo esplorativo tridimensionale ove ci
si allontana da vincoli intepretativi. Talvolta il vissuto si insinua tal’altre
nasce un’indefinibile cammino fantasioso. Quale parte prevale, cenni che
aderiscono alla realtà o fantasia?
R: “Cito Kandinskij di cui sono un grande fan “Il nero
è la chiusura della vita (the close of life), il colore è infinito, eternità,
reincarnazione di vita”. “L’anima si evolve di vita in vita” come diceva il
grande Alce Nero, sciamano dei Sioux “Il colore è un viaggio che ci porta
dall’infanzia all’infanzia, realtà e fantasia viaggiano sul medesimo treno”.
5-
Ritiene le sue
opere più essenziali o caratterizzate da “filtri emotivi” che tendono a
trasformare la realtà? Cosa ne pensa a tal proposito?
R: “La realtà è percepita da ciascuno di noi a modo
suo, la mia realtà non è la tua realtà ma stiamo vivendo la stessa realtà, può
sembrare una provocazione ma il filtro emotivo siamo noi: quando si
vettorializza un’opera, si dà ad un file il modo di vivere molteplici realtà ma
il file di partenza è sempre quello”.
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