La raffinatezza
dell’acquerello
A cura di Silvia Ferrara
Francesco Pastore è nativo di
Cosenza, nella splendida terra Calabra. Il suo percorso pittorico è ricco di
studi artistici tra i quali desidero menzionare la laurea in D.a.m.s.
(disciplina delle arti, della musica e dello spettacolo) e la specializzazione
in restaurazione di manufatti artistici.
Le sue vicende pittoriche si
arricchiscono di anno in anno e tra le ultime esposizioni ricordo
“InternationArt in Venice” presso Ca’Zanardi a Venezia: la sua passione per la
figurazione si nota fin dai primi bellissimi quadri: gli scorci di natura, i
paesaggi sono rappresentati con una superba maestria e in alcuni lavori è
presente una singolare stratificazione di
cromatismi che veicolano il pubblico in un mondo tridimensionale.
Una nota citazione del famoso
Paul Klee rappresenta l’arte di Francesco Pastore: “L’arte non riproduce ciò
che è visibile, ma rende visibile ciò che non lo è”.
Tale affermazione pone in
risalto come proprio l’arte sia importante per Pastore: la tradizione pittorica
si plasma attraverso tratti distintivi e il gesto artistico si allontana da
“convenzioni” per immergersi in un mondo molto espressivo ove sussiste un
dualismo fra l’animo e il corpo.
Il pubblico, guardando le sue
opere, prova emozioni forti che cambiano seguendo la propria sensibilità
d’animo: è presente una forte comunicatività ed una rara potenza espressiva. La
tecnica dell’acquerello è quella più utilizzata nelle opere e si può di certo
affermare che la pittura narra un po’ la sua storia: una storia fatta di
passione, di estasi pittorica.
I paesaggi sono delicati, ricchi di poesia, di
luce, quest’ultima di varia intensità, di differenti fasi luminose: le opere
non sono mai statiche, sono in continua evoluzione.
Le rivolgo qualche domanda:
1: “Francesco Pastore, le sue
opere di frequente paesaggistiche, sembrano di lavoro in lavoro acquisire una
passione impetuosa che nel pubblico suscita emozione e curiosità. La sua arte
pare scorrere come in fiume d’acqua impetuoso. Come definirebbe il suo modo
d’esprimersi, più gestuale o più riflessivo?”
R: “Parte sempre da
qualcosa di riflessivo che si trasforma poi in un eccesso di gestualità che si prova,
man mano, andando avanti col lavoro e con
la tavolozza sottomano”.
2: “Osservando la sua tecnica
di acquerellista si rimane piacevolmente incantati: quasi d’incanto appaiono i soggetti,
i paesaggi, come se nascessero da un’atmosfera che suscita emozione. Come nasce
la sua passione per tale tecnica così raffinata e come esterna il suo mondo
interiore?”
R: “Paradossalmente,
inizialmente, la tecnica dell’acquerello non mi era tanto affine. La passione
nacque, qualche anno addietro, a seguito di un viaggio in Provenza che mi aprì
una visione pittorica, oserei dire, quasi magica. Dice bene, nella prima
domanda: come “in fiume d’acqua impetuosa” perché tutto partì da lì,Fontaine-de-Vaucluse, sempre
in Provenza, dove il Petrarca si ispirò alle “chiare, fresche e dolci acque”.Ecco
le sensazioni che vorrei trasmettere, attraverso i miei acquerelli, sono
proprio quelle emozioni piacevoli che si provano nel vedere chiare, fresche e
dolci acque”.
3: “Così dichiara il noto
artista Itten: “Uno studio approfondito dei colori è uno strumento eccellente
per sviluppare la propria umanità e per acuire la sensibilità delle necessità interiori”. Come commenta tale
affermazione? E’ molto importante per lei il colore?”
R: “E’ un po’ quello
che accade in natura. Il miracolo, quotidiano, dell’alternanza dei colori,
grazie alla luce, suscita emozioni diverse in ogni essere umano. Il colore è
fondamentale. Senza colore il mondo sarebbe in bianco e nero. In natura, ho
sempre attribuito positività al colore e negatività al grigiore e dato che il
mio spirito è a colori, la mia “necessità interiore” è quella di suscitare sensazioni
a colori, quindi positive, agli altri, anche tramite le mie opere”.
4: “Alcune opere constano di
un equilibrio cromatico e una gestualità razionale, altre sono rievocative di
una gestualità più riflessiva: è concorde con me e ci può spiegare come accade
questo cambiamento?”
R: “Si concordo
pienamente con riflessione fatta. Questo dipende spesso dagli stati d’animo con
cui si “affronta” l’opera dall’inizio. Anche se poi è tutto un continuo
divenire ed un susseguirsi di gesti espressivi e cromatici che possono variare
all’istante. A volte, per es. sono convinto di voler utilizzare un rosso forte,
ma poi improvvisamente scelgo di variare con un colore completamente opposto a
quello del rosso. La razionalità mi suggerisce di utilizzare il rosso, ma poi
il riflesso mi porta ad utilizzare un altro colore perché in quel momento, per
me, ci sta bene quel colore e fa stare bene anche il mio stato d’animo. Quindi
così faccio. E’ sempre un susseguirsi di razionalità e gestualità”.
5: “Ci può svelare qualche
segreto sul suo cambiamento in alcune parti del percorso pittorico?”
R: “I cambiamenti,
come credo quelli di ogni essere umano, spesso variano a seconda delle proprie
esperienze vissute e dalle proprie percezioni sensoriali. Per quanto mi
riguarda, vista la mia passione per l’arte, è un percorso partito, inizialmente,
da un fattore prettamente tecnico, a seguito degli studi sostenuti, che poi ha
avuto come una sorta di pausa di riflessione che, successivamente, è maturata
in età più avanzata. La “scelta espressiva” è essenzialmente quella
paesaggistica, inizialmente, con tecnica ad olio e, successivamente, con gli
acquerelli. La pausa di riflessione, di cui parlavo prima, è stata comunque
come una lunga ricerca, fatta in “adolescenza” che mi ha portato ad una
maturità espressiva che è sempre in continuo divenire”.
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