giovedì 10 novembre 2016

Tra i tocchi di Francesco Pastore

La raffinatezza dell’acquerello
A cura di Silvia Ferrara


Francesco Pastore è nativo di Cosenza, nella splendida terra Calabra. Il suo percorso pittorico è ricco di studi artistici tra i quali desidero menzionare la laurea in D.a.m.s. (disciplina delle arti, della musica e dello spettacolo) e la specializzazione in restaurazione di manufatti artistici.
Le sue vicende pittoriche si arricchiscono di anno in anno e tra le ultime esposizioni ricordo “InternationArt in Venice” presso Ca’Zanardi a Venezia: la sua passione per la figurazione si nota fin dai primi bellissimi quadri: gli scorci di natura, i paesaggi sono rappresentati con una superba maestria e in alcuni lavori è presente una singolare stratificazione di cromatismi che veicolano il pubblico in un mondo tridimensionale.
Una nota citazione del famoso Paul Klee rappresenta l’arte di Francesco Pastore: “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non lo è”.
Tale affermazione pone in risalto come proprio l’arte sia importante per Pastore: la tradizione pittorica si plasma attraverso tratti distintivi e il gesto artistico si allontana da “convenzioni” per immergersi in un mondo molto espressivo ove sussiste un dualismo fra l’animo e il corpo.
Il pubblico, guardando le sue opere, prova emozioni forti che cambiano seguendo la propria sensibilità d’animo: è presente una forte comunicatività ed una rara potenza espressiva. La tecnica dell’acquerello è quella più utilizzata nelle opere e si può di certo affermare che la pittura narra un po’ la sua storia: una storia fatta di passione, di estasi pittorica.
I  paesaggi sono delicati, ricchi di poesia, di luce, quest’ultima di varia intensità, di differenti fasi luminose: le opere non sono mai statiche, sono in continua evoluzione.

Le rivolgo qualche domanda:

1: “Francesco Pastore, le sue opere di frequente paesaggistiche, sembrano di lavoro in lavoro acquisire una passione impetuosa che nel pubblico suscita emozione e curiosità. La sua arte pare scorrere come in fiume d’acqua impetuoso. Come definirebbe il suo modo d’esprimersi, più gestuale o più riflessivo?”

R: “Parte sempre da qualcosa di riflessivo che si trasforma poi in un eccesso di gestualità che si prova, man mano, andando avanti col lavoro e  con la tavolozza  sottomano”.

2: “Osservando la sua tecnica di acquerellista si rimane piacevolmente incantati: quasi d’incanto appaiono i soggetti, i paesaggi, come se nascessero da un’atmosfera che suscita emozione. Come nasce la sua passione per tale tecnica così raffinata e come esterna il suo mondo interiore?”

R: “Paradossalmente, inizialmente, la tecnica dell’acquerello non mi era tanto affine. La passione nacque, qualche anno addietro, a seguito di un viaggio in Provenza che mi aprì una visione pittorica, oserei dire, quasi magica. Dice bene, nella prima domanda: come “in fiume d’acqua impetuosa” perché tutto partì da lì,Fontaine-de-Vaucluse, sempre in Provenza, dove il Petrarca si ispirò alle “chiare, fresche e dolci acque”.Ecco le sensazioni che vorrei trasmettere, attraverso i miei acquerelli, sono proprio quelle emozioni piacevoli che si provano nel vedere chiare, fresche e dolci acque”.


3: “Così dichiara il noto artista Itten: “Uno studio approfondito dei colori è uno strumento eccellente per sviluppare la propria umanità e per acuire la sensibilità delle necessità interiori”. Come commenta tale affermazione? E’ molto importante per lei il colore?”

R: “E’ un po’ quello che accade in natura. Il miracolo, quotidiano, dell’alternanza dei colori, grazie alla luce, suscita emozioni diverse in ogni essere umano. Il colore è fondamentale. Senza colore il mondo sarebbe in bianco e nero. In natura, ho sempre attribuito positività al colore e negatività al grigiore e dato che il mio spirito è a colori, la mia “necessità interiore” è quella di suscitare sensazioni a colori, quindi positive, agli altri, anche tramite le mie opere”.

4: “Alcune opere constano di un equilibrio cromatico e una gestualità razionale, altre sono rievocative di una gestualità più riflessiva: è concorde con me e ci può spiegare come accade questo cambiamento?”

R: “Si concordo pienamente con riflessione fatta. Questo dipende spesso dagli stati d’animo con cui si “affronta” l’opera dall’inizio. Anche se poi è tutto un continuo divenire ed un susseguirsi di gesti espressivi e cromatici che possono variare all’istante. A volte, per es. sono convinto di voler utilizzare un rosso forte, ma poi improvvisamente scelgo di variare con un colore completamente opposto a quello del rosso. La razionalità mi suggerisce di utilizzare il rosso, ma poi il riflesso mi porta ad utilizzare un altro colore perché in quel momento, per me, ci sta bene quel colore e fa stare bene anche il mio stato d’animo. Quindi così faccio. E’ sempre un susseguirsi di razionalità e gestualità”.

5: “Ci può svelare qualche segreto sul suo cambiamento in alcune parti del percorso pittorico?”


R: “I cambiamenti, come credo quelli di ogni essere umano, spesso variano a seconda delle proprie esperienze vissute e dalle proprie percezioni sensoriali. Per quanto mi riguarda, vista la mia passione per l’arte, è un percorso partito, inizialmente, da un fattore prettamente tecnico, a seguito degli studi sostenuti, che poi ha avuto come una sorta di pausa di riflessione che, successivamente, è maturata in età più avanzata. La “scelta espressiva” è essenzialmente quella paesaggistica, inizialmente, con tecnica ad olio e, successivamente, con gli acquerelli. La pausa di riflessione, di cui parlavo prima, è stata comunque come una lunga ricerca, fatta in “adolescenza” che mi ha portato ad una maturità espressiva che è sempre in continuo divenire”.

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