Questo è il titolo scelto per la 54esima Esposizione d’Arte
della Biennale di Venezia ed esso non è di certo stato scelto a caso anzi vuole
essere una sorta di cassa risonante
per le istituzioni. La luce, elemento molto importante nell’arte in genere, è
in questa manifestazione un faro che in modo talvolta accecante, illumina i
padiglioni delle varie nazioni partecipanti. Se poi leggiamo con attenzione la
seconda parte del titolo, “nazioni” istintivamente ci riferiamo al confronto e
alla collaborazione, talvolta solo
ideale, tra i vari Paesi. E’ certamente curioso notare come, specialmente negli
ultimi tempi, si pensi che l’arte contemporanea sia solamente commerciale, a volte senza grandi
significati. Non è così. Alcuni artisti con i quali ho parlato a proposito
affermano che in tali grandi eventi internazionali, molte sono le note negative
emergenti. Uno dei molti obiettivi che tenta di raggiungere la curatrice
dell’imponente manifestazione artistica Bice Curiger è trovare una sorta di
filo conduttore con il passato ed è per questo che tra le molte opere esposte
ci sono splendide tele del Tintoretto. Mi piace evidenziare come il critico
Alastair Sooke paragoni l’arte a Laputa,
un’isola magnetica incontrata da Gulliver nei suoi molti viaggi, un mondo a
parte abitato solo da intellettuali e vip, indaffarati a chiedersi l’un l’altro
cos’han visto... [...] E’ davvero così? Molte sono le opere presentate
anche da Vittorio Sgarbi al Padiglione Italia. Una particolarità da
sottolineare come i 200 artisti partecipanti siano stati scelti da poeti,
scrittori, personaggi famosi anche non appartenenti al mondo dell’arte. Inoltre
20 Accademie di Belle Arti di tutta Italia, hanno selezionato promettenti
allievi. Il progetto di Sgarbi è stato di certo coraggioso. Sigalit Landau
nasce a Gerusalemme e risiede a Tel Aviv. E’ l’artista principale del
Padiglione Israeliano, e tale esperienza artistica è solamente un prosieguo
della sua brillante e singolare carriera artistica. Tra le molte esposizioni da
ricordare certamente quella al “Project 87” al MoMA. Landau regala un titolo
molo importante alle installazioni “One man’s floor is another man’s feelings”
(variazione della citazione “one man’s floor is another man’s ceiling”). Il
pavimento infatti, secondo l’artista e secondo il titolo, non è solamente un
pavimento in se stesso ma è una sorta di soffitto
per chi si trova al di sotto. Esso è un crogiuolo di sentimenti. La Landau da
sempre riserva grande attenzione al Mar Morto e partendo da tal punto, un loco
molto basso, le opere presenti nel
padiglione sembrano risalire compiendo un fantastico viaggio spirituale. Ecco
dunque presentare un video ove lei stessa è protagonista di una
rappresentazione su una spiaggia. Intorno ai suoi fianchi si muove un fil di
ferro che ricorda il propagarsi dei cerchi nell’acqua, un moto continuo,
incessante che ricorda la difficile convivenza tra due popoli. Molto
interessante è un’installazione ove del pesce viene cristallizzato nel sale
proprio come le certezze dell’uomo che di frequente si cristallizzano.
Nessun commento:
Posta un commento