Un dualismo armonioso
A cura di Silvia Ferrara
Attraverso le opere che
definisco “spirituali” di Elisa Pavan, nasce con spontaneità un percorso
artistico ove tutto si concentra in un’energia invisibile. Un aforisma del noto Boccioni descrive appieno l’arte
della Pavan: “Nella scultura l’artista non deve indietreggiare davanti a nessun
mezzo pur di ottenere una Realtà”.
Tale citazione racconta a mio
parere la dimensione attuale della scultrice, colma di istinto e spontaneità,
alla ricerca di uno Spirito sensoriale.
Fin da piccola Elisa Pavan ha
avvertito “l’urgenza” di creare e plasmare oggetti, facendoli nascere dal nulla:
dopo gli studi artistici e la conoscenza di differenti materiali, nasce l’amore
per l’Argilla, trovando in essa un’esplorazione suggestiva.
L’artista “ama scegliere
argille con consistenze porose e ruvide” e tale sua affermazione pone in
evidenza come sia presente una sorta di ricercata sensibilità interiore. Le sue opere creano un cammino scultoreo
molto articolato colmo di una “poliedricità spirituale”ove il formalismo è di certo importante
tuttavia nasce con forza anche una grande lucentezza dell’animo.
A tal punto le pongo alcune
domande per far conoscere un po’ meglio il suo cammino artistico:
1: “Elisa Pavan, benvenuta. Durante questi anni
ha creato un percorso ove “vibrazioni contemporanee” han posto in evidenza una
originale frase artistica e la
materia, in particolare l’argilla è protagonista di una sorta di abbandono dell’animo.
Se d’accordo con me, come nasce il suo legame con tale tipo di materiale?”
R: Il mio percorso artistico
nasce molto presto, fin da bambina sono stata in contatto con i materiali, ne
vedevo i colori la consistenza e ne
sentivo l'odore nel magazzino di mio padre, decoratore di interni. Credo
di aver instaurato quindi un legame sin
dall' infanzia. già da bambina, quando mi trovavo davanti ad una candela accesa
sentivo l'istinto a modellarne la cera, ho sviluppato poi la ma curiosità per le mie creazioni
attraverso la ricerca della “perfezione”
tramite il disegno e successivamente collaborando con artisti decoratori di
interni trovandomi a lavorare con materiali direi “edili” quali stucco, gesso,
pigmenti e cere su grandi superfici. L'argilla è sempre rimasto un materiale
marginale dinanzi alle mie esperienze e sperimentazioni su muri o legno, poi la
vita un giorno me l'ha proposta , da li
è iniziato un percorso dove le mie mani si sporcavano e modellavano un
materiale estremamente gentile alla mia influenza e catalizzatore di tutte le
mie esperienze materiche passate.
2: “La porto a soffermarsi su
tale aforisma del filosofo Emil Choran
che così dice “La materia è impregnata di dolore e di sogni”: tale citazione
richiama il suo appassionato rapporto con la materia medesima e in particolare
nell’opera “Alveari”facente parte della serie “Mutazioni”. Il suo mondo
s’immerge nell’immateriale in una
dimensione rarefatta e perpetua: tale scultura può considerarsi una sorta di
“viaggio”?
R: Parto dal bellissimo
aforisma di Emil Choran “La materia è impregnata di dolore e di sogni..” che
spesso convivono tacitamente in un animo
artistico, personalmente non amo abbinare il termine “Sogno” alle mie opere
perché non le idealizzo ma sono semplicemente la trasposizione di me in quel
momento o nel periodo di realizzazione seguendone una serie. Il termine sogno
per me è invece molto importante perchè spesso è il sogno notturno a portare
alla luce dal mio inconscio una nuova forma.
Non parlerei neanche di
dolore, perchè l’argilla è un materiale gentile capace di risanare ogni
inquietudine, il mio strappo, il foro, l' insenatura sono gesti istintivi che
danno alla materia una traccia della mia
visione realistica, portando in superficie più che altro il concetto di
impermanenza.
La mia Opera Alveare è forse l’ opera che
segna la partenza per questo mio viaggio. Un’ opera che parte rotonda , piena,
soddisfa la mia ricerca per la creazione sferica . Successivamente ho voluto
sfidare la materia e ridurla, rischiando, ad una rete cava, lasciandomi
trasportare dalla ritmicità delle incisioni esagonali che ne hanno filigranato
la superficie. La sfera risulta quindi mutata
ma riesce comunque a racchiudere
sia il concetto di perfezione che di
logorio, evocazioni a cui sono molto sensibile.
3: “ Mi ha parlato di
“entelechia” riferendosi al termine coniato da Aristotele che narra di una
realtà che possiede il punto finale verso cui tende a dirigersi e dunque ha
correlato la sua serie di opere “Mutazioni” a tale concetto: definisce dunque
tale pensiero come permeato da un armonico lirismo e come commenta a tal
riguardo?”
R: Fra me e l'argilla si crea
un dialogo. Io non parto mai dal bozzetto l' idea disegnata serve solo per non
essere dimenticata, quindi sono io, con i miei pensieri e la mia energia del
momento dinanzi alla materia che attende di prendere forma . Partendo dalle
fondamenta ,già agli esordi, il processo esecutivo dona all'argilla la sua
stabilità e linea futura ma e´un percorso permeato di attenzione ed equilibri
fra gesto e forza.
Amo uscire dalla
convenzionale forma ceramica contenitrice e utilitaristica abbinando argille
diverse plasmate in svariate forme e chiudendole in opere cave .
Quindi si,...le mie opere
della serie Mutazioni racchiudono in loro
l' affascinante e metafisico
concetto aristotelico in quanto
nella loro forma mutante , ciascuna racchiude la realtà di base che la
porta alla definizione e punto di arrivo e tutta la serie mutazioni, in un
percorso di opere singole,richiama nell'interezza questo concetto.
4: “Quando descrive le sue opere, anzi personalmente preferisco definirle creazioni materiche, si avverte il suo splendore interiore verso di esse e il desiderio di una ricerca di un cammino Igneo il quale pare impossessarsi della medesima materia?”
R: Fin dalle origini del mio lavoro con il materiale argilloso ho creato consapevole e non, forme sinuose o intrecciate, se dovessi fare oggi un disegno a tema libero attraverso colori o segni riprodurrei lo stesso linguaggio, ho riconosciuto quindi a distanza di anni, la mia propensione a questa inclinazione personale possiamo dire, radicata in me . L'arigilla e´un materiale vivo ma che attende il mio impulso e grazie ed esso riesco a rendere tridimensionali le emozioni, i concetti e i pensieri, in un dialogo silenzioso fra me e la materia. Ritmi di colori o mono toni vengono scelti consapevolmente in linea con un stato d'animo ,un pensiero o un’idea evocativa . I lavori richiedono tempo di elaborazione e posa durante le quali posso nutrire qualche dubbio sulla loro validità e veridicità con la mia idea originaria e se non consoni o convincenti distruggo e riparto da capo.
Mi accorgo che le tecniche usate non restano solo manieristiche ma esprimono la mia interiorità aldilà di condizionamenti scolastici didattici o politici.
Cerco di restare coerente con la piacevole ricerca della linea , dei pieni e dei vuoti , contrasti, luci ed ombre che definiscono appieno anche la mia personalità.
5: “Nelle opere facenti parte della serie “Totem Vase” e in particolare “Abori”si può intravedere come la materia e con essa un’esplosione di colori racchiudano un singolare ermetismo che, riplasmando la realtà crea un turbinio di emozioni improvvise. Come nasce tale rappresentazione?”
R: La serie Totem Vase nasce dall'impellenza di usare in modo libero il colore materico. Spesso la ceramica richiede molto rigore e attenzione, il gesto istintivo può perdere vigore nella cura della stabilità e dei dettagli, i totem vase nascono invece come arazzi di argilla, veri e propri dipinti in materia.
Mi lascio condurre da immagini di un mondo arcaico semplice di simboli e miti, da qui nasce la serie Totem, appunto un elemento unico, un simbolo un “guardiano” ispirato ad un immagine singola.
“ Abori” , l'aborigeno la semplicità, senza arroganti domande , il saggio senso di fatalismo, la dignitosa modestia di tradizioni dimenticate , l'assoluto rispetto per l'invisibile tramandato nei racconti e nei miti, il regale contatto con la terra e la natura , il senso di “origine” che tutti noi abbiamo dentro ma che forse abbiamo dimenticato.
Uso la terra, quindi, al suo stato puro senza aggiunta di effetti speciali se non la paziente levigatura a pietra e lasciando poi all' azione dell'incandescenza di far brillare i colori.
6: “Desidera svelarci e raccontarci alcuni suoi progetti futuri nell’ambito creativo e artistico?”
R: Quest' anno è partito con mille progetti e altrettante incognite quindi non vorrei svelare progetti che potrebbero mutare in corso d'opera.
Personalmente continuo la mia produzione, qui proposta, sviluppando maggiormente il tema Mutazioni, la scomposizione dei Totem Vase e l'integrazione di materiali non ceramici in abbinamento alla terra. Posso aggiungere un dettaglio, spero sarà un anno “dorato”.
Opere:
TOTEM VASE ABORI Spinea 2018, ceramica stratificata 40h x 10 D
ALVEARE Spinea 2017, ceramica D 27 cm
MUTAZIONI Spinea 2018, insieme di forme ceramiche stratificate cave