I tocchi simbolici di Corrado
Alderucci
A cura di Silvia Ferrara
Illustri maestri hanno
guidato l’estro di Corrado Alderucci, come il noto Pontecorvo, dopo gli studi
artistici a Torino e in seguito anche il maestro Bercetti. Nativo di Avola, in
provincia di Siracusa, dopo essersi trasferito a Torino e aver frequentato con
ottimo esito gli studi artistici, ha intrapreso un cammino pittorico
partecipando successivamente a varie esposizioni sia in Italia che all’estero e
non per ultimo desidero menzionare la sua partecipazione alla innovativa
edizione di “Paratissima 13-Superstition” che quest’anno ha una nuova location,
la ex Caserma La Marmora in zona centrale a Torino.
In tale evento che s’inaugura
il 1 Novembre si desidera porre in evidenza alcuni artisti attraverso uno
spazio più ampio in una sezione a loro dedicata selezionati da esperti
curatori; Corrado Alderucci fa parte di tale progetto con 4 opere molto
singolari che esternano una personale conoscenza del mondo “simbolista-concettuale”.
Guardando tali splendidi
quadri e avendo appreso dall’artista che la tematica la quale lega le varie
opere è “il filo”, ho notato come in Alderucci sia spesso presente una ricerca
simbolica in bilico tra cubismo e dadaismo che oltrepassa limiti temporali per
immergersi in un luogo ove si viene trasportati in dimensioni eteree.
Le immagini simboliche sono
molte e in tali opere presentate in questo evento sono le matite, le barchette
di carta ed il suddetto filo che
creano una rappresentazione “strutturale” mai statica ma in un circuito
dinamico. Dunque tale simbolismo ricorda un’energia piuttosto primordiale data
da un’intensa valorizzazione di elementi
creativi, estetici generatori di una dimensione compositiva unica.
La geometria espressa con
sapienza rappresenta un punto di partenza dal quale può nascere un’ondata di
luce junghiana che colpisce in modo
particolare il fruitore.
Le pongo volentieri alcune
domande:
1: Corrado Alderucci, ho
letto nella sua biografia che è nativo di Avola, in Sicilia. E’legato alla sua
terra natia e per certi versi sono presenti nelle opere alcuni simboli o idee
del suo paese d’origine?
R: Il colore , il calore e la
luce del sud, penso sempre a case sempre bianche illuminate dal sole e i tetti
sempre di muschio un pò giallo come nei tetti di tante mie opere.
2: Se le pongo un confronto
tra il suo immateriale post-dadaista e la realtà odierna cosa mi direbbe a tal
proposito?
R: Un po’ dadaista mi sento ,
essendo fuori da anni dal figurativo classico , nelle mio io ,mi piace essere
diverso, originale ed esprimo in arte quello che altri non possono vedere,il
mio inconscio e i miei sentimenti.
3: Quando guardo le sue opere
mi viene in mente una nota citazione di Gustav Jung “L’unico scopo
dell’esistenza umana è di accendere una luce nell’oscurità del mero essere”.
Come commenta, è d’accordo con me?
R: Si sono d’accordo, in
tanti artisti vedo molto oscurità, tristezza e serialità nelle loro opere.
4: Le opere scelte per tale
evento seguono un tema conduttore. Solitamente nelle esposizioni alle quali
partecipa cerca di seguire una tematica oppure s’ispira ad un’emozione
personale? Quanto conta il suo stato d’animo quando nasce una sua opera?
R: Moltissimo, il mio stato
d’animo e mentale è importante per creare , stendere un colore in armonia con
quello successivo. Da anni in modi diversi mi creo una tematica che cerco di
svilupparla sempre con originalità, la creatività nella composizione dell’opera,
mi porta a cercare gli equilibri compositivi e cromatici, sono la parte più
importante nell’opera.
5: Mi parla della sua
“energia primordiale” presente in molti suoi lavori?
R: “È
come avere ritrovato una chiave per aprire un lucchetto ormai dimenticato in
molti organismi complessi”,
questa
frase la faccio mia……..