A cura di Silvia Ferrara
Avvicinandomi al mondo
artistico di Fernanda Sacco ho avvertito la sensazione di immergermi in una
dimensione che definisco “spirituale”; considero l’accezione del termine in
modo molto più ampio e a tal proposito desidero porre una citazione di un noto
sportivo e filantropo ovvero Muhammad Ali: “La spiritualità è riconoscere la
luce divina che è dentro di noi. Essa non appartiene a nessuna religione, ma fa
parte di tutti”.
Affermo con forza come
sussista un intenso connubio tra tale allegoria e un “Figurativo-simbolico”, forte,
connotato da una ricercata espressione suggestiva.
Nativa di Torino, città dove
vive e lavora, Fernanda Sacco dopo la maturità tecnica, si iscrive con buoni
esiti alla Facoltà di Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di
Torino che le rassicurerà un buon futuro lavorativo. Ha frequentato con passione studi di famosi
pittori acquisendo particolari tecniche e tematiche creando però un percorso
artistico personale che richiama la
soavità della Natura.
Ritengo definire il suo mondo artistico “Figurativo-simbolico”,
in quanto la rappresentazione sublime di elementi figurativi paesaggistici, si
alterna alla ricerca di una dimensione ove lo spazio e il tempo si allineano in
un luogo interiore immaginario, lontano da inquietudini quotidiane.
Per conoscerla meglio,
desidero porle alcune domande:
1: Ad un primo sguardo le sue opere sono apprezzate
per la precisione con la quale sono eseguite, poi si va oltre e si nota uno
scenario che dona al fruitore una sensazione di “benessere e positività”. Che
tipo di racconto emotivo desidera
comunicare?
R.: Da piccola ricordo che restavo incantata quando mi
trovavo a contatto con la natura, tutto per me era ragione di stupore e di
mistero.
Mi inventavo storie fantastiche ma, soprattutto
provavo il desiderio di imprimere in maniera indelebile, in qualche modo, quello
straordinario spettacolo … e allora disegnavo ciò che vedevo su tutti i fogli
che riuscivo a trovare, per non parlare dei quaderni della scuola elementare, letteralmente colmi di
disegni.
Sono paesaggista, e il mio più grande desiderio era ed
è riuscire a trasmettere la profonda serenità della natura, questo desiderio è
cresciuto con me, fa parte di me, e se ci sono riuscita, significa che ho
realizzato il sogno di donare energia serena e
gioia dipingendo quello che provo nel più profondo di me stessa.
Ho sempre pensato che l’arte, in tutte le sue
manifestazioni, debba essere un veicolo di comunicazione dei nostri sentimenti,
voglio dire che se osservo un dipinto, questo deve interessarmi, rasserenarmi,
raccontarmi una storia che parli di luce, gioia, serenità; mi deve trasmettere
emozioni positive, le stesse emozioni che si provano ammirando il mare, le
montagne, i boschi.
E’ questo il racconto emotivo che desidero
trasmettere.
2: La sua Ars Pittorica a mio parere si può paragonare
all’Ars Poetica Oraziana perché ogni suo lavoro è poesia. Come commenta a tal
riguardo?
R: E’ un gran complimento! L’Ars Pittorica Oraziana ha
indicato il modello ideale dell’orientamento poetico, e il fatto di
“raccontare” la realtà, infatti, non significa non poter creare, esprimere
qualcosa di personale pur restando nella realtà.
In effetti pur riportando sulle mie tele ciò che
osservo, dipingo il mio modo di vedere, ciò che la fantasia aggiunge alla realtà
senza discostarmi troppo dal reale, in modo che non sia una mera imitazione, ma
in modo che fantasia e realtà si fondano con armonia.
3: Talvolta in alcune sue opere si nota come si cerchi
di allontanarsi da un’espressività creativa per giungere ad una “vorticosa
meraviglia” che richiama anche l’occhio più distratto. Come nasce la sua arte
così intimista?
R: Vivo ogni mio dipinto con una profonda emozione, è
un “sentire” sulla mia pelle la vibrazione dei colori, è come se entrassi nella
tela che sto dipingendo per farne parte, per rappresentare meglio ciò che
desidero dipingere e quindi il soggetto diventa parte di me, è una sorta di
alchimia che desidererei poter trasmettere a coloro che osservano i miei
quadri.
4: Attraverso i suoi tocchi che definisco
“spirituali”, si può notare un energico “ermetismo” alla ricerca di una decodificazione figurativa. Come
definisce la sua arte?
R.: Concepisco l’Arte come vita, l’arte è tutto il
creato, è tutto ciò che di più bello si possa immaginare. Nasce dal più
profondo di noi stessi, permea tutto ciò che ci circonda.
Le opere d’arte dei Grandi del passato continuano a
parlarci di una forza intramontabile, la straordinaria bellezza fissata sulle
tele continua a trasmetterci stupore e
meraviglia.
La mia arte parte dal mio cuore, è ciò che provo, è
parte della mia anima, è arte quando si ammira l’immensità del mare, quando si
ascolta il suo respiro, il moto perpetuo delle sue onde… è arte ammirare lo
spazio infinito che offrono le montagne, sentirsi a contatto con un’energia che
va ben oltre la nostra comprensione, è arte la profondità del bosco con la vita
che pulsa in mille piccole manifestazioni… la mia arte è tentare di trasmettere
tutto questo, quindi è un sentire attraverso il segno,
5: Desidera accennarmi
qualche novità riguardo al suo futuro artistico?
R: Nel periodo autunnale e
precisamente in Ottobre si terrà la mia esposizione personale che ogni anno
propongo presso la Sala del Zotto Mawa in Torino, ove i miei quadri riscuotono
successo sia di critica che di pubblico. La Sala espositiva è molto luminosa e
si presta per interessanti esposizioni personali. In futuro aderirò a
iniziative dell’Associazione Orizzonti Contemporanei di Enzo Nasillo che
durante l’anno propone eventi artistici coinvolgenti.
6: Predilige esposizioni
collettive o personali?
R: Le mostre personali donano
più visibilità all’artista anche se personalmente nel corso degli anni ho
partecipato anche a molte collettive in quanto ho potuto notare come gli
artisti attraverso queste ultime possano confrontarsi sia a livello personale
che per ciò che concerne stili e tecniche differenti. Preferisco tuttavia le
esposizioni personali. Mi piacerebbe anche esporre all’estero, me lo auspico in
un futuro prossimo.
7: Se le parlo di pittura
Alchemica come commenta a tal riguardo: ho notato in alcuni suoi quadri la
presenza di particolari che richiamano istinti iconici talvolta antichi che
“attuano il proprio sé”. Se concorde come commenta?
R: Mi ha sempre affascinato
la pittura Alchemica, inconsciamente inserisco tocchi assolutamenti
indipendenti dalla mia volontà che derivano dall’anima in modo istintivo. Il
percorso da me seguito è senza dubbio figurativo ma anche un po’ “magico” in
quanto molto istintivo. Gli artisti che ho seguito come mentori alchemici sono
molti e fra le varie opere desidero annoverare la “Venus” Botticelliana,
simbolo del percorso di individuazione junghiano.
8: Le pongo una citazione di
un’altra artista che a mio parere ha caratterizzato differenti percorsi
pittorici, e se ha piacere le chiedo di commentare: “E’il sentir che viene
fuori”, cosa mi dice a tal proposito?
R: Caratterizza la mia arte
in genere, ciò che ho nell’animo si proietta direttamente sulla tela e il
momento in cui nasce nel mio cuore l’opera è quello più emozionante.
9: Le cito un aforisma di
Albert Einstein e vorrei che mi comunicasse un suo pensiero: “Lo studio e la
ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in
cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita.” C’è una sensazione di
Stupore nei suoi quadri.
R: C’è molto da scoprire nel
nostro quotidiano, oltre che nelle mie opere, io traggo esempi da Madre Natura
ove ogni angolo mi regala sensazioni di meraviglia. Cerco di mantenere e
trasmettere al pubblico una sensazione di Stupore ponendo da parte ogni pensiero
negativo e facendo risaltare un’intensa positività. Creo un Dialogo con il
Creato, attimi per me indimenticabili.
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