Il messaggio
dualistico di Francesca Bazzani
A cura di
Silvia Ferrara
Quando si entra
nel mondo di Francesca Bazzani, si rimane affascinati da come interpreti con
passione il mondo dell’arte. A tal
proposito desidero porre un aforisma che a mio parere si avvicina al suo
fantastico mondo: “L’artista è un ricettacolo di emozioni che vengono da ogni
luogo: dal cielo, dalla terra, da un raggio di sole, dall’anima”.
Questa citazione del famoso Pablo Picasso descrive in modo appieno l’arte
di Bazzani proiettata verso una sorta di armonizzazione con il creato. I
Processi di ricerca dell’artista, sono
infiniti e il perpetuo indagare sull’animo
con le sue mille sfaccettature regala all’opera stessa un’energia e un raro
ritmo compositivo. Il quadro ad un certo punto “fuoriesce dalla cornice” per
donare al pubblico una sensazione di tridimensionalità, creano vortici
atemporali colmi ora di tratti più armonici ora più diseguali.
Ho potuto
notare come le raffigurazioni della pittrice costituiscano, oltre ad un elogio
ed un trionfo dei tocchi medesimi, anche l’incipit dal quale nasce una sorta di
amplificazione del pathos più recondito: l’emozione trionfa sulla ratio e la sua ricerca artistica
trasmette un vivace dibattito tra momenti più istintivi ed altri più di
riflessione.
Le pongo,
sig.ra Bazzani, qualche domanda:
1: Le sue opere
creano un interessante connubio tra l’arte pittorica e l’Ars poetica: la
vivacità segnica richiama atmosfere talvolta oniriche. Come commenta a tal
proposito?
R: "Poesia e “pittura” comunicano con linguaggi differenti, non
cercherei connubi in questa direzione, non nei miei lavori. Qualsiasi genere di evocazione o
sollecitazione dell’immaginario ha il tempo, la durata, dello sguardo dello
spettatore e al suo rapporto rispetto all’opera d’arte in quel momento.
All’artista forse tocca, ma mai necessariamente, guidarlo".
2: Come
definisce il rapporto con l’Arte? C’è un messaggio dualistico che coinvolge
sentimenti contrastanti?
R:"Credo che la piega assunta dalle più recenti avanguardie
artistiche abbia dimostrato che non ci
si debba sempre rivolgere all’arte in cerca di contenuti o messaggi. Se l’arte
è o potrebbe essere una finestra sul mondo tocca allo spettatore decidere se
soffermarsi a guardare fuori, o guardare il vetro".
3: Il
linguaggio pittorico da lei espresso, abbraccia un simbolismo tale da “animare
lo spirito” di chi le guarda, è presente una sorta di panteismo simbolico. Se è
d’accordo cosa dice a tal riguardo?
R:"Credo più che altro che si tratti di giocare con lo
spettatore: negli ultimi lavori ho accostato elementi del quotidiano, come una
tavola imbandita, a soggetti contrastanti ad essi:il cuore nel piatto, il
cervello in scatola ecc. L’intento è forse quello di accomodare lo sguardo
attraverso elementi familiari e riconoscibili, dettagli minuziosi che invitano
ad avvicinarsi per poi stravolgere il realismo apparente con soggetti del tutto
fuori luogo".
4: Predilige il
genere figurativo oppure pensa di intraprendere una via più tendente
all’informale?
R: "Il genere figurativo è quello che sento più naturale e
immediato, ho sempre ritenuto l’informale una corrente sulla quale spesso si è
fatta molta confusione".
5: Esiste un
“focus” su cui basa le sue composizioni artistiche oppure i suoi splendidi
lavori nascono in modo istintivo, secondo i ritmi dell’animo?
R: "Non vi è nulla di istintivo nel mio percorso,
seguo attentamente la riproduzione degli oggetti e la composizione degli
spazi. Fare e disfare credo sia parte della mia ricerca di un metodo per
avvicinarmi sempre di più al realismo".
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