giovedì 3 novembre 2016

Marius Ashblow e il suo estro

La continua evoluzione di Marius Ashblow
A cura di Silvia Ferrara


Il percorso artistico del geniale Marius Ashblow è in perpetuo cambiamento: l’arte è una componente spesso presente nella sua vita. In età scolare Ashblow si avvale di tecniche tradizionali come l’olio e l’acquerello creando raffigurazioni piuttosto classiche, tra le quali i paesaggi e le nature morte.
Il classicismo “sta stretto” a Marius così decide di creare nuove forme, tentando strade nuove attraverso la tridimensionalità e l’originalità del mondo digitale.
Proprio tale “universo astrale “ permette all’artista di allontanarsi dalla mera descrittività di un soggetto per immergersi in un “luogo” virtuale ove sussiste un’ espressione di continuo rinnovamento. 
Le atmosfere che nascono talvolta rivelano una componente più realistica tal’altre più fantasiosa : questi mondi paralleli creano un’interiorizzazione da parte del pubblico che evoca “percezioni dell’animo”.
Così attraverso le opere nascono singolari concettualità digitali, facendo scomparire altre percezioni intellettive.
Il percorso artistico di Marius Ashblow si arricchisce di anno in anno con la partecipazione a mostre di pregio e a tal proposito cito “InternationArt in Venice”, a Ca’Zanardi, a Venezia. La sua ultima partecipazione richiama proprio “Paratissima XII” in esposizione dal 2 al 6 novembre’16 presso Torino Esposizioni.

A tal proposito desidero proporle una breve intervista:

1-         “Marius Ashblow” , ricordo una citazione sull’arte che desidera anche un po’ una provocazione per la medesima. “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”. Questa frase del celebre Picasso fa capire certamente l’importanza dell’Arte nella nostra vita e in tutti i tempi storici. Il suo modo di “donare arte al pubblico” è singolare, sublime, cosa ne pensa a tal proposito e quanto è importante l’arte nella sua quotidianità?

R: “Ho sempre pensato che l’Arte avesse il grande pregio di accomunare le persone in qualunque modo, tempo o spazio. Credo sia un ascensore dove chiunque possa salire per assurgersi alle più alte vette spirituali ed emozionali annullando il gap tra ceti sociali e generazioni. Nella mia quotidianità l’arte è trasposta e viaggia in parallelo con le mie mansioni quotidiane e il tutto si interscambia quotidianamente”.


2-         Il suo percorso artistico è già ricco di importanti esperienze, ci vuole menzionare un commento personale su quest’ultima partecipazione a Paratissima XII?

R: “Paratissima è arte universale, è per tutti ed è una risposta popolare, non elitaria di certa arte e dunque un fenomeno di massa che ci avvolge e ci coinvolge in questi tempi cosiddetti “social””.

3-         Nella prima parte del cammino pittorico, da sempre appassionato d’arte ha seguito un certo classicismo, mentre in seguito ha scoperto una “digital art” molto espressiva: ogni cambiamento rivela un arricchimento interiore dell’animo umano. Nascono nuovi orizzonti artistici. Com’è nato tale cambiamento e verso quale nuovo orizzonte secondo il suo parere la condurrà?

R: “Io volevo ottenere lo scopo di un’arte fatta da tutti e per tutti; con un pc ed un semplicissimo programma di paint con anche un mouse chiunque può essere e divenire artista di se stesso. Ho scelto questo stile nel momento in cui ho scelto di vettorializzare la mia vita”.

4-         Il colore è per lei un’importante fonte di comunicazione, le permette un po’ di oltrepassare la bidimensionalità per immergersi in un mondo esplorativo tridimensionale ove ci si allontana da vincoli intepretativi. Talvolta il vissuto si insinua tal’altre nasce un’indefinibile cammino fantasioso. Quale parte prevale, cenni che aderiscono alla realtà o fantasia?

R: “Cito Kandinskij di cui sono un grande fan “Il nero è la chiusura della vita (the close of life), il colore è infinito, eternità, reincarnazione di vita”. “L’anima si evolve di vita in vita” come diceva il grande Alce Nero, sciamano dei Sioux “Il colore è un viaggio che ci porta dall’infanzia all’infanzia, realtà e fantasia viaggiano sul medesimo treno”.


5-         Ritiene le sue opere più essenziali o caratterizzate da “filtri emotivi” che tendono a trasformare la realtà? Cosa ne pensa a tal proposito?


R: “La realtà è percepita da ciascuno di noi a modo suo, la mia realtà non è la tua realtà ma stiamo vivendo la stessa realtà, può sembrare una provocazione ma il filtro emotivo siamo noi: quando si vettorializza un’opera, si dà ad un file il modo di vivere molteplici realtà ma il file di partenza è sempre quello”.

Nessun commento:

Posta un commento