domenica 17 settembre 2017

Un'arte emozionante

Il messaggio dualistico di Francesca Bazzani

A cura di Silvia Ferrara

Quando si entra nel mondo di Francesca Bazzani, si rimane affascinati da come interpreti con passione il mondo dell’arte.  A tal proposito desidero porre un aforisma che a mio parere si avvicina al suo fantastico mondo: “L’artista è un ricettacolo di emozioni che vengono da ogni luogo: dal cielo, dalla terra, da un raggio di sole, dall’anima”.
Questa citazione del famoso Pablo Picasso descrive in modo appieno l’arte di Bazzani proiettata verso una sorta di armonizzazione con il creato. I Processi  di ricerca dell’artista, sono infiniti e il perpetuo indagare sull’animo con le sue mille sfaccettature regala all’opera stessa un’energia e un raro ritmo compositivo. Il quadro ad un certo punto “fuoriesce dalla cornice” per donare al pubblico una sensazione di tridimensionalità, creano vortici atemporali colmi ora di tratti più armonici ora più diseguali.
Ho potuto notare come le raffigurazioni della pittrice costituiscano, oltre ad un elogio ed un trionfo dei tocchi medesimi, anche l’incipit dal quale nasce una sorta di amplificazione del pathos più recondito: l’emozione trionfa sulla ratio e la sua ricerca artistica trasmette un vivace dibattito tra momenti più istintivi ed altri più di riflessione.


Le pongo, sig.ra Bazzani, qualche domanda:

1: Le sue opere creano un interessante connubio tra l’arte pittorica e l’Ars poetica: la vivacità segnica richiama atmosfere talvolta oniriche. Come commenta a tal proposito?

R: "Poesia e “pittura” comunicano con linguaggi differenti, non cercherei connubi in questa direzione, non nei miei lavori.  Qualsiasi genere di evocazione o sollecitazione dell’immaginario ha il tempo, la durata, dello sguardo dello spettatore e al suo rapporto rispetto all’opera d’arte in quel momento. All’artista forse tocca, ma mai necessariamente,  guidarlo". 


2: Come definisce il rapporto con l’Arte? C’è un messaggio dualistico che coinvolge sentimenti contrastanti?

R:"Credo che la piega assunta dalle più recenti avanguardie artistiche abbia dimostrato che non  ci si debba sempre rivolgere all’arte in cerca di contenuti o messaggi. Se l’arte è o potrebbe essere una finestra sul mondo tocca allo spettatore decidere se soffermarsi a guardare fuori, o guardare il vetro".


3: Il linguaggio pittorico da lei espresso, abbraccia un simbolismo tale da “animare lo spirito” di chi le guarda, è presente una sorta di panteismo simbolico. Se è d’accordo cosa dice a tal riguardo?


R:"Credo più che altro che si tratti di giocare con lo spettatore: negli ultimi lavori ho accostato elementi del quotidiano, come una tavola imbandita, a soggetti contrastanti ad essi:il cuore nel piatto, il cervello in scatola ecc. L’intento è forse quello di accomodare lo sguardo attraverso elementi familiari e riconoscibili, dettagli minuziosi che invitano ad avvicinarsi per poi stravolgere il realismo apparente con soggetti del tutto fuori luogo".


4: Predilige il genere figurativo oppure pensa di intraprendere una via più tendente all’informale?


R: "Il genere figurativo è quello che sento più naturale e immediato, ho sempre ritenuto l’informale una corrente sulla quale spesso si è fatta molta confusione".


5: Esiste un “focus” su cui basa le sue composizioni artistiche oppure i suoi splendidi lavori nascono in modo istintivo, secondo i ritmi dell’animo?



R: "Non vi è nulla di istintivo nel  mio percorso,  seguo attentamente la riproduzione degli oggetti e la composizione degli spazi. Fare e disfare credo sia parte della mia ricerca di un metodo per avvicinarmi sempre di più al realismo".

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