Un’intensa simbiosi con l’Arte
A cura di
Silvia Ferrara
Quando
Caterina Codato ha intrapreso il suo cammino artistico nell’Inconscio, aveva già
ben chiaro come la contemporaneità avrebbe fatto parte della sua vita
attraverso la sperimentazione di differenti tecniche e in uno dei più recenti
progetti, la fotografia è diventata protagonista delle sue opere.
L’”essenza
vitale”e un dinamismo simultaneo ad un senso di eternità sono presenti in ogni
sua composizione fotografica, alla ricerca di una golden creation. Nel percorso biografico – artistico della Codato
il 2009 rappresenta l’anno in cui l’acquarello è protagonista delle sue opere
con forza e delicatezza: l’emozione scorre attraverso il colore, e anno dopo
anno, nascono “nuovi soggetti”come i paesaggi, il mare e in seguito anche la
raffigurazione della città.
Con
il trascorrere degli anni il suo linguaggio artistico subisce un’interessante metamorfosi
alla ricerca di una costruttività
elaborata. Una sorta di “energia primordiale” oltre a mostrare un’intensa
ricchezza dell’animo, ha condotto la Codato a rivolgersi verso nuovi orizzonti
e a dar risonanza all’arte con passione.
Desidero
porle alcune domande:
1:
Caterina Codato, ho fin da subito notato come il suo essere “simbiotica”con
l’arte emerga con veemenza attraverso varie componenti intense, come
l’acquarello e la fotografia. Come descrive tale sinergia tra lei e il mondo dell’Arte?
R: Innanzitutto
Dottoressa Ferrara grazie per la sua domanda che mi permette di sottolineare
come sia difficile vivere questa sinergia che passa attraverso una interiorità
complessa, a volte difficile da comprendere all’esterno e che si manifesta con modalità spesso giudicate da una osservazione
superficiale.
L’Arte
per me è arrivata in un momento molto particolare della mia vita, piuttosto
tardi temporalmente; è apparsa sulla mia strada come un raggio di sole in una
tempesta violenta che ha fatto nascere un fiore…in un foglio…con un pennello.
Il
gesto artistico per me ha una componente energetica molto forte: la congiunzione
tra me e il pennello, il torchio, la macchina fotografica diventa una scintilla
…..fuoco….. un momento estatico, che ha nella sua meravigliosa
esplosione anche il suo lato oscuro certamente come tutte le cose.
2:
Quando mi soffermo su alcune sue opere e in particolare sulle sue più recenti
composizioni fotografiche, penso ad un aforisma ove l’eternità pare essere
presente con forza e così dice: “Il tempo passa dici? No, il tempo resta, noi
passiamo”. Quanto forte avverte tale
senso di eternità?
R: Come
sosteneva Platone l’uomo esiste perché in sostanza ha ricevuto l’essere:
passiamo certamente ma esistiamo in una percorso temporale dove lasciamo
inevitabilmente un segno.
Io
sono convinta che l’eternità sia legata a come riusciremo a vivere il tempo che
ci è stato donato, a come riusciremo ad impiegare l’essere, alla qualità del
segno siamo intenzionati a lasciare; credo che in questo senso l’Arte sia una
grande opportunità per esistere fino in fondo lasciando un messaggio di rilievo
a chi verrà dopo di noi…chiamiamola questa eternità se vogliamo.
3:
L’ho potuta seguire con passione nel suo percorso e l’ho notata spesso
protagonista di partecipazioni ad incontri, workshops ove personaggi di rilievo
l’hanno condotta in dimensioni che definisco “atemporali”. Mi può accennare
quale forza nasce e quale passione emerge in tali splendidi percorsi?
R: Il
workshop è uno strumento molto utile per le persone come me che non hanno la
possibilità oggettiva di frequentare dei percorsi a tempo pieno, così come lo
sono per me anche i corsi alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia.
Nel
workshop trovo personalmente il concentrato giusto di comunicazione ed
interazione anche per il numero ristretto di fruitori: il rapporto umano e
l’approccio diretto mi sono molto congeniali ed aprono sempre positive canalizzazioni.
Devo
dire inoltre che fino a qui sono stata molto fortunata perché ho avuto
l’opportunità di venire a contatto in questi percorsi con Artisti che mi hanno
dato molto ed hanno acceso nuove meravigliose scintille…..con molti di loro ho proseguito
il percorso artistico anche successivamente e sto mantenendo dei contatti che
anche a livello umano sono molto gratificanti.
4:
Il cammino di un’artista coinvolge il pubblico che ammirando una sua opera
prova una forte emozione : qual è il suo rapporto con il fruitore ? Lascia che
il pubblico colga con spontaneità il significato?
R:Sono
convinta che ognuno di noi debba cercare in ciò che vede ciò che sente: credo
che l’Opera d’Arte abbia il compito difficile di evocare, in qualsiasi modo ed atteggiamento
l’Artista cerchi di farlo.
E’
bello sentire i pareri, a volte anche discordanti, di chi osserva: ognuno può
vedere in una piccola macchia su di un foglio il suo mondo, la sua interiorità,
i suoi sogni, i suoi dolori, le sue speranze…
Mi
diverte molto confondermi tra la folla durante gli eventi ed interagire “sotto
copertura” per captare i commenti genuini delle persone di fronte ai miei
lavori: è sempre una esperienza molto educativa.
5:
C’è un’opera in particolare che si
avvicina ad una sorta di astrattismo, definibile “rifugio del proprio io”?
R: Considero
tutte le mie opere un rifugio in quanto per me l’Arte è stata ed è tutt’ora
motivazione positiva: sono protetta dalla mia Arte, che mi consola, mi
sorregge, mi incoraggia.
Il
rifugio che ho individuato io non passa attraverso il realismo che non sento al
momento consono al mio sentire: mi piace piuttosto fa fluire l’energia
attraverso un gesto artistico libero da costrizioni che deve comunque essere
attivato anche dalla regola.
Più
che un’opera rifugio credo che nel mio caso si possa parlare della macchia come
isola felice che accompagna spesso i miei lavori e che rappresenta in toto la
mia opera artistica.
"Contaminazioni"
fotografia e monotipo ad acquarello su Fabriano
cm40x30