Un perpetuo nutrimento dell’animo
A cura di Silvia Ferrara
Un perpetuo nutrimento dell’animo
A cura di Silvia Ferrara
“L’arte
nutre l’anima, coinvolge le emozioni e libera lo spirito, e questo può
incoraggiare le persone a fare qualcosa solo perché vogliono farlo”. Tale
citazione del noto scrittore e drammaturgo Bernie Warren richiama l’importanza
dell’arteterapia e a tal proposito desidero parlarvi di un grande progetto che
si realizza anno dopo anno, ideato e curato dalla dottoressa psicologa e
psicoterapeuta Josephine Ciufalo.
Ho
avuto la grande fortuna di conoscerla ad un’esposizione presso una galleria del
centro di Torino e ho avvertito fin da subito una sua intensa esperienza
professionale e una delicata sensibilità rivolta verso chi ha bisogno.
La
Ciufalo da dieci anni si occupa di arteterapia
con l’utilizzo di burattini: attraverso alcuni studi e grazie anche alla sua
esperienza in vari ambiti viene creato e utilizzato il burattino che permette
di esprimere la parte più recondita di sé.
Proprio
la dottoressa in una sua intervista così commenta: “Attraverso il burattino e
un percorso di drammatizzazione e dunque un excursus del vissuto si proietta
una parte di sé”.
Josephine
Ciufalo promuove e applica tale percorso di arterapia in vari ambiti ovvero in
case di riposo, in comunità terapeutiche, nelle carceri: l’associazione
“Insieme al Margine” di Monale in provincia di Asti ha festeggiato recentemente
i 10 anni di attività e ciò che ho potuto notare è come tra il gruppo di lavoro
e la dolce dott.ssa Ciufalo sia nato in molte occasioni un rapporto amichevole,
di affiancamento per “affrancarsi” da un percorso di vita difficile.
A
tal proposito desidero porle qualche domanda:
1:
“Ripercorrendo alcune tappe del suo percorso dedicato all’arteterapia e i
burattini, ho potuto constatare come il suo obiettivo sia far emergere una
sorta di “immagine interna” che riflette il sogno dell’animo nella vita
quotidiana. E’ concorde con me e se si come commenta a tal proposito? Che tipo
di espressione cognitiva desidera creare?”
L’arteterapia
con i burattini è una metodologia terapeutica completa che prevede l’utilizzo
dei burattini e delle storie. Tale forma terapeutica utilizza la manualità, la creatività
e la drammatizzazione per aiutare l’individuo a esprimere emozioni e
sentimenti, sviluppare le risorse personali e migliorare le capacità di
relazione con gli altri.
L’arteterapia
con i burattini permette a chi lo utilizza l’attivazione di diverse sfere:
corporea (propriocezione, udito, vista, tatto), cognitiva, emotiva. Tale
attivazione è presente nel percorso di costruzione del burattino, contempla
tutte le diverse fasi della metodologia di lavoro e caratterizza, infine, il
momento in cui si mette in scena il burattino (ovvero quando lo si manipola con
la mano).
Lo
scopo dell’arteterapia con i burattini non è quello di produrre manufatti e
opere d’ingegno di alto livello artistico; piuttosto, quanto creato (i
burattini e le storie drammatizzate) viene considerato come veicolo per
esprimere in forma mediata il proprio mondo interno.
I
partecipanti ad un gruppo di arteterapia con i burattini hanno la possibilità
di dare forma concreta alla propria esperienza, di oggettivarla tramite
qualcosa di visibile e tangibile. L’oggettivazione della propria esperienza
consente al paziente di poter osservare il proprio mondo interno come se fosse
qualcosa di separato da sé. Questo spazio intermedio tra soggettivo ed
oggettivo e, in definitiva, tra mondo interno e mondo relazionale esterno,
diventa uno spazio di crescita, di comprensione e di elaborazione della propria
esperienza, uno “spazio transizionale” (Winnicott, 1961) a disposizione del
soggetto.
2:
“Dottoressa Ciufalo, in alcuni suoi commenti a riguardo dei burattini e del
loro meraviglioso percorso che ha creato con i pazienti, si nota in modo
evidente come la creazione dei burattini stessi dona una certa identità al
problema che sta all’origine. Mi racconta come nascono tali burattini e quali
sono le persone alle quali ha destinato tale cammino?”
L’arteterapia con i burattini permette
alla persona:
- di esprimere il proprio mondo interno
attraverso simboli, immagini, colori e materie prime;
- di contrastare la tendenza ad
esprimere in forma somatica tutta una gamma di emozioni e vissuti negativi,
compresi vissuti ansiosi e depressivi; ciò attraverso l’offerta di un canale
comunicativo alternativo e complementare al linguaggio verbale, che offra la
possibilità di sopperire al deficit di simbolizzazione di tali soggetti;
- la sperimentazione di nuovi modi di
relazionarsi con se stessa, gli altri e i gruppi di riferimento: ciò attraverso
la mediazione del burattino, inteso come personaggio che agisce, si esprime e
si evolve all’interno di un contesto narrativo e di dialettica continua con se
stesso e il mondo circostante.
Non si può
indicare un percorso standard di arteterapia con i burattini, ugualmente valido
e applicabile in ogni contesto: ciò perché ogni gruppo di persone ha delle
caratteristiche cliniche diverse. Sta all’abilità del terapeuta individuare
quello più idoneo per quel determinato gruppo poiché ogni gruppo di arteterapia
è diverso dall’altro. Di seguito si riportano le fasi di uno dei diversi
percorsi attivati nel corso dei dieci anni di esperienza clinica.
I
Ogni persona viene
invitata a rappresentare graficamente (attraverso l’utilizzo di colori a
tempera e fogli) un soggetto/tematica di proprio interesse.
II Ogni
componente del gruppo realizza un burattino (con legno, das, stoffe, lane,
bottoni o altro materiale disponibile).
III Il prodotto
grafico realizzato in precedenza serve da spunto per inventare un racconto:
ogni persona inventa una storia sulla base di ciò che ha raffigurato e del
burattino realizzato.
IV I burattini
vengono utilizzati per drammatizzare il racconto. Saranno i componenti del
gruppo ad occuparsi dell’attribuzione dei ruoli e dei personaggi.
A queste fasi ne va aggiunta una
quinta (V), imprescindibile e trasversale a tutte le restanti quattro, di
commento e condivisione dei vissuti.
Da dieci anni utilizzo la tecnica
dell’arteterapia con i burattini nei
percorsi formativi, in gruppi composti da persone che vogliono, attraverso
l’arte, ri-scoprire delle parti nascoste di sé, nelle scuole, nelle case di
riposo, nelle comunità per pazienti psichiatrici, nelle carceri
3:
“Se facciamo un breve viaggio storico
dal periodo dell’Illuminismo in avanti, la mente e in genere l’aspetto
intellettivo hanno avuto una sorta di privilegio rispetto all’atto creativo.
L’arteterapia si riappropria della creatività, della fantasia: come commenta
tale mia affermazione?”
Fin
dall’antichità la storia delle arti creative si è spesso intrecciata con quella
della salute mentale. Gli antichi Egizi incoraggiavano le persone affette da
disturbi mentali a “perseguire interessi artistici e frequentare concerti e
balletti”.
E’
nel XX secolo che vennero mossi i primi passi verso l’arteterapia, intendendo
l’opera artistica come l’espressione delle parti profonde dell’individuo. Dal
1950 l'arteterapia iniziò ad avere un suo peso nella cura della malattia
mentale, inizialmente come terapia individuale, per poi successivamente
espandersi al gruppo, orientandosi verso
metodi di espressione non verbale. Margaret Naumburg, psicoanalista e seguace
di Freud, è considerata la fondatrice dell’Arteterapia in America (Art Therapy),
e scrive: “il processo dell’arteterapia si basa sul riconoscere che i
sentimenti e i pensieri più profondi dell’uomo, derivati dall’inconscio,
raggiungono l’espressione di immagini, piuttosto che di parole”. Le immagini
esprimono i conflitti che in questa nuova forma di espressione artistica
diventano più comprensibili, e quindi più facilmente risolvibili. Ciò che gioca
un ruolo importante nel processo è la
relazione terapeuta-paziente e il prodotto artistico diviene lo strumento che
rafforza tale relazione. Nel XX secolo cambiano le arti, in maniera analoga a
quanto avviene nel romanzo, passando da una realtà oggettiva del XIX secolo ad
una realtà soggettiva. Il focus diventa l’individuo; vi è una riappropriazione
del soggetto, del suo mondo soggettivo, della realtà delle cose che la persona
porta dentro di sé. Nell’arteterapia il soggetto esprime la sua realtà
interiore soggettiva.
4:
“So che lei è un’estimatrice del noto Giorgio Faletti. Vorrei proporle un suo
aforisma: “Le cose non sono così semplici, non lo sono mai state. Scegliere la
strada più facile è solo un modo poco più onorevole per fuggire”. Vuole porre
un suo parere e come nasce tale suo legame?”
Sicuramente fare arteterapia con i burattini
non è così semplice, per quanto lo possa sembrare, soprattutto se la si fa con
gli adulti poiché in Italia il burattino è confinato ad un pubblico infantile. Se
non si ha la giusta padronanza dello strumento, si finisce infatti con l’essere
ridicolizzati. Ricordo quando sette anni fa in una comunità terapeutica un
paziente mi disse: “Sono finito a fare i burattini, ho sempre spacciato
sostanze, se mi vedessero quelli della piazza!”. In un percorso clinico, solo
dopo aver creato l’alleanza terapeutica con il gruppo si ha la strada in
discesa: non è affatto semplice se non si possiede un’adeguata formazione e professionalità.
Faletti è il mio artista di riferimento
perché è poliedrico, e chi fa arteterapia con i burattini deve essere una persona
poliedrica in quanto deve saper scrivere, dipingere, suonare…
Dal libro “La piuma”, opera postuma di Giorgio Faletti, è
nato, uno spettacolo di teatro d’ombre e burattini denominato “La piuma… e il
suo viaggio”. Per questo progetto sono stati attivati cinque percorsi di
arteterapia che hanno coinvolto: bambini delle scuole primarie, anziani
residenti nelle case di riposo, persone con disagio psichiatrico, persone del
territorio astigiano, detenuti ed ex detenuti. Ogni realtà sociale si è
occupata di aspetti diversi (realizzazione del copione, dei burattini, delle
ombre, delle scenografie) ma tutti i gruppi avevano lo stesso denominatore: la
ricerca della speranza e la forza interiore del cambiamento. I risulti sono
stati più che positivi: il progetto ha funzionato, e sta ancora crescendo, perché
la speranza non muore ma continua a crescere. Con la Compagnia “In Volo” stiamo
“portando” lo spettacolo in dieci carceri Italiane.
“La piuma” è una
favola morale che rappresenta in maniera semplice e diretta, e proprio per
questo con esiti di grande efficacia, temi e argomenti che toccano la
condizione umana e la definiscono nella sua essenza.
5:
“Mi darebbe un’anticipazione dei suoi eventi futuri?”
Lo
spettacolo “La piuma e il suo viaggio” sarà rappresentato all’interno delle
carceri italiane per portare la speranza nei luoghi chiusi. Portarla, con umiltà, bussando prima di
entrare, e chiedendo se qualcuno è interessato a guardare un po' di cielo,
laddove si è invece portati a pensare che non ci sia abbastanza spazio per
l'azzurro e per il vento.
Nell’autunno saranno presentati i lavori svolti nei
diversi laboratori di arteterapia, tra cui Tigro, un grande pupazzo (alto tre
metri), attraverso dei flash mob all’interno delle città coinvolte.
Stiamo lavorando alla realizzazione del museo dei
burattini e delle figure animate realizzate in dieci anni di esperienza di
arteterapia nei diversi contesti sociali.
Sempre
in autunno sarà presentato il nuovo spettacolo di teatro fisico con i piedi “Il
gioco della vita”, un progetto realizzato con l’Associazione “La Brezza” e i
detenuti della Casa di Reclusione di Asti.
A
dicembre sarà pronto lo spettacolo “La vera storia dell’uomo Fiammifero” nato
nelle case di riposo e nelle scuole del territorio.
Si lavorerà
alla VIII Edizione del Teatro GenerAzione, un teatro dove diverse generazioni
lavorano insieme per creare delle “azioni” teatrali.
E’
prevista l’uscita del libro: “L’arteterapia con i burattini nelle case di
riposo”. Inoltre, a Giugno si allestirà una mostra di quadri realizzati con
materiali plastici come il silicone e il poliuterano, che rappresentano i temi
delle fiabe dei fratelli Grimm e… abbiamo in programma tantissimi altri eventi!
6: "Il suo mondo artistico si
delinea con una profonda intuizione e molte sue opere, sono create con
materiale di recupero, ponendo in risalto una sorta di soffio generatore di
vita. Come nasce il suo gesto pittorico? E' solita associare dei sentimenti al
suo gesto pittorico oppure un percorso artistico più intuitivo?"
R: La vita è già presente in ogni fase del processo creativo,
anzi sicuramente lo precede. I materiali di riciclo sono già profondamente
intrisi di elementi vitali. Il mio ruolo è quello di dare forma ad essi, far sì
che ri-acquisiscano consistenza,
ri-trasformando il soffio impalpabile
della vita in immagini ben ri-conoscibili e percepibili dai sensi. Il
sentimento è certamente l’elemento unificante di tali processi.
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