Aldilà di ogni
barriera Logica
A cura di Silvia Ferrara
Quando mi avvicino ad
un’opera di Simona Diana avverto la sensazione di trovarmi dinanzi ad un quadro
delicato e composto da un complesso “linguaggio
pittorico” che richiama in parte alcuni tocchi di Matisse ed altri di
Schiele.
Ho potuto notare, parlando
con la pittrice, come quando pronunci la parola “Arte”il tono della voce cambi, pare più appassionato e ponga in
evidenza un “senso di vocazione”.
Di frequente nelle opere di
Diana è presente la grande energia del Colore e la sua ricerca compositiva pittorica appare indubbiamente raffinata e Inesausta, aldilà di ogni “barriera
logica e reale”. Dunque il percorso di Simona Diana è un cammino del cuore che nasce in modo diretto
creando un connubio intenso con il suo sguardo: ...guardando infatti i suoi quadri
si può notare un’infinita dolcezza e il desiderio di creare una dimensione
“nuova”quasi celeste.
Simona Diana è nativa di
Torino. Dopo gli studi Magistrali, si dedica con passione al lavoro con i
bambini: il colore ha da sempre fatto parte del suo mondo pittorico e in
particolare dal 2012 si dedica all’arte con emozione, come se ogni suo tocco
avesse una storia da raccontare.
Nelle sue opere si avvicendano centomila tocchi che
definisco pirandelliani.
Per approfondire un pò il
discorso sul suo rapporto con l’Arte pittorica desidero porle qualche domanda:
1: Simona Diana, mi ha
accennato a proposito del prezioso insegnamento
da parte del maestro d’arte Ilian Rachov: c’è un apprendimento di una “forma
mentis” dedicata all’Arte oppure la creazione di un percorso del tutto
personale?
R: Credo di aver appreso
molto dal maestro Ilian Rachov per quanto riguarda il mondo del figurativo,
tuttavia ho desiderato fin da presto far
nascere un percorso del tutto personale. Ho domandato ad Ilian di rappresentare
i corpi e lui mi ha donato i suoi “segreti” facendomi capire la Bellezza del
Corpo con le sue Luci, le Ombre e le varie pose. Ho prediletto i corpi di
Donna, ma in genere mi emozionano tutte le Figure, con le loro peculiarità.
2: Una nota frase di Eugenio
Montale dice così: “Ciò che non siamo, non vogliamo”. Come rapporta tale frase
alla sua arte? E’ presente nelle sue opere la ricerca di un’arte contemporanea
colma di un singolare panismo?
R: L’ermetismo di Montale un
po’ mi rappresenta, le due negazioni “Non” paiono annullarsi per far nascere
una splendida affermazione “Non vogliamo ciò che siamo”. Quando mi pongo
davanti ad una tela, l’emozione è forte, e in quel momento “Non voglio ciò che
sono” ovvero tutto nasce con estrema naturalezza e Forza. Inconsciamente esprimo me stessa. L’emozione,
il colore mi conducono verso sentieri sconosciuti.
3: C’è un’opera intitolata “Oscurità”
ove l’occhio del fruitore è rapito dalla presenza di un rapporto a mio parere bilaterale che si estrinseca attraverso
un’intensa dialettica emotiva. Come commenta a tal proposito?
R: L’opera dal titolo
“Oscurità” mi ha rappresentato in modo appieno quando l’ho dipinto. Ogni tocco
è nato spontaneamente, aldilà di ogni
barriera logica. Ognuno di noi, nel proprio animo ha una sorta di Oscurità
che emerge con forza nel momento in cui ci sentiamo più vulnerabili. Il quadro
colpisce molto il pubblico e rappresenta un po’ ciò che quotidianamente
combattiamo, ogni difficoltà, le ostilità anche delle persone. Ma non solo. I
tocchi sono volutamente non perfezionati ma molto sentiti. L’opera nella sua
Imperfezione è Perfetta.
4: Ho potuto notare come sia
le opere più figurative che quelle informali siano ricche di “sperimentazioni”:
come nascono tali texture?
R: Il passaggio dal
figurativo all’informale è stato in realtà un procedimento inverso, ho infatti
iniziato dalle emozioni che nascono nel mondo “informale-astratto”. Quando
dipingo un soggetto informale mi sento “Libera”di esprimere tutto ciò che ho
nel cuore. L’emozione che nasce invece dalla dimensione figurativa richiama uno
studio, un’attenzione molto differente.
5: La materia e il colore
creano una rafforzata strutturazione e il linguaggio pare in bilico tra l’informale
e il plastico. E’nata una nuova dimensione?
R: Ho avvertito ad un certo
punto l’esigenza di creare una dimensione
personale ove la struttura dell’opera si basa anche sulla ricerca di una
texture più materica. Avverto dentro
di me il desiderio di lasciarmi andare nel “mondo dei colori”creando
appositamente pennellate materiche e l’inserimento di materiali nuovi. Tutto
ciò al limite con ciò che lei definisce “plastico”.