lunedì 2 ottobre 2017

Viaggiare in un sogno

Un perpetuo nutrimento dell’animo

A cura di Silvia Ferrara

Un perpetuo nutrimento dell’animo

A cura di Silvia Ferrara

“L’arte nutre l’anima, coinvolge le emozioni e libera lo spirito, e questo può incoraggiare le persone a fare qualcosa solo perché vogliono farlo”. Tale citazione del noto scrittore e drammaturgo Bernie Warren richiama l’importanza dell’arteterapia e a tal proposito desidero parlarvi di un grande progetto che si realizza anno dopo anno, ideato e curato dalla dottoressa psicologa e psicoterapeuta Josephine Ciufalo.
Ho avuto la grande fortuna di conoscerla ad un’esposizione presso una galleria del centro di Torino e ho avvertito fin da subito una sua intensa esperienza professionale e una delicata sensibilità rivolta verso chi ha bisogno.
La Ciufalo da dieci anni si occupa di arteterapia con l’utilizzo di burattini: attraverso alcuni studi e grazie anche alla sua esperienza in vari ambiti viene creato e utilizzato il burattino che permette di esprimere la parte più recondita di sé.
Proprio la dottoressa in una sua intervista così commenta: “Attraverso il burattino e un percorso di drammatizzazione e dunque un excursus del vissuto si proietta una parte di sé”.
Josephine Ciufalo promuove e applica tale percorso di arterapia in vari ambiti ovvero in case di riposo, in comunità terapeutiche, nelle carceri: l’associazione “Insieme al Margine” di Monale in provincia di Asti ha festeggiato recentemente i 10 anni di attività e ciò che ho potuto notare è come tra il gruppo di lavoro e la dolce dott.ssa Ciufalo sia nato in molte occasioni un rapporto amichevole, di affiancamento per “affrancarsi” da un percorso di vita difficile.
A tal proposito desidero porle qualche domanda:

1: “Ripercorrendo alcune tappe del suo percorso dedicato all’arteterapia e i burattini, ho potuto constatare come il suo obiettivo sia far emergere una sorta di “immagine interna” che riflette il sogno dell’animo nella vita quotidiana. E’ concorde con me e se si come commenta a tal proposito? Che tipo di espressione cognitiva desidera creare?”
L’arteterapia con i burattini è una metodologia terapeutica completa che prevede l’utilizzo dei burattini e delle storie. Tale forma terapeutica utilizza la manualità, la creatività e la drammatizzazione per aiutare l’individuo a esprimere emozioni e sentimenti, sviluppare le risorse personali e migliorare le capacità di relazione con gli altri.
L’arteterapia con i burattini permette a chi lo utilizza l’attivazione di diverse sfere: corporea (propriocezione, udito, vista, tatto), cognitiva, emotiva. Tale attivazione è presente nel percorso di costruzione del burattino, contempla tutte le diverse fasi della metodologia di lavoro e caratterizza, infine, il momento in cui si mette in scena il burattino (ovvero quando lo si manipola con la mano).
Lo scopo dell’arteterapia con i burattini non è quello di produrre manufatti e opere d’ingegno di alto livello artistico; piuttosto, quanto creato (i burattini e le storie drammatizzate) viene considerato come veicolo per esprimere in forma mediata il proprio mondo interno.
I partecipanti ad un gruppo di arteterapia con i burattini hanno la possibilità di dare forma concreta alla propria esperienza, di oggettivarla tramite qualcosa di visibile e tangibile. L’oggettivazione della propria esperienza consente al paziente di poter osservare il proprio mondo interno come se fosse qualcosa di separato da sé. Questo spazio intermedio tra soggettivo ed oggettivo e, in definitiva, tra mondo interno e mondo relazionale esterno, diventa uno spazio di crescita, di comprensione e di elaborazione della propria esperienza, uno “spazio transizionale” (Winnicott, 1961) a disposizione del soggetto.


2: “Dottoressa Ciufalo, in alcuni suoi commenti a riguardo dei burattini e del loro meraviglioso percorso che ha creato con i pazienti, si nota in modo evidente come la creazione dei burattini stessi dona una certa identità al problema che sta all’origine. Mi racconta come nascono tali burattini e quali sono le persone alle quali ha destinato tale cammino?”
L’arteterapia con i burattini permette alla persona:
- di esprimere il proprio mondo interno attraverso simboli, immagini, colori e materie prime;
- di contrastare la tendenza ad esprimere in forma somatica tutta una gamma di emozioni e vissuti negativi, compresi vissuti ansiosi e depressivi; ciò attraverso l’offerta di un canale comunicativo alternativo e complementare al linguaggio verbale, che offra la possibilità di sopperire al deficit di simbolizzazione di tali soggetti;
- la sperimentazione di nuovi modi di relazionarsi con se stessa, gli altri e i gruppi di riferimento: ciò attraverso la mediazione del burattino, inteso come personaggio che agisce, si esprime e si evolve all’interno di un contesto narrativo e di dialettica continua con se stesso e il mondo circostante.
Non si può indicare un percorso standard di arteterapia con i burattini, ugualmente valido e applicabile in ogni contesto: ciò perché ogni gruppo di persone ha delle caratteristiche cliniche diverse. Sta all’abilità del terapeuta individuare quello più idoneo per quel determinato gruppo poiché ogni gruppo di arteterapia è diverso dall’altro. Di seguito si riportano le fasi di uno dei diversi percorsi attivati nel corso dei dieci anni di esperienza clinica.
 I  Ogni  persona  viene  invitata a rappresentare graficamente (attraverso l’utilizzo di colori a tempera e fogli) un soggetto/tematica di proprio interesse.
II Ogni componente del gruppo realizza un burattino (con legno, das, stoffe, lane, bottoni o altro materiale disponibile).
III Il prodotto grafico realizzato in precedenza serve da spunto per inventare un racconto: ogni persona inventa una storia sulla base di ciò che ha raffigurato e del burattino realizzato.
IV I burattini vengono utilizzati per drammatizzare il racconto. Saranno i componenti del gruppo ad occuparsi dell’attribuzione dei ruoli e dei personaggi.
A queste fasi ne va aggiunta una quinta (V), imprescindibile e trasversale a tutte le restanti quattro, di commento e condivisione dei vissuti.
Da dieci anni utilizzo la tecnica dell’arteterapia con i burattini  nei percorsi formativi, in gruppi composti da persone che vogliono, attraverso l’arte, ri-scoprire delle parti nascoste di sé, nelle scuole, nelle case di riposo, nelle comunità per pazienti psichiatrici, nelle carceri


3: “Se facciamo un breve viaggio storico dal periodo dell’Illuminismo in avanti, la mente e in genere l’aspetto intellettivo hanno avuto una sorta di privilegio rispetto all’atto creativo. L’arteterapia si riappropria della creatività, della fantasia: come commenta tale mia affermazione?”

Fin dall’antichità la storia delle arti creative si è spesso intrecciata con quella della salute mentale. Gli antichi Egizi incoraggiavano le persone affette da disturbi mentali a “perseguire interessi artistici e frequentare concerti e balletti”.
E’ nel XX secolo che vennero mossi i primi passi verso l’arteterapia, intendendo l’opera artistica come l’espressione delle parti profonde dell’individuo. Dal 1950 l'arteterapia iniziò ad avere un suo peso nella cura della malattia mentale, inizialmente come terapia individuale, per poi successivamente espandersi  al gruppo, orientandosi verso metodi di espressione non verbale. Margaret Naumburg, psicoanalista e seguace di Freud, è considerata la fondatrice dell’Arteterapia in America (Art Therapy), e scrive: “il processo dell’arteterapia si basa sul riconoscere che i sentimenti e i pensieri più profondi dell’uomo, derivati dall’inconscio, raggiungono l’espressione di immagini, piuttosto che di parole”. Le immagini esprimono i conflitti che in questa nuova forma di espressione artistica diventano più comprensibili, e quindi più facilmente risolvibili. Ciò che gioca un ruolo importante nel processo  è la relazione terapeuta-paziente e il prodotto artistico diviene lo strumento che rafforza tale relazione. Nel XX secolo cambiano le arti, in maniera analoga a quanto avviene nel romanzo, passando da una realtà oggettiva del XIX secolo ad una realtà soggettiva. Il focus diventa l’individuo; vi è una riappropriazione del soggetto, del suo mondo soggettivo, della realtà delle cose che la persona porta dentro di sé. Nell’arteterapia il soggetto esprime la sua realtà interiore soggettiva.


4: “So che lei è un’estimatrice del noto Giorgio Faletti. Vorrei proporle un suo aforisma: “Le cose non sono così semplici, non lo sono mai state. Scegliere la strada più facile è solo un modo poco più onorevole per fuggire”. Vuole porre un suo parere e come nasce tale suo legame?”
Sicuramente fare arteterapia con i burattini non è così semplice, per quanto lo possa sembrare, soprattutto se la si fa con gli adulti poiché in Italia il burattino è confinato ad un pubblico infantile. Se non si ha la giusta padronanza dello strumento, si finisce infatti con l’essere ridicolizzati. Ricordo quando sette anni fa in una comunità terapeutica un paziente mi disse: “Sono finito a fare i burattini, ho sempre spacciato sostanze, se mi vedessero quelli della piazza!”. In un percorso clinico, solo dopo aver creato l’alleanza terapeutica con il gruppo si ha la strada in discesa: non è affatto semplice se non si possiede un’adeguata formazione e professionalità.
Faletti è il mio artista di riferimento perché è poliedrico, e chi fa arteterapia con i burattini deve essere una persona poliedrica in quanto deve saper scrivere, dipingere, suonare…
Dal libro “La piuma”, opera postuma di Giorgio Faletti, è nato, uno spettacolo di teatro d’ombre e burattini denominato “La piuma… e il suo viaggio”. Per questo progetto sono stati attivati cinque percorsi di arteterapia che hanno coinvolto: bambini delle scuole primarie, anziani residenti nelle case di riposo, persone con disagio psichiatrico, persone del territorio astigiano, detenuti ed ex detenuti. Ogni realtà sociale si è occupata di aspetti diversi (realizzazione del copione, dei burattini, delle ombre, delle scenografie) ma tutti i gruppi avevano lo stesso denominatore: la ricerca della speranza e la forza interiore del cambiamento. I risulti sono stati più che positivi: il progetto ha funzionato, e sta ancora crescendo, perché la speranza non muore ma continua a crescere. Con la Compagnia “In Volo” stiamo “portando” lo spettacolo in dieci carceri Italiane.
 “La piuma” è una favola morale che rappresenta in maniera semplice e diretta, e proprio per questo con esiti di grande efficacia, temi e argomenti che toccano la condizione umana e la definiscono nella sua essenza.


5: “Mi darebbe un’anticipazione dei suoi eventi futuri?”
Lo spettacolo “La piuma e il suo viaggio” sarà rappresentato all’interno delle carceri italiane per portare la speranza nei luoghi chiusi. Portarla, con umiltà, bussando prima di entrare, e chiedendo se qualcuno è interessato a guardare un po' di cielo, laddove si è invece portati a pensare che non ci sia abbastanza spazio per l'azzurro e per il vento.
Nell’autunno saranno presentati i lavori svolti nei diversi laboratori di arteterapia, tra cui Tigro, un grande pupazzo (alto tre metri), attraverso dei flash mob all’interno delle città coinvolte.
Stiamo lavorando alla realizzazione del museo dei burattini e delle figure animate realizzate in dieci anni di esperienza di arteterapia nei diversi contesti sociali.
Sempre in autunno sarà presentato il nuovo spettacolo di teatro fisico con i piedi “Il gioco della vita”, un progetto realizzato con l’Associazione “La Brezza” e i detenuti della Casa di Reclusione di Asti.
A dicembre sarà pronto lo spettacolo “La vera storia dell’uomo Fiammifero” nato nelle case di riposo e nelle scuole del territorio.
Si lavorerà alla VIII Edizione del Teatro GenerAzione, un teatro dove diverse generazioni lavorano insieme per creare delle “azioni” teatrali.
E’ prevista l’uscita del libro: “L’arteterapia con i burattini nelle case di riposo”. Inoltre, a Giugno si allestirà una mostra di quadri realizzati con materiali plastici come il silicone e il poliuterano, che rappresentano i temi delle fiabe dei fratelli Grimm e… abbiamo in programma tantissimi altri eventi!

6: "Il suo mondo artistico si delinea con una profonda intuizione e molte sue opere, sono create con materiale di recupero, ponendo in risalto una sorta di soffio generatore di vita. Come nasce il suo gesto pittorico? E' solita associare dei sentimenti al suo gesto pittorico oppure un percorso artistico più intuitivo?"


R: La vita è già presente in ogni fase del processo creativo, anzi sicuramente lo precede. I materiali di riciclo sono già profondamente intrisi di elementi vitali. Il mio ruolo è quello di dare forma ad essi, far sì che ri-acquisiscano consistenza, 
ri-trasformando il soffio impalpabile della vita in immagini ben ri-conoscibili e percepibili dai sensi. Il sentimento è certamente l’elemento unificante di tali processi. 

Nessun commento:

Posta un commento