lunedì 27 febbraio 2017

Il desiderio di fermare il tempo

L’immediatezza della fotografia
A cura di Silvia Ferrara


Il 25 febbraio alle ore 18 si è inaugurata l’esposizione dal titolo “Un tocco di eternità tra fotografia e pittura” presso la raffinata Torino Art Gallery di via Vanchiglia n.6, diretta con maestria da Vito Tibollo. Desidero  “raccontarvi” un po’ degli artisti che espongono in tale mostra iniziando da una famosa citazione:  “Ho fatto delle foto. Ho fotografato invece di parlare; ho fotografato per non dimenticare, per non smettere di guardare”.
Tale citazione di Pennac, noto scrittore francese, ci immerge con immediatezza nel mondo della fotografia , un universo interiore ove ogni scatto riflette uno stato d’animo riflessivo. Infatti nell’attimo in cui nasce lo scatto, sorge un momento di eternità che racchiude una continua mutevolezza, pone in risalto soggetti, atmosfere che fanno pensare ad un viaggio. Nella fotografia c’è dunque un attimo in cui si coglie “un’essenza” e la mano la immortala con la macchina: in tali opere si desidera andare oltre e notare come ogni artista faccia nascere la sua opera con un atto “differente”, talvolta rivoluzionario che dona al pubblico qualcosa in più rispetto ai canoni del mondo della fotografia. Allontanandosi dunque dagli scatti più semplici, i fotografi che espongono questa sera creano un universo alternativo, ove le forme catturate con maestria svelano con naturalezza l’invisibile, ciò di cui il nostro animo quotidianamente si nutre.
Desidero ora addentrarmi in alcuni particolari degli artisti che partecipano.
Francesco Pastore nasce a Cosenza, nella bella terra calabra. Il suo cammino artistico ricco di studi nel settore e di partecipazioni ad importanti eventi, lo vede protagonista anche nella fotografia. Le sue opere richiamano attimi emozionanti rubati alla natura e si nota come desideri cogliere non solo uno scatto del mondo voglia creare un aspetto simbiotico con esso. Tale sensazione di “mistero” crea una consapevolezza di esser giunti ad un’emozione unica.
Paola Parodi nasce a Novi Ligure. Scopre la fotografia quando, come lei stessa commenta “ho capito che avrei potuto guardare le cose di ogni giorno da un punto di vista diverso.” Il suo motto è “Less is more”, è affascinata dai dettagli, spazi aperti, architettura. Le opere fotografiche presentate rapiscono il pubblico evocando una sorta di “ispirazione cosmica” che rievoca uno spazialismo fotografico imponente. S’intravede una perpetua esplorazione.
Santo Zoccali, calabrese di nascita e torinese d’adozione vive a Torino dal 62. Da sempre ama la fotografia con passione e fotografa la natura, i paesaggi e panorami suggestivi. Nelle sue opere è presente un percorso di riflessione che si estrinseca in vari modi: ogni scatto immerge il fruitore in un mondo colmo di emozioni istantanee. Ciò che si nota è come un continuo suo cambiamento dello scatto fotografico ponga in risalto un mondo sinfonico, ricco di poesia e lirismo.
Luca Sterpone scopre la sua passione per la fotografia con sorpresa e curiosità. Ciò che si può notare guardando le sue foto è come dietro ad un paesaggio, uno scorcio di natura sussista il suo desiderio di catturare l’animo del luogo o del soggetto. L’artista non desidera solo fermare l’attimo dello scatto ma creare un viaggio lirico ove le emozioni fluttuano con forza. Il fotografo coglie e respinge, un continuo dualismo si evolve in un’allegoria istintiva.
Bruna Vietri è qui presente con Grazia Novelli, le quali sono state protagoniste di un progetto espositivo con Patrizia Falconetti a Ca’Zanardi, a Venezia intitolato “Over the roots & inside the Trees”. Vietri nasce a Novara e un po’ casualmente “porta i suoi passi” in Lombardia, Svizzera e Francia. Cantante, musicista, lettrice per vocazione propone opere fotografiche che richiamano un’intensa bellezza ed “espressione dell’animo”. I volti proposti rimandano al sentimento, l’armonia e la dissonanza, una rara “setosità” del soggetto.
Massimo Fogli è di Torino, dopo gli studi ad indirizzo fotografico persegue la passione per la fotografia anche se subisce un po’ il passaggio dall’analogico al digitale. Un viaggio in Polonia risveglia tale forte passione. Le sue opere sono principalmente in bianco e nero e rimandano al genere “street” : la sua espressività interiore è molto forte e pone in evidenza una fotografia contemporanea individualistica ove la particolarità della tematica emerge con forza.
In tale esposizione abbiamo chiesto ad alcuni artisti che hanno già esposto nella scorsa collettiva di continuare in permanenza.
Margherita Caliendo, nativa della Svizzera e appassionata di pittura, fin da molto presto. Dopo aver frequentato studi artistici, si dedica con passione all’arte “in toto”, insegnando attualmente storia dell’arte. Le sue opere sono molto intimistiche, desiderano richiamare l’animo anzidetto e pongono riflessioni su come l’uomo crei un rapporto simbiotico e unico con ciò che lo circonda. L’intensità segnica è fortissima.
Giovanna Sinatra nasce ad Acate, in provincia di Ragusa, un paese ricco di storia. Giunge in Piemonte a Rivoli negli anni ’60. Piano si delinea il suo percorso di vita che fin da piccola ricerca una sorta di indipendenza, con il desiderio di migliorarsi, sempre. E’ una pittrice che sa esprimere il suo cuore attraverso un’arte pulsante ove i soggetti sono esaltati da eleganza e da un ritmo coinvolgente: lo sguardo, i sensi del pubblico sono rapiti e il carico emotivo tocca gli accordi più profondi.
Marco Zaia dopo aver conseguito il diploma di maturità artistica in progettazione plastica a Vercelli, partecipa con buon successo a collettive in Vercelli proponendo opere scultoree di materiale vario. Dopo la laurea e vari studi dal 2015 si dedica con passione al proprio laboratorio artistico. Attraverso la sua arte Zaia esprime se stesso con uno stile ove viene svelato un mondo parallelo; è presente un soffio generatore di vita.
Dino Acciaro è nativo di Milano. Dal 2004 s’immerge nello splendido mondo dell’arte: le tecniche si diversificano parecchio e sia la materia che il colore esprimono la passione di Acciaro per un’arte originale, suggestiva. Le sue opere esaltano un’accezione intimistica dell’arte, proiettata verso una chiave post-moderna.

La mostra perdura fino al 24 marzo. Da non perdere e immergere il proprio animo in ogni singola opera.

martedì 14 febbraio 2017

Assonanze e dissonanze di Alsa

La luce allegorica di Alfredo Saviola
A cura di Silvia Ferrara


Alfredo Saviola nasce a Viadana, in provincia di Mantova, figlio d’arte, mostra fin molto presto un’intensa passione per l’arte. La sua espressione pittorica si delinea in una pluralità di mondi paralleli, ora più figurativi, ora più astratti, per narrare al pubblico ciò che immediatamente non è visibile.
Una nota citazione racconta in parte l’arte di Saviola: “E’l’arte suprema dell’insegnante, risvegliare la gioia della creatività e della conoscenza”.
Le opere di Alfredo Saviola richiamano il desiderio dell’artista di “teorizzare” e ricercare una nuova arte che cattura anche il pubblico più distratto.
La sua ricerca si svincola dalla staticità per addentrarsi in un dinamismo pittorico che richiama una “luce allegorica”. Ogni opera nasce come un “racconto” che rimanda talvolta un mondo più realistico, tal’altre più fantasioso e colmo di un ritmo compositivo unico.
Alsa (nome d’arte di Saviola) è un artista che si allontana da un linguaggio banale per addentrarsi in un sentiero colmo di profonda contemplazione e un’intensa forza suggestiva.
Le raffigurazioni artistiche sono di chiara natura post-moderna e le immagini proposte rimandano ad una contemporaneità ricca di luce che acquista un importante senso di spiritualità. Si nota dunque un alternarsi tra sacro e profano, un “auscultare” il proprio fanciullino interiore che è presente un po’ in ciascun nostro animo.
Non sussiste imitazione di artisti famosi, le tematiche scelte da Saviola esprimono un sentimento di forte originalità che si allontana da falsi concettualismi. Il suo codice espressivo è unico.
A tal proposito desidero porle alcune domande:

1: “Ho potuto notare un continuo cambiamento nel percorso artistico, ci sono opere che paiono descrivere un universo interiore dell’uomo ricco di difficoltà e peripezie. E’ d’accordo con me e se si ci descrive come nasce tale creatività così simbolica?”

R: Nasce dal fatto di esternare con linee simboliche che creano figure intellettualmente profonde atte a significare i demoni che ognuno di noi  si porta dentro : si desidera amplificare la situazione  mondiale  al giorno d'oggi  piena di contraddizioni non a tutti comprensibili.



2: “C’è un altalenarsi tra sacro e profano nelle sue opere?”

R: Sì, voglio fare comprendere al mondo che non esiste sacro e profano ma sono la stessa cosa.

3: “Il suo mondo espressivo è refrattario ad ogni convenzione artistica: il gesto è fulmineo e con passione pare ricordare un soffio generatore di vita. Dunque viene richiamato un gesto primordiale,  e le domando come nasce gestualità?”

R: La gestualità nasce con la rabbia interiore causata dalla negativa  situazione  attuale che esiste nel mondo trasmessa con i colori e pennelli su tela: voglio provocare sensazioni  immediate  in grado cosi di farle comprendere alla sensibilità  delle persone.


4: “Esistono delle metafore per i soggetti da lei rappresentati?”

R: Si, ciò è di difficile comprensione  per chi  non è in grado di vedere con i propri occhi.



5: “Si può intravedere una sublime sensibilità pittorica che coinvolge il colore in modo totalizzante: quanto è importante per lei il colore?”

R: Il colore  è importante  solo in parte per l'astrattismo: per quanto concerne le opere figurative  il colore non è importante  ma sono fondamentali i tratti neri  che creano queste figure  occulte simbolo  del nostro malessere  mondiale.